Eterologa bloccata: non ci sono ovuli

Al Centro di Brunico decine di chiamate di aspiranti genitori Seitz: «Servono indicazioni da Roma per le convenzioni»


di Antonella Mattioli


BOLZANO. Al Centro di riproduzione e crio-conservazione di Brunico, punto di riferimento provinciale per le coppie con problemi di sterilità, arrivano in media un paio di telefonate al giorno di aspiranti genitori che nell’aprile del 2014, quando la Corte costituzionale aveva dato il via alla fecondazione eterologa - tecnica che consente l'utilizzo di seme oppure ovuli provenienti da soggetti esterni alla coppia o entrambi in caso di sterilità dei due partner - avevano accarezzato il sogno di diventare genitori. Ma la risposta è sempre la stessa: non siamo pronti, richiamate più avanti. Quando? Nessuno lo sa.

Ad un anno dal pronunciamento della Corte costituzionale, il 15 luglio del 2015 anche in Alto Adige come nel resto del territorio nazionale, erano entrate in vigore le nuove linee guida della legge 40 sulla procreazione assistita che comprende appunto anche l’eterologa e l’assessore Martha Stocker aveva annunciato in conferenza stampa: «Siamo pronti a partire».

Sono passati i mesi e non è successo nulla.

La situazione in cui si trova il Centro di Brunico è quella che stanno vivendo un po’ tutti i centri distribuiti nel resto del Paese: c’è la legge che oggi eviterebbe di andare all’estero per la fecondazione eterologa, ma non ci sono gli ovuli.

Del resto l’ex responsabile del Centro pusterese Bruno Engl l’aveva previsto: «Non sarà facile trovare delle donatrici, perché in Italia è previsto un rimborso massimo di 200 euro. Troppo poco».

Dell’altro giorno la notizia di un’indagine dei Nas di Milano, partita dalla denuncia di alcune ragazze a cui un centro privato lombardo avrebbe offerto mille euro per ogni prelievo di ovuli andato a buon fine. Il rischio è che in questa situazione si sviluppi un mercato nero parallelo e comunque chi può permetterselo continui ad andare all’estero.

«Noi - spiega Ulli Seitz, direttore dell’Ufficio ospedali - vogliamo, prima possibile, dare una risposta a chi vuole accedere - come per altro previsto dalla legge - alla fecondazione eterologa, ma il reperimento di ovuli è più complicato del previsto. Speriamo in un accordo a livello nazionale, come avviene per la donazione di organi e di sangue, o comunque ad accordi stipulati assieme a realtà avanzate come Veneto, Emilia, Toscana e centri stranieri che ci diano il massimo della garanzie, visto che in Italia le donatrici non si trovano».

Ma visti i rapporti privilegiati con l’area tedesca, non sarebbe più facile per l’Alto Adige stipulare convenzioni con Austria, Germania, Svizzera?

«Teoricamente sì, in pratica no, perché le convenzioni vanno fatte con Paesi che in questo campo devono avere una legislazione simile a quella italiana. Da questo punto di vista ci sarebbe maggior vicinanza con Spagna, Grecia e Repubblica ceca, ma bisogna capire quali sono i centri abilitati e quali requisiti qualitativi hanno. Nei prossimi giorni è previsto un incontro a Roma, la speranza è che da lì arrivino indicazioni precise che ci consentano di sbloccare la situazione».













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