Forum con Theiner e Tommasini: patto per la convivenza / SONDAGGIO

L'Obmann della Svp: "Si apre una fase nuova tra tedeschi e italiani". Il leader Pd: "Il futuro di questa terra è legato alla forza del plurilinguismo"



BOLZANO. Forum all'Alto Adige con l'Obmann della Svp, Richard Theiner e il vicepresidente della Provincia, Christian Tommasini, sul tema dei monumenti e delle sfide per il futuro di questa terra. Vi hanno partecipato il direttore Sergio Baraldi ed i giornalisti Paolo Campostrini, Mauro Fattor e Maurizio Dallago. Obmann Theiner e assessore Tommasini, sui monumenti non si poteva arrivare prima, con il gruppo tedesco a chiedere in modo chiaro e aperto la chiusura di quella ritenuta una ferita e gli italiani a fare delle proposte? Theiner:«Le richieste da parte della Svp hanno una storia di decenni, ma nessun governo ci ha mai ascoltato per quanto riguarda i relitti fascisti. Moltissime lettere inviate a Roma sono rimaste senza risposta. Indipendentemente da chi fosse al governo, il tema dei monumenti era un tabù. C'è stato il tentativo da parte di un sindaco coraggioso (Salghetti Drioli) su piazza della Pace, ma è rimasto bloccato dal referendum. E poi ancora gruppi di lavoro, ma fatti concreti zero, questo è il punto di partenza. La scorsa settimana si è presentata l'occasione, si è aperta una porta e noi siamo entrati. Adesso, inviterei a non parlare più al passato, ma guardare al futuro. L'occasione ci è offerta su un piatto d'argento, si tratta di non cadere più nella trappola dei monumenti che hanno rappresentato un ostacolo per la convivenza. Spetta a noi di non commettere più gli errori degli anni passati e di assumerci insieme la responsabilità».

Tommasini: «Vogliamo dare un messaggio per il futuro. Sono convinto che non dobbiamo guardare a cosa è successo, ma alla fase che si apre. Il Comune di Bolzano aveva iniziato un percorso di storicizzazione, che oggi va affrontato in maniera trasparente forte e determinata. Se non lo affrontiamo ora, un Bondi di turno lo troveremo sempre. Se il percorso lo affrontiamo qui tutti insieme possiamo costruire il futuro, senza paura del passato». Quali sono i vostri propositi sullo specifico argomento dei monumenti d'epoca fascista? Theiner«In questa prima fase dobbiamo storicizzare i monumenti fascisti, è secondario come viene fatto. Con una commissione che farà delle proposte e poi spetterà alla politica decidere. Quindi dobbiamo guardare al futuro: sono dell'opinione che non tutti gli italiani che protestano sono fascisti, ma negli anni questi simboli fascisti sono stati elaborati come simboli dell'italianità. Invece dobbiamo rielaborare insieme questo periodo, sia il fascismo che il nazismo. Creare un posto dove viene documentato tutto questo periodo storico».

Tommasini. «A questo punto abbiamo un'occasione. Il gruppo italiano non si riconosce in quei monumenti è pronto ad un percorso di storicizzazione, l'ha già iniziato ed è altrettanto pronto a costruire un patto forte, purché ci sia una forte condivisione. L'idea è quella di coinvolgere storici italiani, tedeschi e ladini e rielaborare il lutto. Il libro di storia in comune per le scuole è un passaggio decisivo. Partiamo da comuni radici anti-nazifasciste, come dalle Opzioni che devono essere conosciute anche dal gruppo italiano. A quel punto, quando avremo una coscienza comune di fondo, potremo costruire un patto per le future generazioni». Una catarsi delle coscienze, ma l'obiettivo qual'è? Tommasini: «Come quando si arriva ad un bivio, si decide quale direzione prendere. Ora ci si assume la responsabilità di gestire questa fase, chiudere con il passato, ma senza dimenticarlo. Proprio perché democratici, da un punto di vista politico siamo una generazione nuova che vuole assumersi questo compito. Se qualcuno vuole prendere una posizione indifendibile sui monumenti, lo faccia, ma adesso bisogna prendere una posizione netta. La lettera di Bondi è scritta male, ma indietro non si torna. Si è aperta una nuova fase, insieme a città artisti, storici e intellettuali. L'obiettivo dev'essere quello della costruzione di un minimo comune denominatore tra i gruppi linguistici».

Theiner: «Abbiamo vissuto la fase dove tanti hanno combattuto per ottenere l'autonomia, poi è stata completata e ampliata. Adesso è il momento cruciale per creare i presupposti di una collaborazione tra i gruppi linguistici. Sul nostro territorio vivono persone di 130 nazionalità e non riusciremo mai ad inserirle tutte se prima non ci sarà la piena convivenza tra tedeschi, ladini e italiani». Il mal di pancia italiano non nasce per difendere il busto di Mussolini, ma l'impressione degli italiani è stata quella di sentirsi esclusi, soprattutto dopo le prime dichiarazioni di Durnwalder, sul «faremo da soli». Nessuno discute i diritti della maggioranza, ma su grandi questioni come questa, non si può decidere da soli. Theiner: «Se vi mettete nei panni della Svp, anche da un punto di vista umano, se hai la possibilità di ottenere quello che chiedi da decenni è ovvio dire di sì, quando l'occasione si presenta. E comunque da subito abbiamo affermato di voler storicizzare in monumenti con un percorso comune».

