Eva e la fissa del «Trikolore»

La recidiva dell’autodeterminazione ha spazzato la bandiera in piazza: «Siamo sempre di più»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Con l’uscita di scena del presidente della giunta provinciale Luis Durnwalder la «pasionaria» di Südtiroler Freiheit Eva Klotz diventerà a breve la politica con la più lunga militanza in Consiglio (30 anni). Oggi, come nel 1983, è in prima linea - con la stessa treccia e qualche capello bianco in più - per combattere la stessa battaglia: contro il tricolore, che è diventato la sua ossessione (tanto da essere stata condannata ad una multa da un migliaio di euro per vilipendio), e per l’autodeterminazione. Ieri ha dato vita ad una protesta pacifica in piazza Tribunale assieme ad una ventina di attivisti, affiancata dall’avvocato Nicola Canestrini. Ha preso in mano la scopa per “spazzare via” il «trikolore» di uno Stato nel quale non si riconosce e col quale spera di non avere più nulla a che fare.

Dottoressa Klotz, a 62 anni è ancora in piazza a “spazzare” il tricolore proprio sotto il Duce a cavallo. Non le sembra una battaglia fuori dal tempo?

«Al contrario, la ritengo una causa sempre più attuale. Specie se lo Stato che mi vuole condannare per vilipendio alla bandiera è quello che si riconosce nella scritta “Credere, obbedire, combattere” che ancora campeggia di fronte al Tribunale».

Lei dice di non aver voluto offendere la bandiera italiana ma proprio l’altro giorno ha presentato un manifesto nel quale “taglia” il tricolore. Più chiaro di così...

«Sì, ma quello è un messaggio politico preciso. Chiediamo e vogliamo un taglio netto. Vogliamo staccarci da uno Stato che difende l’italianità e vorrebbe un’unica bandiera e una sola lingua dal Brennero alla Sicilia».

Già, ma per gli italiani di questa terra la bandiera è un simbolo. E lei è recidiva con questo genere di provocazioni...

«Tutti devono avere il diritto di manifestare liberamente il loro pensiero. Siamo in uno Stato democratico e noi lo vogliamo fare pubblicamente, anche davanti al Tribunale. Il nostro obiettivo non è certo quello di ferire gli italiani dell’Alto Adige».

Ha già saldato la sanzione di mille euro per vilipendio alla bandiera?

«No, perché a pagare il conto sono sempre solo gli altoatesini di lingua tedesca. A Venezia i leghisti hanno bruciato la bandiera in piazza. Noi queste cose non le facciamo ma c’è comunque chi ci vorrebbe sottomettere e cucire la bocca».

Quella del tricolore per lei sembra una sorta di ossessione.

«I sudtirolesi sono e restano comunque un popolo sotto una bandiera che non è la loro. E noi continueremo a dirlo e ripeterlo nei nostri manifesti, nei nostri interventi e nelle nostre manifestazioni. Lo faremo, però, sempre senza infrangere la legge».

E quel video sul distacco dall’Italia?

«Esprime il nostro stato d’animo, la nostra voglia di autodeterminazione e indipendenza».

Rispetto a 30 anni fa, quando è entrata in politica, è cambiato qualcosa?

«Sì, c’è molta più gente che ci ascolta, molti più sudtirolesi che ci seguono. Ma anche molta più convinzione».

I giovani sembrano anche molti di più.

«Per rendersene conto basta dare un’occhiata a chi partecipa alle nostre manifestazioni. Le nuove generazioni vogliono arrivare al referendum prima possibile».

Ma lei è davvero convinta che la maggioranza degli altoatesini voterebbe per il distacco dall’Italia?

«Questo non posso dirlo. E soprattutto non ho la presunzione di sostenerlo. Ma mi piacerebbe che ci venisse data la possibilità di votare liberamente come avviene ed avverrà sempre più spesso in molti altri Stati europei».

Sta cercando anche lei di cavalcare l’onda dei moti indipendentisti?

«A dire la verità quando ho iniziato io a battermi per l’indipendenza e il distacco dall’Italia altrove non si muoveva quasi foglia. Il mio gruppo era tra i più attivi assieme a quello scozzese. Poi gli altri ci sono venuti dietro a ruota».

La Svp in campagna elettorale - su rifugi, toponomastica e autodeterminazione - sembra rincorrerla.

«Theiner parlò di autodeterminazione già 5 anni fa. Poi hanno visto tutti quello che è successo davvero».

C’è chi dice che il suo movimento passerà da due a tre consiglieri. Ci crede?

«Temo solo le imboscate, come quella su Knoll nel 2008».

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