Fallimento Zh, quasi 100 milioni di buco

Zimmerhofer: «Mi hanno chiamato tutti i 90 dipendenti ma non posso rassicurarli. Valuteremo, a giorni, se fare ricorso»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Werner Zimmerhofer, amministratore delegato della Zh, ha 37 anni ed è alla guida dell’azienda pusterese dal 2008, quando venne decisa la fusione con la “storica” rivale Hobag. L’impressione, dopo una lunga chiacchierata telefonica, è quella di un’azienda ormai sempre più vicina alla chiusura , nonostante vi sia ancora la possibilità di un ricorso contro il fallimento dichiarato dal Tribunale per un’esposizione finanziaria che - secondo il piano di risanamento che avrebbe dovuto portare al concordato preventivo - si aggirerebbe attorno agli 80-110 milioni di euro, di cui 43 nei confronti dei fornitori e 38 verso le banche. I dipendenti a libro paga sono una novantina, compresi venti amministrativi. Per loro, allo stato attuale delle cose, non c’è futuro, anche se potrebbe essere chiesto un prolungamento della Cassa integrazione straordinaria. Il colosso pusterese ha tenuto botta fino al 2011, nonostante l’intero settore dell’edilizia fosse in crisi da almeno tre anni. Due anni fa la Zh aveva chiuso l’anno con un fatturato di 114 milioni di euro ed un utile di 840 mila euro. Ad essere stato fatale per i conti dell’azienda è stato il 2012 con un giro d’affari precipitato a 96 milioni ed una perdita di 69 milioni. Il primo sondaggio, per arrivare al concordato preventivo, risale all’aprile scorso, mentre il piano di rientro presentato ad ottobre prevedeva il coinvolgimento della veneta Carron, interessata a rilevare un ramo d’azienda. Ora si teme un effetto domino su alcune decine di piccole e medie imprese artigiane.

Dottor Zimmerhofer, si aspettava la decisione del Tribunale di Bolzano?

«Diciamo che per ora non ho ancora ricevuto nessuna comunicazione ufficiale, ma leggo i giornali. Posso dire, peraltro, che sono quantomeno perplesso. Confidavo nel via libera al concordato preventivo».

Quanti dipendenti rischiano il posto?

«Una novantina, se teniamo conto di operai e amministrativi».

Sono tutti pusteresi?

«No, affatto. Ne abbiamo in tutta la provincia».

Qualcuno di loro si è già fatto vivo?

«Posso dire che hanno chiamato quasi tutti ma in questo momento non saprei davvero come aiutarli. Anche noi siamo alla finestra».

In che senso?

«Nel senso che dobbiamo attendere le motivazioni del Tribunale per decidere i prossimi passi. Siamo bloccati, almeno fino alla prossima settimana».

C’è chi parla di un’esposizione finanziaria di 80-110 milioni di euro. Corrisponde alla verità?

«Ho letto anch’io di queste cifre ma preferisco non commentarle, almeno per ora. Posso dire, però, che avevamo presentato un piano di rientro».

C’è chi teme un effetto domino per le piccole e medie aziende legate a Zh. Si parla di decine e decine di fornitori.

«Non so quale sia il numero esatto dei nostri fornitori».

Di certo, però, con il fallimento sarete esclusi da tutti i cantieri per opere pubbliche in cui eravate impegnati.

«Sì, questo è quello che prevede la legge. Ne erano rimasti una decina sparsi su tutto il territorio provinciale. Ed erano anche di importi significativi, da tre a dieci milioni di euro».

I tempi sono dunque decisivi per un’eventuale opposizione al provvedimento del Tribunale di Bolzano?

«Non possiamo indugiare, ma prima di muoverci dobbiamo leggere bene le motivazioni del provvedimento».

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