Ester Quici, 16 anni per omicidio volontario 

Accolte le richieste della Procura generale: la donna assassinò il convivente aspettando che morisse dissanguato


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Un omicidio volontario compiuto in due fasi per assassinare il proprio convivente che forse aveva scoperto una verità troppo scomoda. È questo il teorema d’accusa che ieri sera, dopo quattro ore e mezza di camera di consiglio, ha trovato piena conferma nella sentenza della Corte d’assise d’appello. In primo grado Ester Quici era stata condannata a 14 anni di reclusione per omicidio preteritenzionale; ieri i giudici (presidente Manfred Klammer, relatrice Silvia Monaco) hanno riqualificato il reato disponendo la condanna della donna a 16 anni di reclusione per omicidio volontario. Pur partendo dal massimo della pena prevista dal codice, la condanna è stata poi abbassata a 16 anni a seguito della concessione delle attenuanti generiche. Per la difesa, con gli avvocati Beniamino Migliucci ed Enrico Lofoco, è una sconfitta processuale che brucia. Per cinque ore i due legali ieri hanno cercato di dimostrare in aula la presunta infondatezza del teorema accusatorio basandosi soprattutto sull’assoluta mancanza di certezze probatorie. «Le sentenze si rispettano - ha commentato a caldo ieri sera l’avvocato Migliucci - ma sono profondamente convinto che questa sentenza sia sbagliata. Per il momento posso solo annunciare sin da ora che faremo ricorso in Cassazione». La battaglia legale di Ester Quici è dunque destinata a proseguire ma la sua posizione, processualmente parlando, si è appesantita. Nonostante si trattasse di un processo indiziario, in camera di consiglio i giudici hanno ritenuto provato (oltre ogni ragionevole dubbio) che Ester Quici agì per uccidere. Un assassinio probabilmente avvenuto in due fasi: la prima con il ferimento della vittima (senza alcun colpo di per sè mortale), la seconda con la lucida attesa da parte dell’imputata della morte per dissanguamento di Alexander Heuschreck che all’arrivo dei soccorsi era sostanzialmente già privo di vita in quanto in corpo non aveva più sangue. È un omicidio che la corte d’assise d’appello ieri ha riqualificato in termini dolosi senza però individuare un movente certo. Un’anomalia, secondo la difesa. I giudici spiegheranno nelle motivazioni della sentenza (entro 90 giorni) quale ragionamento logico hanno seguito e quali elementi indiziari sono risultati decisivi. In primo luogo in relazione alle 18 lesioni da arma da taglio rilevate sul corpo della vittima con le prime indicazioni del consulente dell’accusa che rilevò (in contrasto con il consulente della difesa) come almeno quattro non potevano essere considerate autoinferte dalla vittima. A parte le prime dichiarazioni risultate palesemente false (presunta aggressione in strada), Ester Quici ha poi sempre sostenuto che Alexander Heuschreck (che aveva problemi di alcolismo) si sarebbe ferito volontariamente davanti a lei durante una scenata per gelosia, minacciando di suicidarsi (come già aveva fatto un anno prima). Un movente un po’ debole. In realtà Ester Quici non ha mai chiarito in termini convincenti che cosa possa aver indotto il convivente ad armarsi di un coltello per iniziare a ferirsi in un vero e proprio delirio autolesionistico. Tra il resto agli atti del processo ci sono un paio di sms che Alexander Heuschreck inviò al mattino alla donna che amava. L’omicidio avvenne proprio nel giorno del primo anniversario della loro storia d’amore. Doveva dunque essere una giornata di gioia e speranze. E anche un’oretta prima della tragedia la vittima scrisse ad Ester un messaggio d’amore annunciandole che i lavori per il trasloco erano finiti e che l’avrebbe aspettata a casa. In requisitoria il pubblico ministero Donatella Marchesini l’altro giorno ha sottolineato che la scintilla della tragedia sarebbe stata provocata dalla frequentazione della donna (con i due figlioletti) con un uomo di dubbia moralità. Ma si è sempre trattato solo di un’ipotesi.

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