Ex An tentati dalla «cosa» di destra

Minniti: «Sì a una costituente». Holzmann: «Siamo diversi da Forza Italia». Urzi scettico: «Serve un partito territoriale»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Una miriade di sigle affolla il panorama della destra italiana. E il baricentro, almeno in questa fase, sembra essere Storace che in ambito locale è rappresentato dall’ex presidente del Consiglio provinciale Mauro Minniti. La Destra tende la mano al Pdl ma contemporaneamente si smarca per conquistare i “nostalgici”, molti ex Aennini delusi dai risultati delle ultime amministrative (16 città a 0 nei confronti del centrosinistra) e pronti a rompere il matrimonio con il partito di Berlusconi. A margine ci sono anche CasaPound e Forza Nuova che tentano la strada della legittimazione politica, ma in Alto Adige faticano a trovare spazio.

La parola d’ordine sembra essere “nostalgia”. Molti degli ex Aennini sono alla ricerca di un nuovo e non meglio precisato contenitore - tanto che c’è qualcuno che preme per creare a breve una “costituente di Destra”- mentre gli ex di Forza Italia (come il consigliere comunale bolzanino Enrico Lillo) vedrebbero di buon occhio un ritorno alla “casa madre”. Alla finestra c’è anche l’ex deputato Giorgio Holzmann, che non chiude la porta a priori ma vuole sapere «chi ci sta e per fare cosa». L’unico che proprio non ne vuole sapere è Alessandro Urzì (Alto Adige nel cuore), secondo il quale «non contano le formule, ma i progetti politici e i valori. Che molti, in Alto Adige, a prescindere da quello che sta accadendo in ambito nazionale, stanno cercando di far convogliare su una forza territoriale credibile, in grado di intercettare le richieste degli elettori, di una base sempre più lontana dalla politica dei partiti nazionali».

Per Mauro Minniti, soprattutto in questa fase, è fondamentale «iniziare un percorso che possa consentire ai militanti di destra di ritrovare la loro identità, al posto della mediocrità che li circonda in questo momento». Secondo Minniti l’unica forza che perlomeno sta cercando di dare vita ad un’aggregazione nuova e credibile è proprio «La Destra»: «In provincia, per ora, i miei tentativi sono andati a vuoto, ma forse dopo una batosta come quella delle ultime amministrative qualcuno potrebbe anche averci ripensato».

Il bersaglio preferito di Giorgio Holzmann è invece Silvio Berlusconi, che ritiene il principale responsabile del fallimento del Pdl assieme a Fini. «Restiamo bipolaristi, ma è evidente che se tornasse Forza Italia anche chi si riconosce nei valori della destra dovrà imboccare una nuova strada. Aver perso in una sola volta città come Imperia, Viterbo e Catania non può non aver lasciato il segno, a differenza di quanto sostiene Berlusconi. Sono pronto a sedermi a un tavolo e a parlarne anche se l’idea di arrivare ad una “Cosa Nera”, come ipotizza qualcuno in ambito nazionale, non mi piace molto. Meglio trovare una formula diversa».

Alberto Sigismondi di Fratelli d’Italia è «contrario a salti nel buio, anche se è doveroso interrogarsi sulle ragioni della pesante sconfitta alle amministrative. Dobbiamo cercare di capire se ci sono i presupposti per dare vita ad un nuovo progetto. Il rischio, in caso contrario, è scomparire dalla scena politica». Di altro avviso invece Alex Janes del Pdl: «È del tutto evidente che non basta richiamarsi allo spirito di Forza Italia né che si possa fare solo affidamento sulla leadership carismatica di Berlusconi per assicurarsi il favore dell’elettorato, e le elezioni amministrative sono lì a dimostrarlo. Ma non si può ignorare che il PdL rappresenta ancor oggi il primo e unico tentativo in Italia di una più vasta aggregazione di centro-destra capace di compattare le forze moderate e contribuire alla creazione di un sistema politico bipolare».

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