Tommasini: «La reazione è stata determinata, soprattutto nei primi giorni, anche un po' dal modo, ma bisogna dare atto alla Svp che il ministro era in una posizione di difficoltà e l'intesa fa parte del gioco. Inutile nascondere che se ci troviamo in questa situazione è perché non abbiamo fatto i compiti a casa, dopodiché è inutile soffermarsi su chi ne ha fatte di più e di meno. La storicizzazione è fondamentale, il percorso già avviato, anche Spagnolli ne è convinto. Quando ho detto alla Svp, a Theiner ed a Durnwalder che questa intesa sarebbe stata percepita male dal gruppo italiano, ho trovato una porta aperta, e Durnwalder ha cambiato rotta. Noi italiani abbiamo perduto un'occasione, per aprire fase nuova dobbiamo riconoscerlo, i tedeschi hanno commesso un errore nella gestione dell'intesa con Bondi. Ma non deve stupire la reazione degli italiani, forse anche perché nel mondo tedesco non è stata mai avviata una vera rielaborazione della storia del XX secolo, marginalizzando chi - tra i sudtirolesi - questo lavoro ha tentato di portarlo avanti.

Theiner: «Sono dell'avviso contrario. Abbiamo rapporti continui con storici e intellettuali, non solo negli ultimi giorni. Ma se vogliamo veramente collaborare, dobbiamo dire con onestà dove sono le differenze. Non sempre è facile capire l'altro gruppo. Se a Bolzano ci fosse un edificio con l'effige di Hitler sarei il primo a dire di abbatterla. Nel mondo tedesco mantenere simboli nazisti è inconcepibile. Ci sono persone che vogliono mantenere i monumenti fascisti per storicizzarli e spiegarli, ma in tutti questi decenni la Svp ha avanzato molte proposte e mai ottenuto risposte. L'importante è non ascoltare coloro che non si identificano con autonomia e convivenza e ce ne sono ancora di queste persone in entrambi i gruppi».

Il tema della responsabilità della politica. Ma quest'ultima è più avanti o indietro rispetto alla popolazione su un argomento spinoso come quello dei monumenti? Tommasini: «Sostengo da un po' di tempo che i cittadini di madrelingua italiana sono pronti nel vivere concretamente l'autonomia, basta vedere la volontà di un salto di qualità nell'apprendimento della seconda lingua. Rispetto ai giovani, diventa importante fare in modo di creare occasioni di incontro, che passino del tempo insieme, come accade con l'iniziativa del volontariato linguistico, oppure di recente con il viaggio di studenti di tutti i gruppi che sono andati in Polonia. Si tratta di evitare che le ali estreme riprendano quota. Da una vicenda spinosa e delicata o si riprende a litigare oppure si cerca una svolta». Theiner: «Sono fiero di assumermi questa responsabilità e forse la popolazione è anche più avanti della politica. Devo dare atto al giornale Alto Adige di aver svolto un ruolo importante nel dibattito sui monumenti, dando voce a chi ha scelto la strada del dialogo. Come partito politico abbiamo cercato di indirizzare sulla stessa strada fin dall'inizio. Non vorrei soffermarmi a lungo: la Provincia potrebbe spostare da sola l'opera di Piffrader. Ma dobbiamo farlo insieme, ci sono diverse proposte, può essere che alla fine ci sia anche quella di spostarlo, facciamo lavorare gli esperti. Tre giorni fa mi sono incontrato con Spagnolli ed anche lui è della stessa idea, come il presidente Durnwalder. Non mi soffermerei su come si deciderà, l'importante è farlo insieme e in tempi brevi. Non incolpiamoci a vicenda, ma organizziamoci e facciamolo in comune». Un centro di documentazione sul nazi-fascismo appare importante per questa terra, dove entrambe le dittature hanno fatto danni intrecciati alla storia di ogni singolo gruppo linguistico. Ci arriveremo a realizzarlo? Theiner: «Certo ed è importante che nel centro di documentazione o museo storico ci vadano i giovani, di città e periferia e tutti in generale, in modo che i tedeschi conoscano la storia italiana e viceversa. I rischi sono negli estremisti di entrambi i gruppi, perché con l'accordo sui monumenti avranno un futuro più difficile. Per questo dobbiamo avere il coraggio di iniziare una fase nuova che sarà incentrata sulla cultura. Dobbiamo creare un'identità culturale: questo territorio è Heimat anche degli italiani. Se si parla di sudtirolesi tutti lo siamo, in futuro saremo sudtirolesi di lingua tedesca, italiana o ladina». Tommasini: «D'accordo con questo ragionamento, dobbiamo decidere se essere una piccola patria oppure se utilizzare la presenza di più culture come elemento di forza e diventare una società plurilingue. Ci vuole un riconoscimento reciproco, prosciugando lo stagno dei nazionalismi, anche in termini di consenso in un sistema bloccato. Sulla toponomastica il gruppo italiano non ha una posizione preconcetta, nostro compito è quello di traghettare proposte praticabili. Obmann Theiner, come Svp, siete attirati dalle «sirene» della destra. L'intesa con Bondi vi avvicina al Pdl?

Theiner: «È sbagliato nascondere che in futuro potranno cambiare anche i rapporti in loco. Il patto di coalizione in Provincia non poteva che essere col centrosinistra. Se riusciamo ad elaborare il passato in tutti i gruppi linguistici potrebbe cambiare molto. Può essere che in futuro se ci saranno forze autonomiste e per la convivenza - lo dovranno dimostrate coi fatti - e allora si potrà collaborare anche con loro. Questa è democrazia». Tommasini: «Il Pd accetta la sfida sulle alleanze future della Svp. Importante è sottolineare la funzione dell'Alto Adige come territorio ponte, ogni partito è diverso, anche il Pd mira ad essere una forza interetnica. Si tratta di fare un pezzo di strada insieme puntando alla presenza di più culture, con l'obiettivo di utilizzare questa possibilità per lo sviluppo economico dell'intera provincia».

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