Folla in piazza per ricordare il sacrificio di Falcone  

La cerimonia. Un minuto di silenzio alle 17.56 davanti alla targa che ricorda anche Borsellino nell’anniversario della strage di Capaci. Il sindaco: «Avrei voluto che tutta Bolzano si fermasse» 


paolo tagliente


Bolzano. Un minuto di silenzio. Un minuto di muta commozione per ricordare e onorare Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre uomini della scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani, a 27 anni dalla strage di Capaci. Un minuto di silenzio che, ieri pomeriggio, nel corso della cerimonia tenutasi davanti alla targa che ricorda Falcone e Borsellino, accanto a tribunale, nemmeno il rumore del traffico e dei clacson hanno privato di intensità e dolore. Alle 17.56, ora in cui, quel 23 maggio 1992, un tratto di autostrada tra l’aeroporto di Punta Raisi e Palermo venne fatto saltare in aria al passaggio delle auto del magistrato e della sua scorta. Una cerimonia affollata, cui hanno partecipato le massime autorità civili e militari, una folta delegazione dell’Anpi e numerosi rappresentanti di tutti gli schieramenti politici. «Avrei voluto che l’intera città si fermasse – ha detto il sindaco Renzo Caramaschi – ma regole e regolamenti avrebbero reso la cosa troppo complessa e ho rinunciato». Infatti, il primo cittadino, al cui fianco c’erano il procuratore capo Giancarlo Bramante, la presidente del tribunale, Elsa Vesco, e il commissario del Governo, Vito Cusumano, ha ricordato che l’omicidio di Falcone, che ha combattuto la mafia pur consapevole di quelle che sarebbero state conseguenze, è stata ed è una ferita inferta all’intero Paese. Bramante e Vesco hanno sottolineato l’attualità dell’insegnamento di Falcone, sacrificatosi in nome di una legalità che, ha ricordato Bramante, ognuno di noi deve e può costruire, fin dalle piccole cose, come il rispetto del semaforo rosso o dell’attraversamento pedonale. «Il 23 maggio – scrive l’Anpi bolzanina, ieri rappresentata dal presidente Guido Margheri e da altri esponenti – lo viviamo come un ulteriore giorno di resistenza democratica nel rispetto della Costituzione, nata da quella lotta popolare antifascista che qualcuno vorrebbe farci dimenticare. Il 23 maggio deve essere un giorno di mobilitazione democratica per contrastare i gravi rischi di neofascismo, collusione tra criminalità organizzata, economia legale e istituzioni, e per rivendicare verità e giustizia per tutte le vittime delle mafie e delle trame oscure che hanno cercato di condizionare la vita democratica del nostro Paese dal dopo guerra ad oggi».













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