Ebola, test sui profughi ma non ci sono pericoli

Tremolada: «Gli immigrati arrivati nei giorni scorsi a Bolzano non sono a rischio» Gli esperti di malattie infettive lavorano a stretto contatto con le associazioni


di Susanna Petrone


BOLZANO. In provincia di Bolzano, così come in tutta Italia, è allerta Ebola: dopo la Francia, l’Inghilterra e la Germania, anche la nostra Penisola ha deciso di correre ai ripari, mettendo in allarme ospedali e medici.

Con una circolare emanata il 4 aprile il Ministero «raccomanda di adottare ogni utile azione di vigilanza in riferimento ad arrivi indiretti» dalla Guinea, Sierra Leone e altri Paesi confinanti dell’Africa, qualora si riscontrino sintomi riconducibili all’Ebola. Sono stati allertati tutti i prefetti d’Italia, così come i centri nazionali e provinciali di malattie infette. L’associazione Volontarius, che gestisce il centro profughi di via Macello, lavora a stretto contatto con i medici e ha già effettuato uno screening completo sui cinquanta profughi arrivati giovedì notte da Lampedusa. Il coordinatore del centro, Andrea Tremolada, tranquillizza tutti: «Sono state prese tutte le precauzioni necessarie e inoltre i profughi che vengono dai Paesi “a rischio” hanno lasciato i rispettivi luoghi di nascita molto tempo prima che l’epidemia scoppiasse. L’Ebola ha un periodo d’incubazione di venti giorni. I profughi arrivati a Bolzano sono stati in viaggio per molto più tempo prima di sbarcare a Lampedusa. L’allerta riguarda soprattutto gli aeroporti. Ma come prassi in questi casi vengono allertate tutte le associazioni collegate ai clandestini».

In parole povere: vengono attivate tutte le «misure di profilassi per esigenze di sanità pubblica» e concernente «febbri emorragiche virali». Si tratta di una serie di procedure precauzionali da adottare, per evitare il contagio. Oltre al Commissariato del governo, sono stati allertati anche l’Enac, Croce Rossa e istituti di malattie infettive.

«Ai profughi presenti nel centro è stato fatto un esame del sangue - prosegue Tremolada -. Ma il primo screening era già stato effettuato a Lampedusa e nei centri di raccolta vicino a Catania. Se esiste anche solo il minimo dubbio che ci si possa trovare di fronte a un caso sospetto di Ebola, l’immigrato non viene nemmeno fatto salire sull’aereo per raggiungere i vari centri sparsi in giro per l’Italia». Il Ministero sottolinea che le misure sono precauzionali e «che l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) non raccomanda, in base alle informazioni correnti disponibili, restrizioni a viaggi o a rotte commerciali da applicare ai Paesi interessati da questo evento». Nei prossimi giorni sarà pronto il protocollo da attuare in tutti i centri italiani.

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