Bolzano

Farmacie comunali in affanno: si sono dimessi in 11 su 24 

Quasi tutti i farmacisti che hanno lasciato il posto pubblico dal 2017 si sono messi in proprio. Intanto fino alla fine di maggio ha chiuso la “Domenicani”: manca il personale per garantire il servizio 


Antonella Mattioli


BOLZANO. Le farmacie private aprono e fanno affari; quella del Comune chiude: per mancanza di personale innanzitutto, ma anche per la scelta di non decidere di chi si è susseguito alla guida del capoluogo. Fino al 31 maggio ha chiuso la farmacia comunale di piazza Domenicani. Spostando e smistando il personale sulle altre cinque farmacie, sempre di proprietà del Comune, si evita di doverle chiudere, come avveniva finora, a rotazione per una settimana ciascuna.

Il motivo principale della chiusura è noto: la cronica carenza di farmacisti. Difficili da trovare a livello locale; da fuori ci sarebbe chi è disposto a trasferirsi qui, davanti alla prospettiva di un posto a tempo indeterminato; il problema è il costo della vita - a partire dagli alloggi - troppo alto. Il reperimento di personale complicato per il privato, lo è ancora di più per il Comune.

«L’ultimo concorso - spiega l’assessore al personale Angelo Gennaccaro - lo abbiamo bandito a dicembre 2021 per cinque posti; otto gli idonei in graduatoria: tutti assunti perché nel frattempo si erano creati nuovi buchi in organico. Stamattina (ieri, ndr) ho firmato un altro concorso per due posti. La verità è che per l’ente pubblico è tutto più complicato: ci sono i tempi dei concorsi da rispettare e poi tra i requisiti c’è l’attestato di bilinguismo. Vedendo poi quanti farmacisti hanno lasciato le nostre farmacie, negli ultimi anni, si ha l’impressione che il posto all’interno della struttura comunale sia considerato scarsamente attrattivo».

Lo scarso interesse per il posto pubblico è confermato dalle cifre. Dal 2017 ad oggi hanno rassegnato le dimissioni dieci farmacisti - l’undicesimo se ne andrà entro l’estate - su un organico di 24, 19 a tempo pieno e 4 a tempo parziale. Quasi tutti hanno aperto una farmacia, approfittando del fatto che nel 2014 la Provincia ne ha messe a concorso una serie in diversi comuni dell’Alto Adige (una ogni 3.300 abitanti). A Bolzano, per fare un esempio, sono passate da 25 a 31.

La cosa singolare dunque è che mentre i privati aprono, il Comune è costretto a chiudere. Al momento la “Domenicani” per tre mesi, ma il periodo potrebbe diventare anche più lungo: dipende da quando e se si troveranno i due farmacisti che servono per tornare a garantire il servizio. Le varie amministrazioni che si sono susseguite negli anni hanno sempre inserito, negli accordi di programma, la voce farmacie. In tutto sei con un fatturato di circa 8 milioni l’anno e un utile intorno agli 800 mila euro.

In questi anni sono stati promossi tavoli di lavoro; commissionati studi per valutare se non fosse il caso di venderne magari una. Nel primo mandato del sindaco Caramaschi si era preso in seria considerazione l’ipotesi di entrare nella società trentina che gestisce le farmacie: una soluzione caldeggiata da chi ha effettuato le analisi tecniche e finanziarie; osteggiata dai sindacati e mai andata in porto per le divisioni interne alla maggioranza.

«La gestione diretta delle nostre sei farmacie - aveva ammesso il sindaco nel marzo del 2021 dopo il forum con il sindaco di Trento Franco Janeselli - sta diventando ogni giorno più complicata. Tanto che, in una delle ultime sedute di giunta, abbiamo previsto l’assunzione di un impiegato amministrativo, per potenziare l’organico. La soluzione migliore sarebbe entrare nella “Farmacie comunali spa”, la società intercomunale trentina a totale capitale pubblico i cui soci sono 12 Comuni e gestisce 20 farmacie. Come Comune continueremo a mantenere la proprietà delle nostre farmacie e dare le linee d’indirizzo; la società curerebbe tutta la parte gestionale-amministrativa, a partire dalle gare d’appalto per l’acquisto dei medicinali».

È passato un anno da questa dichiarazione, la questione farmacie è stata accantonata e si è deciso di non decidere. Risultato: adesso si chiude per tre mesi la Domenicani.

Forse, se si fosse entrati nella spa trentina, si poteva evitare, perché sarebbe stato più facile trovare due farmacisti disposti a venire a Bolzano, per il tempo di espletare il concorso.













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