Funes: «Basta con il turismo mordi e fuggi»

«Il riconoscimento Unesco? Un boomerang: i giapponesi arrivano in valle e non lasciano un solo euro»


di Alan Conti


FUNES. «Il turismo mordi e fuggi non è utile a nessuno».

Il sindaco di Funes Peter Pernthaler è categorico e ha deciso di alzare la voce. Con toni, se vogliamo, anche sopra le righe. «Purtroppo il riconoscimento prestigioso dell’Unesco alle Dolomiti si sta trasformando in un boomerang». Non sono giorni facili per l’Organizzazione delle Nazioni Unite prima duramente attaccata dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump e ora, con le dovute proporzioni, criticata pure dalle vallate altoatesine, esasperate per questioni di cassa.

«Ci hanno conferito questo titolo ma si è pensato minimamente ad un turismo che apporti ricchezza e benessere anche al territorio. Tutto è lasciato al caso e ai privati. Ormai siamo preda di gruppi di turisti orientali che non si fermano un minuto nei paesi. Scattano solo fotografie, calpestano i prati, non distinguono tra proprietà pubblica e privata e di sicuro non si fermano a pernottare negli alberghi. Tutto questo crea un quadro sconcertante e paradossale».

La chiesetta di Santa Maddalena ne è un esempio perfetto: il pullman si ferma, decine di turisti scendono già con il dito pronto a scattare e inizia la visita lampo. Qualche metro sul prato, decine di fotografie al minuto per poi ripartire velocemente per la prossima tappa dolomitica. «Cosa resta al paese? Zero, nulla di nulla», scuote la testa Kassan Profanter. «Purtroppo dobbiamo prendere atto di questa situazione. Noi piccoli Comuni delle Dolomiti siamo chiamati solo a sanare e salvaguardare quello che questo turismo di massa danneggia. Una volta non era così, le famiglie raggiungevano la val di Funes per passare alcuni giorni in montagna. Si creava pure un rapporto con la gente che abita qui. Nessuno, allora, avrebbe mai immaginato dei turisti che restano ai piedi delle Dolomiti solo per qualche ora e poi scappano via». Il lamento dell’amministrazione non troverà facilmente una soluzione. I tour operator, infatti, molto spesso organizzano escursioni nelle Dolomiti con visite veloci e itinerari strettissimi: una strategia per consentire ai turisti di visitare più posti possibile in poco tempo. Così si abbattono i costi massimizzando gli introiti. Il ritorno economico di ristoranti, negozi o alberghi locali, quindi, non è una preoccupazione dei tour operator a meno di non stringere accordi commerciali più o meno vantaggiosi. «Percorreremo ogni strada possibile – conclude il primo cittadino Pernthaler, intervistato dalla Rai – perché così non si può più andare avanti».

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