Fondo sociale, congelati 35 milioni In attesa 250 progetti

Il direttore Kemenater: «I conti con il passato? Quasi saldati» «Finita l’era delle minacce, i nuovi bandi sono andati bene»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. «Non abbiamo ancora chiuso i conti con il passato, ma ormai intravediamo la luce in fondo al tunnel»: Alex Kemenater, 58 anni, direttore dell’ufficio Fse, sorride e fa il punto su un periodo che ormai può considerarsi (quasi) alle spalle. «Ci mandavano lettere di minacce, i dipendenti non volevano più stare qui perché avevano paura e per entrare e uscire dall’ufficio bisognava inserire una combinazione all’ingresso: io sono qui solo da un anno e il clima è cambiato decisamente in meglio». I cinque nuovi bandi sono andati benissimo e dei 30 dipendenti ben 24 sono giovani neo-laureati. Solo tre o quattro hanno vissuto la fase più critica, quella in cui c’è stata anche una commissione d’inchiesta.

Direttore, quanti progetti del vecchio periodo di programmazione Fse (2007-2013) sono in stand-by?

«Dei mille progetti presentati circa 250 non sono ancora stati rendicontati. I vari enti hanno incassato tutti un acconto, ma sono in attesa del saldo. A riguardo stiamo fruendo della preziosa assistenza della Formez, società in house che fa capo alla presidenza del consiglio dei ministri. Da un anno ci sono sette persone in loco provenienti da Roma, a cui vanno aggiunti quattro o cinque interni».

Mediamente a quanto ammontano i tagli per i beneficiari?

«Siamo nell’ordine del 30 per cento. Ma c’è anche chi ha incassato tutto».

C’è anche chi ha ottenuto zero?

«Sì, c’è anche chi ha dovuto restituire più di quanto aveva incassato, interessi compresi. Posso fare l’esempio della Run (una delle aziende altoatesine più importanti in ambito informatico). Abbiamo riscontrato problemi di delega e il mancato introito supera i centomila euro».

C’è chi vi accusa di aver cambiato le regole a partita in corso. È davvero così?

«A chi ci muove questa critica rispondo che le regole ci sono sempre state ma adesso le facciamo rispettare. Non vengono fatti sconti a nessuno ma viene garantita al contempo la massima trasparenza».

Della vecchia gestione quanti lavoratori sono rimasti?

«Tre o quattro. Non di più. Il personale non se la sentiva più di stare qui. E posso anche capire il fuggi fuggi generale dopo le minacce».

Del vecchio periodo di programmazione la Provincia vanta ancora crediti?

«Sì, l’Europa ha congelato 35 milioni di euro. Al momento siamo in attesa dell’esito dei cosiddetti controlli di sistema. L’Unione europea vuole verificare la nostra affidabilità, ma è solo una questione di tempo. La Provincia, a suo tempo, era stata costretta ad una rettifica finanziaria forfettaria costata venti milioni di euro».

Il nuovo metodo di rendicontazione funziona?

«Sì, ci siamo affidati ai costi standard e non più al costo reale, se non in piccola parte. Ciò ci ha consentito di procedere molto più spediti».

Chi deve sbloccare, materialmente, i fondi che ancora attende la Provincia?

«Siamo in attesa del via libera della direttrice dell’Autorità di audit per i finanziamenti comunitari Cinzia Flaim».

Veniamo al presente, come sono andati i cinque bandi del nuovo periodo di programmazione (2014-2020) del Fondo sociale europeo?

«Molto bene. Nel caso dell’asse 1, quello relativo all’occupazione (migranti, giovani, donne e disoccupati di lungo corso) avevamo a disposizione 4,5 milioni di euro ma sono stati presentati ben 70 progetti per un importo superiore, di 7 milioni di euro. Vedremo, dunque, se ci sono le condizioni per indire un bando-bis. Per quanto attiene l’asse 3 (formazione aziendale continua) avevamo a disposizione 4 milioni: sono stati presentati 60 progetti per un totale di 2,7 milioni».

Lei ritiene che il Fondo sociale potrebbe, in qualche modo, liberare risorse del bilancio provinciale?

«Assolutamente sì. Oltre il 10 per cento delle spese sono compatibili con i bandi del Fondo sociale. Ciò significa, in concreto, che potrebbero essere “liberati” oltre 500 milioni di euro l’anno».

Ritiene che il peggio sia ormai alle spalle?

«Assolutamente sì. Stiamo affrontando una sfida quantomai stimolante. E siamo tutti motivati».

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