“Freeride Hero” dà spettacolo sul ghiacciaio di Solda

Sci, snowboard, parapendio: cinquanta partecipanti alla prima tappa della gara mozzafiato dove vale (quasi) tutto



di Daniela Mimmi

Alcuni scendono con gli sci ai piedi, altri con lo snowboard, altri oltre agli sci hanno anche il parapendio. E altri ancora si buttano giù dalla montagna con l’air board. Questo è il freeride (nel caso del parapendio abbinato agli sci, è lo speedride), lo sport del momento.

Per gli atleti è adrenalina pura, per gli spettatori, uno spettacolo mozzafiato. Perchè loro, gli atleti, non usano le piste: scelgono il tracciato nella neve fresca, si infilano nei canaloni, aggirano le rocce affioranti, cercano la neve più fresca e meno battuta.

A volte la giuria dà il voto, oltre al tempo, anche alle evoluzioni e ai salti. Altre volte, come nel primo appuntamento dell’anno del Freeride Hero, domenica scorsa a Solda, vince chi arriva prima. Il tracciato era affascinante (per gli spettatori), ma lungo, impegnativo e faticosissimo per gli atleti. Gli iscritti alla gara, più di 50, hanno percorso i 3.200 metri di lunghezza con oltre 1.300 metri di dislivello del percorso, in un tempo che va dai 4 minuti, fino agli 8-9 e oltre. Che sono un tempo infinito, perché non si può perdere la concentrazione neppure un secondo, nè il controllo di tutti i muscoli del corpo.

Tra le ragazze ha vinto Alia Radetti e tra i ragazzi Alex Pattori per lo sci, Mara Silla e Simon Topplak nello snowboard e Armin Senoner nello speedride. Loro lo negano, ma un po’ di rischio c’è, anche se i percorsi di gara sono controllati dal soccorso e dalle guide alpine, e anche dai cani. “Non si pensa mai al pericolo, non c’è tempo. Bisogna scendere il più velocemente possibile, trovare il percorso più adatto, cercare di stare in piedi e arrivare prima possibile al traguardo”, dicono.

Tutti, comunque, gareggiano in estrema sicurezza: hanno il guscio sulla schiena, molti anche lo zaino per maggiore protezione, e tutti accendono l’arva (un piccolo trasmettitore che, in caso di valanga, segnala la posizione ai soccorritori) prima di partire.

Perché lo fanno? Anche qui la risposta è all’unisono: “Adrenalina pura, emozione, paesaggi da favola, neve incontaminata”. Armin Senoner, giovane campione del parapendio, partecipa insieme al fratello Lukas. Tutti li chiamano “crazy Senoner” e non è difficile scoprire perchè.

“Scendere giù per una montagna incontaminata, oltre che con gli sci, anche con il parapendio, è una emozione impagabile – dice Armin Senoner. – Non è poi così difficile come sembra, se si sa sciare bene. E’ una disciplina in pieno sviluppo in Italia, anche perché è appena arrivata. In Francia è praticata da 11 mila atleti, in Italia saremo una ventina. Tanto che io il brevetto e l’assicurazione ho dovuto farli in Francia. Qui non esiste nè l’uno nè l’altro, al momento. Ma io sono sicuro che è uno sport che anche qui da noi avrà lo stesso successo che ha in Francia, perché è spettacolare anche per chi lo vede, e non solo per chi lo pratica”.













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