BOLZANO

Gallo (Rifondazione): «Sinistra cancellata a Bolzano dalle nostre divisioni”

La crisi: «Litighiamo su chi vuole stare al governo e chi no, e ci estinguiamo». Il rapporto con i quartieri: «Ci siamo già, non siamo gente da salotto»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Millecentosessantasei. La sconfitta della sinistra di Bolzano. Alle comunali di domenica le due liste di sinistra hanno raccolto 1166 voti in totale. Alla «Sinistra», in sostegno al candidato sindaco Renzo Caramaschi, sono andati 565 voti, pari all’1,49% . A Rifondazione comunista, in appoggio a Norbert Lantschner, 601 voti, l’1,59%. Mancata la soglia del 2,2% come liste coalizzate, sono rimaste fuori dal consiglio comunale. «Continueremo la collaborazione con Rifondazione comunista. Porteremo avanti i loro temi sociali, che sono anche i nostri», promette Maria Laura Lorenzini (Verdi), ma un fallimento è un fallimento. «Deciderò domenica per chi votare, soffrendo per la divisione delle poche forze e intelligenze di sinistra in una città che va sempre più a destra come valori e comportamenti», aveva dichiarato Luigi Gallo alla vigilia delle elezioni. L’ex assessore di Rifondazione comunista, ora più vicino a Sel, non si è candidato. Il suo appello al voto era stato bipartisan: per Anna Maria Molin e Lorenzo Vianini, dell’una e dell’altra lista. Così Gallo.

La sinistra si è estinta. Mille voti non sono nulla.

«Non ci si può girare intorno. L’anno scorso eravamo stati eletti in tre. Io e Annamaria Molin con “A sinistra per Bolzano”, Guido Margheri con Sel».

Autoestinti a causa delle divisioni?

«L’anno scorso eravamo due liste, ma con una sola candidata sindaco Cecilia Stefanelli. La crisi della sinistra è nazionale. Siamo fuori dal Parlamento da otto anni, con l’eccezione di Sel, che pure non sta ottenendo grandi risultati. In una crisi sociale ed economica così profonda, le persone da un lato scelgono un partito grande come il Pd, che offre una certa sicurezza di voto utile, dall’altro lato si lasciano attirare da chi sfrutta la paura e propone soluzioni semplici a problemi complessi. Insomma, non è solo colpa di Bolzano, che anzi arriva un po’ in ritardo alla crisi generale. Magra consolazione».

Possibili cure? Secondo Lantschner sinistra e Verdi devono imparare a parlare alle emozioni delle persone, scrollandosi di dosso i vezzi intellettuali.

«Certo, questa è una della cose da fare. Per parlare di Bolzano, uno degli elementi di autocritica è che in una situazione sociale così aspra, le persone di sinistra dovrebbero accantonare qualsiasi divisione contingente e ragionare sui valori che ci accomunano: dividere le poche forze a disposizione è una strategia perdente».

Lei non si è candidato. Non crede che questo abbia indebolito la vostra area?

«Non mi sono candidato perché lo Spagnolli ter ci ha fatto talmente male, che ho preferito “sospendermi”. Non voglio però tirarmi fuori dall’autocritica sugli errori della sinistra. Sono stato assessore e ho avuto un ruolo politico di peso. Basta dividerci tra chi vuole andare al governo e chi no, perché così siamo spariti. Il paradosso è che abbiamo le analisi giuste, ma non sappiamo come farle passare».

E tornare a stare più in mezzo alle persone?

«Mi sembra un luogo comune. La sinistra di Bolzano non sta in salotto. Persone come Annamaria Molin fanno un lavoro di volontariato sociale incredibile. Persone come Guido Margheri sono sempre in giro, si spendono. Non credo che ci sia una ricetta magica. Per questo dico: iniziamo dai fondamentali, evitiamo di dividerci».

Cosa pensa del boom di CasaPound?

«Mi preoccupa, ma non mi stupisce. Bolzano non è nuova alla destra estrema: siamo stati la culla del Msi, Unitalia ha sempre avuto due consiglieri comunali. A volte l’anima di destra della nostra città è più moderata, altre volte torna estrema».

C’è speranza di una rinascita della sinistra?

«Se facciamo presto... Perché le storie possono anche finire per sempre. Nei mesi scorsi abbiamo fondato una associazione unitaria, ripartiamo da lì, con i temi e coinvolgendo più persone possibili».













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