Gender a scuola, bufera sull’Intendenza

Urzì all’attacco: «Subdola sostituzione della famiglia». La sovrintendente Minnei replica: «Ce lo chiedono i genitori»


di Alan Conti


BOLZANO. Ogni episodio diventa un pretesto per una bufera. Sull’ideologia gender che varca le porte della scuola attraverso la “Buona Scuola” in Italia spira il vento della polemica da settimane. L’Alto Adige, da un certo punto di vista, ne era rimasta sostanzialmente lambito ma nelle ultime ore la questione è tornata prepotentemente ad occupare il dibattito in quella delicatissima terra di mezzo tra la politica e le istituzioni scolastiche. Prima il consigliere comunale della Lega Nord Marco Galateo (storicamente impegnato sulla tematica) ha depositato una mozione in cui si chiede di «condannare l’equiparazione al matrimonio di qualsiasi altra forma di unione, così come l’adozione di figli da parte di due persone dello stesso sesso». Una sorta di bomba ad orologeria al voto perchè gli orientamenti all’interno dei partiti in questo campo sono piuttosto variegati.

Più strettamente inerente al campo della didattica e della formazione dei bambini è la protesta avanzata ieri dal consigliere provinciale di Alto Adige nel Cuore Alessandro Urzì. Motivo del contendere una pubblicazione della Sovrintendenza di due anni fa intitolata “Alla scoperta della Costituzione 2” che riporta due pirati barbuti che vanno a fare la spesa assieme a un bambino nel carrello. Tanto basta. «Non è tanto la vignetta in sè - spiega Urzì - ma il fatto che subdolamente la scuola italiana introduca l’ideologia gender all’interno di un volume che veniva distribuito ai bambini nell’ambito di diversi incontri sulla Costituzione. Questo mi pare che nulla abbia a che fare con la Costituzione». Non sembra nemmeno un disegno particolarmente esplicito per la verità. «D’accordo, ma il nodo della questione è la chiarezza verso le famiglie. Vogliono introdurre l’ideologia gender? Lo dicano apertamente ai genitori delle scuole e apriamo un vero confronto politico e di orientamento. Anche di sensibilità. Noi siamo liberali e rispettiamo ogni forma di affettività, ma qui si parla di architravi dell’educazione che spettano solo alla famiglia senza subdole ingerenze». Christian Tommasini, dal canto suo, alza il sopracciglio e quasi si stupisce. «Sul serio stiamo costruendo una polemica su un disegno pubblicato due anni fa? Non ho molto da dire se non che molto spesso la malizia è negli occhi di chi guarda».

Il mondo della scuola, però, non può cavarsela solo con una battuta perchè il nodo non è tanto sui pirati barbuti, ma sul concetto stesso di educazione formativa in questo campo. «Abbiamo avuto molteplici incontri» spiega la sovrintendente Nicoletta Minnei. E questi incontri a cosa hanno portato? «Allora, noi trattiamo questi progetti come qualsiasi altro progetto. Nell’ambito dell’autonomia scolastica c’è una filiera rodata e un meccanismo di cui ci fidiamo. Ogni progetto, quindi anche quelli inerenti l’affettività, passano al vaglio del consiglio d’istituto prima di essere presentati a tutti i genitori all’interno del Piano dell’Offerta Formativa. Attenzione che nel consiglio d’istituto la componente delle famiglie è rappresentata, quindi non parliamo di esclusioni. Senza contare che spesso sono i genitori a chiederci di approfondire la questione». La crepa tra favorevoli e contrari, insomma, è piuttosto profonda e di gestione non semplicissima. «Seguiamo la strada progettuale di sempre - chiude Minnei - ma non avvitiamoci troppo su questo. Perchè nessuno si interroga su tutto quello che internet porta agli occhi dei nostri giovani? A me sembra un problema anche più pericoloso».

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