Fedeli in “rivolta” contro il cappellano 

Messe cancellate, cerimonie abolite: i parrocchiani della chiesa del Circolo unificato criticano i metodi del nuovo sacerdote


di Davide Pasquali


BOLZANO. Fino a pochi mesi fa la chiesa di quello che per i bolzanini rimane l’ex ospedale militare di viale Druso era amata e frequentata da circa 120 fedeli dei dintorni, passati di recente forse a 40 o 50. Ora rischiano di diventare zero. Il motivo? Le versioni (discordanti) sono due: secondo la comunità sarebbe colpa del nuovo cappellano militare, don Massimo Gelmi, che da novembre ha stravolto tutto: niente messe infrasettimanali, battesimi, matrimoni, funerali, meglio se niente civili, insomma solo poche cerimonie militari in orari d’ufficio. La versione dell’Ordinariato militare? Spiace, manca personale, il cappellano fa quel che può ma deve dividersi fra qui e Vipiteno. Insomma, come mancano preti nel ramo civile, ne mancano pure in quello militare.

Un fedele, Vittorino Carion, preoccupato ha scritto all’Ordinariato militare: «Da 40 anni frequento la vostra chiesa presso il Circolo Unificato dell’Esercito, dove ho trovato sempre un’accoglienza, un’umanità e una sacralità che hanno conciliato con il mio desiderio di tentare di essere o di diventare un buon cristiano praticante». Da un po’ di tempo, però, «con l’avvento del nuovo cappellano militare e con tutti i cambiamenti che ha apportato alle funzioni religiose e alla periodicità delle stesse, devo, mio malgrado, constatare che qualcosa si è letteralmente spezzato nel rapporto tra sacerdote e fedeli». Carion è una persona che vive e opera nelle istituzioni e pertanto conosce molto bene le dinamiche che possono intervenire in queste circostanze: «Mancanza di sacerdoti, problema di essere presente contemporaneamente in tante cerimonie, lontananza delle varie caserme e molto altro, ma le variazioni apportate alla nostra piccola comunità, di persone per lo più anziane, sono davvero inspiegabili e difficilmente comprensibili». C’è la trasformazione da parrocchia a sola cappella militare, dove non si celebrano più battesimi, matrimoni, funerali… ma eventualmente solo qualche cerimonia riservata ai militari. «È stato tolto dalla chiesa ogni tipo di addobbo floreale, anche se la consuetudine di tenere in ordine il tempio era riservata e amabilmente seguita da qualche fedele di buona volontà; nella gestione precedente, il cappellano militare nella celebrazione delle messe, se non poteva essere presente, chiedeva aiuto ad altri sacerdoti della zona e pertanto veniva sempre assicurata la santa messa dal martedì alla domenica compresa». Ora le messe, «che celebra solo lui», ci sono solo al mercoledì, sabato e domenica. Nel periodo estivo solo al sabato sera. Tutte queste modifiche sono state esposte ai fedeli, durante l'omelia, «in maniera che definire “perentoria e militaresca” è un eufemismo». Un sabato «il cappellano ha sentenziato in maniera imperativa che la comunione veniva data “solo in bocca” e non più in mano anche se le mani venivano poste in maniera corretta… come a suo tempo aveva insegnato a tutta la comunità!» Carion ha «tentato di porgere la mano in maniera come lui aveva a suo tempo richiesto... ma è stato irremovibile nel suo comportamento». La maggior parte dei fedeli, poi, «pur non condividendo il suo operato e le sue maniere di proporsi, ha continuato a frequentare la chiesa, che ha il riscaldamento rotto e non funzionante, anche in pieno inverno, sopportando temperature gelide e poco consone all’età media dei fedeli».

Alla lettera ha risposto don Santo Battaglia, della segreteria dell’Ordinario militare: «La carenza di clero obbliga anche i cappellani militari a farsi carico di diverse realtà, spesso tra loro molto distanti». Don Massimo, si spiega, deve assicurare assistenza spirituale a tutta la realtà dell'esercito da Bolzano fino a Vipiteno. «Questo lo obbliga a rivedere tutta l'attività pastorale precedente». Va poi detto, «con onestà», che il fatto che la chiesa di viale Druso abbia svolto funzione di parrocchia per il territorio circostante «è di per sé una anomalia». Secondo le norme canoniche, «il cappellano militare è chiamato ad occuparsi della pastorale tra i militari e per essi deve impegnarsi nell'attività di catechesi e di celebrazione dei sacramenti; per gli altri fedeli la responsabilità pastorale è del parroco territoriale ed è lui a dover celebrare per loro i sacramenti». Don Battaglia è consapevole che «va comunque rispettata la storia di questa cappella, e assicuro che non vi è alcuna intenzione di sopprimere questa realtà rionale che tanto bene ha offerto al quartiere; vi è solo la difficoltà del nuovo cappellano a fare fronte ai tanti impegni». Si assicura infine che «l'Ordinario Militare terrà in considerazione le riflessioni ricevute per capire come meglio assicurare ai fedeli la dovuta assistenza spirituale».













Altre notizie

Attualità