Gallo chiede la lista unica ma la sinistra lo lascia solo

Incontro tra le anime ecosociali per il futuro di Bolzano: accordo difficile L’assessore duro con Kompatscher: «Non basta un appuntamento in più »


di Alan Conti


BOLZANO. Quale vantaggio può portare alla sinistra cittadina avere un assessore di spicco come Luigi Gallo? Al momento pare nessuno, stando almeno alle strategie elettorali che si stanno delineando sullo scenario cosiddetto ecosociale. L’incontro pubblico intitolato Prendiamoci cura di Bolzano organizzato dall’esponente di Rifondazione Comunista nella sala Fronza del Cristallo è servito come primo sguardo d’orizzonte programmatico, ma anche ad annusare le intenzioni verso le amministrative. Ebbene mentre Gallo si affanna a chiedere una lista unitaria per proporsi come alternativa di peso, tutto il resto dello schieramento è quanto meno scettico. Risultato? L’assessore comincia a prendere le misure a un’avventura senza rete, senza escludere la possibilità di correre da solo. Ci fosse un cerino sarebbe tutto in mano sua mentre il resto dello schieramento sta fermo a guardare. «Si è detto che era tardi per comporre una formazione unitaria - attacca - ma ora sento addirittura parlare di primarie di coalizione a febbraio. Secondo me siamo ancora in tempo per proporci con uno schieramento ecosociale unitario». Chi dovrebbe raccogliere l’invito non chiude nessuna porta, ma ha sempre un “però” da aggiungere. «Non siamo una caserma dove non si può entrare - l’opinione del presidente del consiglio comunale Guido Margheri di Sel - però la formazione delle ultime politiche, europee e provinciali è la traccia che vogliamo seguire. Non dimentichiamoci che da qui a marzo ci sono ancora partite importanti da giocare in Comune: penso alla fusione energetica e i piani di riqualificazione urbana». La formazione, per inciso, vedeva a braccetto Sel e Verdi, mica Rifondazione di Gallo. Gli stessi Verdi, però, non hanno le stesse certezze. «È ancora tutto da discutere - taglia corto l’assessore Patrizia Trincanato - però potremmo anche scegliere di presentare una lista solo di Verdi». L’affermazione delle provinciali potrebbe incoraggiare in questo senso. Non è tanto conciliante nemmeno la consigliera comunale Wally Rungger: «Cari compagni e care compagne, le fusioni a freddo non sono la soluzione. Quel che serve, al di là della forma, è renderci conto che non siamo più un’isola felice e che Arno Kompatscher non ha cambiato di molto le leve del potere della nostra terra». Difficile chiedere una squadra unita quando nemmeno il proprio partito ci crede. È proprio il segretario di Rifondazione Comunista Gianfranco Maffei, paradossalmente, a usare i termini più duri contro il possibile accordo. «Mi disgusta mettermi al tavolo con gli altri esponenti nel tentativo di redarre una lista accettabile con un candidato sindaco che magari nessuno conosce. Pensiamo ai contenuti e alla gente». Peccato che la gente, almeno quella arrivata in via Dalmazia, chieda proprio un fronte unico. «Io credo che la gente tornerebbe a votarvi se la smetteste di pensare alle poltrone e alle aspirazioni personali» il duro richiamo di una militante di nome Sonia. Michelangelo Zanghi, dal canto suo, chiede un’alternativa comune a Luigi Spagnolli. «È stato il sindaco della cementificazione, dell’inceneritore e della viabilità discutibile. Non possiamo continuare a sostenerlo rinunciando a cercare una nuova ricetta che sia solo nostra. Una ricetta di sinistra». Dal punto di vista dei temi Gallo prova a mettere sul tavolo argomenti che saranno centrali. A partire da un rapporto con la Provincia difficile. «Purtroppo non possiamo accontentarci di un appuntamento in più con Kompatscher rispetto a quelli che avevamo con Durnwalder. Bolzano deve avere un ruolo più centrale. Il fatto che il Landeshauptmann venga al muro del Lager, poi, non può essere un fatto eclatante. Deve essere la norma». Uno sguardo anche a Casanova e sicurezza. «Dobbiamo dare risposte ai nuovi rioni, non solo le visite guidate degli architetti. Sono contento, invece, di non avere mai assistito ad ordinanze di stampo leghista senza prestare il fianco alle paranoie della videosorveglianza. Investiamo, infine, nella cultura perchè la vicenda della Capitale ha dimostrato che c’è ancora molto da fare». Vale anche per la sinistra.

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