Fondi riservati, c’è il «lodo» Tarfusser

Depositata la testimonianza del senatore Berger: «Anch’io fui interrogato dall’ex procuratore: tutto risultò regolare»


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Cuno Tarfusser, ex procuratore della Repubblica ed attuale vicepresidente del tribunale penale internazionale dell’Aja, sta diventando un vero e proprio “asso nella manica” dei difensori di Luis Durnwalder. Al centro del caso, come noto, c’è la gestione dei cosiddetti fondi riservati. L’ex governatore è accusato di aver usato 72 mila euro l’anno senza il necessario rigore previsto per i soldi pubblici. Secondo l’accusa avrebbe speso le risorse ignorando i principi generali della corretta gestione dei fondi pubblici che avrebbero dovuto essere rispettati anche in assenza di un obbligo di rendicontazione. Nessuno, neppure il procuratore capo Guido Rispoli, ha mai accusato Durnwalder di essersi intascato indebitamente un solo centesimo. La contestazione è molto più sottile (e proprio per questo insidiosa). Il processo è fondamentalmente basato su tre punti cardine.

Il primo riguarda la verifica sulla natura delle spese sostenute da Durnwalder con il conto riservato: perchè possano essere considerate legittime dovranno risultare strettamente connesse alle funzioni istituzionali dell'allora governatore. Questo per lo meno per le spese dotate di adeguata documentazione.

Un altro aspetto riguarda invece le spese per le quali non è neppure disponibile un'adeguata documentazione. In questo caso - sostiene la Procura - la Corte di Cassazione è chiara nel sostenere che viene a mancare il presupposto di liceità. Il terzo aspetto, infine, riguarda il sistema delle compensazioni personali dato che spesso il presidente si trovava ad aver anticipato di tasca propria migliaia di euro al mese, sentendosi quindi autorizzato ad utilizzare - per pari importi - i soldi del fondo per spese personali. Durnwalder si è sempre difeso affermando di aver agito in assoluta buona fede, forte del fatto che la Corte dei Conti non avesse mai mosso alcun rilievo. Non solo. In occasione della sua deposizione ha anche puntualizzato che, prima del 2009 fu convocato in Procura dall’allora procuratore Cuno Tarfusser per essere interrogato proprio riguardo all’utilizzo del fondo riservato. Alcune organizzazioni studentesche, infatti, avrebbero lamentato una eccessiva discrezionalità del presidente in merito alle piccole sovvenzioni per l’organizzazione delle serate da ballo tra maturandi. Ieri, a sorpresa, gli avvocati difensori Brandestätter e Ajello hanno consegnato ai giudici anche una dichiarazione scritta del senatore Hans Berger il quale rivela di essere stato convocato in Procura, sempre dal dottor Tarfusser, prima del 2008 (quando era assessore provinciale) per essere sentito sempre in merito alla gestione del fondo riservato. A questo punto sembra certo che in qualche maniera l’allora procuratore si sia occupato della questione. Molto probabilmente, però, si trattò di un’indagine informale. Dagli archivi della Procura, infatti, non è emerso alcun procedimento ufficiale segnato a registro. Dai controlli effettuati dal 2000 al 2009 sono emersi a carico dell’ex governatore Durnwalder quattro procedimenti che però non riguardavano la gestione dei fondi riservati. I fascicoli, recuperati dagli archivi del palazzo di giustizia, sono stati ieri portati in aula per una verifica congiunta alla presenza degli avvocati difensori. A questo punto è molto probabile che in occasione della prossima udienza (venerdì 18 marzo) gli avvocati di difesa chiedano ufficialmente l’audizione in aula sia dell’ex procuratore Tarfusser sia del senatore Berger. La questione non è di poco conto. Se dovesse essere provato che 8 o 10 anni fa la Procura già si interessò della gestione dei fondi riservati non trovando nulla di illegittimo è evidente che la difesa avrà titolo per ribadire la completa buona fede di Durnwalder che mai avrebbe potuto pensare di poter essere accusato di peculato anche dopo la verifica della Procura. «Sarebbe come su un vigile urbano - ha puntualizzato ieri l’avvocato Ajello - contestasse diversi anni di contravvenzioni non pagate per aver parcheggiato l’auto dove un suo collega in precedenza aveva autorizzato il parcheggio».

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