Excelsior, la squadra che perde sempre ma fa giocare tutti

Mario Endrizzi ha scritto un libro su questo team speciale Dietro il sodalizio, il progetto educativo de La Strada


di Antonella Mattioli


BOLZANO. Aveva la maglia numero 10 come Maradona e Pelè. Anche se Daniele Perilli, Lele per tutti, non avrebbe mai potuto giocare in una squadra di calcio, perché soffriva di una grave malattia che gli dava grossi problemi a livello respiratorio. Lui più che correre, in campo, camminava, ma andava bene così. Perché quello era il massimo che poteva dare. A Lele scomparso nel 2011, Mario Endrizzi, medico sportivo bolzanino, ha dedicato uno dei capitoli del libro “Siamo tutti titolari. Storia della squadra più “perdente”d’Italia e del suo progetto rivoluzionario”, presentato ieri al Centro culturale Lovera. Protagonista della prima e dell’ultima pagina è invece Alessandro Cappelletti, “Cappe” per i compagni: grande passione per il calcio, ma un po’ meno talento. Un giorno però è riuscito a compiere il miracolo: segnare un gol, trasformando un rigore. Anche “Cappe”, come Lele fino a tre anni fa, gioca nell’Excelsior, una squadra di calcio bolzanina un po’ speciale: milita nel campionato di terza categoria e da quando è nata, nel 2001, ha subìto 1900 gol e vinto un’unica partita, il 20 novembre del 2010, contro il Barbiano. Evento storico.

Dietro a questa squadra - protagonista di una puntata della Domenica sportiva, di un servizio di Le Monde, e prossimamente di un film-documentario francese per il quale sono già iniziate le riprese - c’è un progetto educativo, portato avanti dall’associazione “La Strada” che appoggiò la proposta di un gruppetto di ragazzi di mettere in piedi una squadra di calcio.

«L’obiettivo di questo team - spiega Massimo Antonino, anima dell’Excelsior - è quello di trattare tutti in modo uguale indipendentemente dalle capacità tecniche individuali. Questa è una squadra in cui tutti sono titolari, piedi buoni e scarsi, uniti dall’obiettivo comune di rendere tutti protagonisti e concedere a tutti il privilegio del confronto in campo con i propri limiti e con la bravura dell’avversario. Nessuno resta in panchina».

L’Excelsior si allena due volte alla settimana nei campetti di via Resia. In squadra c’è anche l’autore del libro che è stato medico dell’Fc Alto Adige. «Ho sempre giocato - racconta Endrizzi -: prima nella Virtus Don Bosco, poi in squadre dilettantistiche durante il periodo universitario, a Pavia. Alcuni anni fa ho incontrato Massimo de “La Strada” che mi ha parlato dell’Excelsior. Gli dissi: io però vengo per vincere. Poi mi sono reso conto che non sarebbe stato facile raggiungere quell’obiettivo, perché la squadra ha uno scopo educativo che prescinde dal risultato. Per questo avevo promesso: se una volta vinciamo, scrivo un libro». Promessa mantenuta.

L’allenatore è Stefano Petrera, detto Pedro: «Ho cominciato cinque anni fa, dovevo restare pochi giorni, ma dopo tre settimane sono rimasto fino a fine anno. Poi non me ne sono più andato. Ho conosciuto i ragazzi e mi è piaciuto il progetto. Si va in campo per vincere, ma la differenza tra noi e i nostri avversarsi è notevole. Per questo il nostro scopo è sempre quello di riuscire a migliorarsi. L’umiliazione più grande? Quando abbiamo perso per 21 a 0 contro il Montagna. È stata dura incassare quella botta, ma ce l’abbiamo fatta».

Il compito di allenare i portieri è affidato ad Antonio La Cedra. Si era avvicinato all’Excelsior con l’idea di giocare in porta e alla fine si è trovato ad allenare l’estremo difensore. Lo fa da quattro stagioni.

«La soddisfazione maggiore? Far parte di una squadra che perde, ma fa giocare tutti, nella consapevolezza che una persona vale per quello che dà, più che per il risultato».

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