Furti in serie sui passi arrestati tre bolzanini

A padre, figlio e cognato sono stati contestati almeno 25 colpi


di Massimiliano Bona


BOLZANO/CORTINA. Gli inquirenti l’hanno definita una banda «a conduzione familiare», perché composta da padre, figlio e cognato: Carlo Cari, 56 anni, Conan Cari, 20 anni e Gimmi Pasquale, 26 anni. I tre, secondo i carabinieri di Cortina d’Ampezzo – che li hanno arrestati durante le feste di Natale nel capoluogo altoatesino – sarebbero responsabili di almeno 25 furti su auto in sosta ai piedi dei sentieri dei passi dolomitici. Secondo l’accusa avrebbero già smerciato una refurtiva di poco meno di trentamila euro tra tablet, smartphone, attrezzatura tecnica da montagna, vestiti e altri oggetti, prelevati in larga misura dai mezzi parcheggiati dai turisti, soprattutto stranieri.

Di sicuro la banda bolzanina non ha fatto molto per passare inosservata visto che era solita spostarsi a bordo di una Fiat 500 Abarth di colore giallo, che è stata notata prima dai carabinieri ampezzani e poi anche dai colleghi di Corvara.

La mancanza di una residenza certa ha reso più lungo e complesso il lavoro degli investigatori. Il primo ad essere stato catturato dai carabinieri - il 23 dicembre scorso - è stato il più giovane, Conan Cari, ma le ricerche a tutto campo con il supporto dei colleghi di Bolzano hanno consentito di individuare il padre Carlo Cari nell’abitazione di un conoscente mentre il cognato, Gimmi Pasquale, sentendosi ormai braccato ha preferito presentarsi spontaneamente in caserma. A coordinare le indagini è stata la dottoressa Roberta Gallego della Procura di Belluno.

Le prime segnalazioni. La banda dei tre bolzanini la scorsa estate avrebbe letteralmente terrorizzato i turisti dei passi dolomitici, come hanno sottolineato ieri i carabinieri di Cortina in una conferenza stampa. «Si trattava di veri e propri raid con numerosi obiettivi colpiti nello stesso giorno. La scorsa estate si è registrato un incremento anomalo degli episodi, il che ha fatto subito presupporre che dietro questa serie di colpi potessi esserci un’unica banda».

La tecnica usata. Il modus operandi emerso nel corso delle indagini era infatti sempre lo stesso: un’azione rapidissima, di pochi minuti al massimo. Venivano spaccati i vetri delle auto o, in alternativa, forzate le serrature, con danni anche rilevanti. Uno dei tre componenti della banda restava in auto mentre gli altri due arraffavano tutto quello che era stato lasciato incustodito in auto.Sono state prese di mira soprattutto le auto di turisti stranieri, che solitamente parcheggiano, imboccano un sentiero e tornano solo dopo parecchie ore. Dalle indagini è emerso che quasi tutti i colpi sono stati messi a segno tra le 12 e le 16, una fascia oraria durante la quale gli escursionisti non sono ancora rientrati.

Le zone colpite. Dal punto di vista geografico è stato verificato che la banda colpiva soprattutto lungo la direttrice Cortina, Passo Falzarego, Passo Valparola (il 70% dei colpi), «verosimilmente per la presenza di un maggior numero di sentieri che permettono agli escursionisti di inoltrarsi per i monti».

Segnalati tre mesi fa. A fine settembre, dopo un mese di servizi mirati, durante i quali i sospetti dei militari si erano indirizzati verso i passeggeri di una Fiat 500 Abarth di colore giallo - notata spesso aggirarsi in zona - un aiuto ai carabinieri ampezzani è arrivato dai colleghi di Corvara, che ne hanno segnalato il passaggio verso il Bellunese. L’auto sportiva è stata fermata, poi, a Son dei Prade, lungo la strada regionale 48. I tre nomadi bolzanini sono stati fermati e portati in caserma per accertamenti. All’interno del mezzo nascondevano beni di ogni genere: vestiti da uomo e da donna (alcuni ancora con l’etichetta del negozio), smartphone, materiale informatico, souvenir dell’Oktober Fest, beauty case con trucchi e altro ancora. Non avendo (ancora) denunce in mano, i carabinieri li avevano poi fatti rientrare a Bolzano. Le successive indagini hanno consentito di attribuire ai tre 25 dei 33 furti commessi per un totale di almeno 24 mila euro rubati. I tre nomadi arrestati, trasferiti nel carcere di Bolzano, dovranno difendersi dalle accuse di concorso in furto aggravato e ricettazione.

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