Furto in via Segantini, caccia al basista

La cassaforte ritrovata in un prato a Rovereto, sottratti orologi e gioielli, ma hanno lasciato la fede nuziale della signora


di Riccardo Valletti


BOLZANO. La cassaforte strappata via dall’armadio di una villa di via Segantini venerdì scorso, è stata ritrovata domenica a Rovereto, abbandonata in un prato.

Probabilmente stava lì già dalla sera di venerdì, quando i ladri in ritirata hanno deciso di fermarsi per spartirsi il bottino e mollare il pesante fardello. Una scatola metallica di quaranta centimetri per cinquanta, dal peso di circa un quintale. All’interno c’erano ancora i documenti riservati sottratti al professionista e le chiavi di auto e casa, e perfino una fede nuziale, conservata gelosamente dalla moglie del proprietario di casa e “graziata” dalla banda.

Su tutto sono in corso le indagini della polizia scientifica, a caccia di impronte digitali e qualunque altro tipo di traccia dei malviventi. E intanto si delineano meglio i contorni dell’operazione. A partire dal luogo del ritrovamento della cassaforte. Il fatto che sia stata abbandonata a Rovereto, fa pensare ad una banda in trasferta, che si muove con facilità sulla traiettoria nord-sud per colpire e poi rientrare alla base in giornata.

Visto il peso della cassaforte, e la facilità con la quale è stata trasportata, il commando doveva essere di almeno tre persone, se non quattro: non una combriccola di ladri improvvisati.

Una delle prime ipotesi, visto l’obiettivo colpito e la rapidità dell’operazione, poteva essere che gli autori del colpo in via Segantini fossero gli stessi che mesi addietro avevano colpito la casa di un altro professionista bolzanino in via Guncina. Ma con l’approfondirsi delle indagini, nel colpo in via Segantini risulta sempre più evidente un modus operandi più “esperto” di quello di via Fago.

E questo aprirebbe due scenari: o nel corso degli ultimi mesi i ladri di via Fago hanno fatto carriera, oppure quelli di venerdì sono molto più pratici del mestiere e quindi non si tratta della stessa banda.

Una domanda, che lo stesso proprietario di casa si è posto e che è al vaglio degli inquirenti, è se sia ipotizzabile la presenza di un “basista” a Bolzano, che individui le vittime, le selezioni e le segua, in modo da studiarne le abitudini, per poi segnalarle al “commando operativo” che al momento più opportuno entra in azione senza, apparentemente, lasciare tracce.

Le indagini sono ancora in corso e nessuna delle ipotesi per il momento è stata ancora scartata, gli inquirenti tentano di ricostruire i possibili movimenti della banda nelle ore di permanenza a Bolzano, in modo da individuarne la presenza in una delle telecamere presenti nella zona della casa svaligiata e permettere il riconoscimento degli autori del furto.

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