Gallo: «La sinistra questa volta vada unita»

L’ex assessore: «Difficile recuperare il rapporto con il Pd. I quartieri? La destra gioca sulla paura»



BOLZANO. Luigi Gallo non si è ancora ripreso dallo Spagnolli ter, sfociato nel commissariamento. La sinistra, divisa tra Pd-Svp da un lato e gli alleati Verdi dall’altra, è uscita sfiancata. «Mi viene l’orticaria a pensare alle scorse comunali e a quelle che arriveranno a maggio, e non viene solo a me...», sospira Gallo. Ma pensarci bisogna e l’ex assessore riparte dalla sua idea: unire la sinistra. A maggio riuscì a ottenere solo una coalizione tra la sua lista «A sinistra per Bolzano» (con candidati di Rifondazione), Verdi e Sel.

Passano le settimane, a che punto siete?

«A una nuova partenza, spero. A Bolzano, come a Roma, cerchiamo di unire le forze di sinistra per fondare un nuovo movimento. Serve un polo di sinistra per chi non si riconosce nel Pd o nel Movimento 5 Stelle. A Bolzano ci si parla tra Sel, Rifondazione e “A sinistra per Bolzano”. Siamo agli inizi e dipende molto da come andrà a livello nazionale».

E per il Comune?

«Bisogna proprio parlarne?».

Se non volete restare fuori..

«La mia idea resta una lista unica di sinistra».

Discutete sulle formule, intanto Lega e CasaPound battono i quartieri. Ve ne siete accorti?

«Ma certo che c’è da preoccuparsi. Riempiono un vuoto, quello lasciato dalla politica progressista. D’altronde Bolzano è sempre stata un laboratorio dell’estrema destra. Siamo passati dalla retorica del disagio degli italiani alla crociata contro il degrado, che copre tutto, dal problema serio alla carta di gelato per terra. Vogliamo dare il giusto peso alle cose, distinguere tra i problemi seri di una città di medie dimensioni e l’allarmismo come categoria politica».

Perché non vi si vede?

«Cerchiamo di esserci anche noi, ma non ci si può chiedere di inseguire situazioni costruite ad arte. Secondo me, essere di sinistra significa capire i problemi e pensare alle soluzioni. La destra non vuole soluzioni. La ragione sociale di Lega e CasaPound è la paura. Sappiamo anche noi che i quartieri sono importanti e che ci sono problemi. La nuova seduta di giunta in calendario sarebbe stata organizzata ai Piani e poi avremmo fatto il giro degli altri quartieri, con assessori e tecnici comunali. Non ce l’abbiamo fatta. La giunta è caduta, evidentemente c’erano altre priorità...».

A maggio non è nata la lista unica di sinistra. Forse la nuova legge elettorale, che incoraggerà le coalizioni, riuscirà dove lei non era riuscito.

«Già la coalizione era stato un buon passo. Posto che mi auguro troveremo la massima unità, trovo pretestuoso appendere la salvezza della politica comunale alla legge elettorale. È la società ad essere frammentata. Non vanno eliminati i frammenti, ma bisogna essere capaci di fare sintesi. Il fallimento dello Spagnolli ter è legato all’incapacità di incontrarci tra valori comuni. Con Renzi è passata l’idea che uno vince e gli altri perdono».

Il centrosinistra a Bolzano è un capitolo chiuso?

«Questa anomalia andava eliminata, ce l’hanno fatta. Al momento mi sembra molto difficile recuperare. In dieci anni ho lavorato bene con il Pd, non sono una persona che mette veti a priori, ma la debolezza del Pd ha pesato molto negli ultimi mesi».

Qual è il suo profilo di candidato sindaco ideale?

«Di nuovo l’orticaria... Serve una persona di alto profilo, che possa aprire una nuova stagione a Bolzano, rilanciandola nella sua importanza. Al di là dei gossip sui nomi, la partita sarà chiara. Si confronteranno diverse idee di città: chi vuole una città della paura, chi punta sulla terna cemento-aeroporto-centri commerciali e la nostra terna cultura-ambiente-solidarietà». (fr.g.)

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