Evitare la leishmaniosi grazie ai prodotti repellenti

Il veterinario Moser: «Se si va al Sud, il cane va protetto anche dalla filariosi» Esistono farmaci che coprono fino a 30 giorni e un vaccino che protegge 9 mesi


di Alan Conti


BOLZANO. Si riavvicina l’estate e all’orizzonte comincia a stagliarsi il profilo delle vacanze e, purtroppo, il ronzio delle zanzare. Quello che per noi è un insetto fastidioso può essere per il nostro cane una minaccia assai più seria. Leishmaniosi e filariosi, infatti, non sono più malattie sconosciute ai padroni, ma un bel ripasso stagionale vale la pena farlo.

Si tratta di malattie trasmesse da vettori esterni che inoculano nel cane parassiti in grado di portarlo anche alla morte. Ci sono, però, delle differenze marcate tra le due. La leishmaniosi, infatti, è trasmessa dalla puntura di un pappatacio, insetto più simile a un moscerino che a una zanzara, e purtroppo non permette una profilassi che sia sicura senza possibilità di contagio. Diverso il caso della filariosi causata da alcune larve iniettate dalle zanzare capaci di svilupparsi in vermi fino a 15 centimetri andando a stringere la zona dei polmoni e del cuore. Qui, infatti, esiste un procedimento che permette di mantenere il cane protetto senza dubbio alcuno. Partiamo, dunque, da quest’ultimo caso per farci spiegare dal veterinario Georg Moser come procedere senza incorrere in preoccupazioni. «In questo caso la prevenzione è facile e necessaria. Esiste un farmaco che va somministrato entro 30 giorni dall’eventuale contatto con la zanzara. Ha un’azione retroattiva e copre, appunto, fino a 30 giorni: per soggiorni più lunghi in zone a rischio è consigliata una somministrazione con cadenza mensile. Ci sarebbe anche la possibilità di fare una puntura che copre fino a 9 mesi, ma non conviene per chi va al Sud solo per il periodo delle vacanze». Più complesso, come detto, affrontare la leishmaniosi. «Qui è necessario usare prodotti repellenti per le zanzare come Advantix, Exspot o collari tipo Scalibor. Presente anche un liquido che si può somministrare 10 giorni prima della partenza per 30 giorni consecutivi. Da due anni è uscito anche un vaccino che, tuttavia, ha scarso effetto e viene sconsigliato dagli specialisti».

La casistica più pericolosa è quella di una puntura del pappatacio che avvenga a breve distanza da un’altra puntura su un cane contagiato. Va da sé che la presenza massiccia dell’insetto fa la differenza. A Bolzano, però, la scorsa stagione il veterinario Luca Pazzini ha denunciato il primo caso di infezione contratta sul territorio altoatesino. Era aprile, poi non ci furono altri casi. Meglio, comunque, non sentirsi troppo al sicuro perché la facile circolazione di persone e animali comporta un ampliamento delle zone considerate a rischio.

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