Folla a Bolzano per ascoltare Luis Sepulveda

Centinaia di persone alla conferenza del romanziere, che parla del suo libro ma anche di Berlusconi


Luca Sticcotti


Per la seconda visita a Bolzano (in due anni) di Luis Sepúlveda, diverse centinaia di persone entusiaste hanno assiepato in ogni spazio disponibile l’aula magna della Libera Università. L’autore cileno ha dialogato con il collega e amico scrittore napoletano Bruno Arpaia: ha parlato dei diversi ma intrecciati binari della letteratura e degli ideali, della politica e della cronaca. All’inizio il saluto con Franz Thaler.
Il nuovo libro di Sepúlveda «Ritratto di gruppo con assenza» si è rivelato una chiave di lettura straordinaria nel ripercorrere l’esperienza dello scrittore cileno (invitato a Bolzano dal Centro Pace del Comune). Si tratta di una galleria di personaggi che hanno segnato la sua vita errabonda, permeata di ideali, in parte nostalgica ma anche e sempre aperta a cambiamenti e virate. Così i momenti più intensi nella mattinata alla Lub sono coincisi con il racconto degli aneddoti che incorniciano gli incontri fissati nel libro. Tra essi molte storie di sconfitte e marginalità, ritratti di ribelli sognatori e fuggitivi, eroi e/o antieroi. Tutti resi attraverso uno stile appassionato ma controllato, che ha il dono di raccontare in maniera concisa ed efficace, evocando i fatti con pochissimi tratti.
Tra essi l’incontro con un vecchio eremita andino in mezzo all’Amazzonia ecuadoreña - che più di 10 anni dopo suscitò allo scrittore il romanzo «Il vecchio che leggeva romanzi d’amore» - la conoscenza del resistente al nazismo Franz Thaler incontrato proprio a Bolzano nel 2008, e persino la storia un cane. Con quest’ultimo aneddotto, davvero paradigmatico per capire il personaggio Sepúlveda, si è significativamente concluso dialogo con Arpaia, prima che moltissimi presenti si mettessero in coda per farsi autografare l’ultimo libro dello scrittore.
Quella del cane Eduard è la storia vera di un davvero molto particolare, che venne raccontata a Sepúlveda da suo figlio attraverso un rap in tedesco: «Papà, sembra una tua storia!». In origine il cane si chiamava Kim ed svolgeva controlli antidroga all’aeroporto di Berlino, il tutto fino a quando i suoi colleghi umani si accorsero che l’animale aveva incredibilimente un occhio di riguardo, evitando deliberatamente di segnalarli, nei confronti di giovani «contestatori» abbigliati come hippy o punk. Il cane venne per questo degradato, espulso dalla polizia e segregato in un canile, prima di venire riadottato proprio da un gruppo di giovani «creativi» berlinesi del quartiere di Kreuzberg. Oggi il cane ai ragazzi non segnala più droga ma piuttosto la presenza della polizia, avendo assunto il nuovo compito - così recita il rap - di «angelo della nostra piccola libertà». E oggi è diventato anche uno dei protagonisti del nuovo libro dello scrittore cileno.

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