Geriatria, il 28% dei pazienti legato al letto

La "contenzione" degli anziani e nei reparti di psichiatria: i dati altoatesini e la testimonianza del senatore Ignazio Marino



BOLZANO. Si è partiti dalle immagini choc girate dentro gli ospedali psichiatrici giudiziari per finire, drammaticamente, sui numeri altoatesini della «contenzione». Nella nostra provincia, ha spiegato il primario di geriatria di Bolzano Albert March, si è molto ridotta la pratica di legare ai letti i malati di mente e gli anziani "problematici". Ma questa pratica continua. E più di tutto fanno impressione le cifre che riguardano proprio gli anziani. Nel reparto di geriatria di Bolzano la contenzione riguarda 14 dei 50 degenti. Il 28 per cento. Il primario ha offerto i dati dopo le provocazioni e le domande del consigliere provinciale dei verdi, Riccardo Dello Sbarba, intervenuto nel corso del dibattito che è scaturito dal confronto organizzato da "psichiatria democratica".  Numeri che fanno pensare. E che impressionano soprattutto dopo aver visto le immagini e aver sentito le testimonianze raccolte dalla commissione parlamentare d'inchiesta sugli Ospedali Psichiatrici Giudiziari. Al centro civico di Oltrisarco ieri è stato proprio il presidente di quella stessa commissione, il senatore del Pd Ignazio Marino, a commentarle. Nel maxischermo è apparso un uomo nudo, legato con cinghie di cuoio a un letto di ferro arrugginito, con un buco nel centro per lasciar cadere in un secchio le sue feci. «Quella persona stava lì da giorni - racconta Marino, testimone oculare della scena - e dai dati raccolti non risultava nemmeno pericolosa». «Quelle immagini sono solo un esempio di quello che la commissione ha trovato con i controlli a sorpresa all'interno delle strutture: condizioni di vita indegne e totale assenza di cure, i pazienti venivano legati per giorni e abbandonati a loro stessi». Con questa denuncia, la commissione mira alla chiusura di queste strutture, prosegue Marino, «dal '78 a oggi la psichiatria italiana ha fatto passi da gigante, ma le strutture penitenziarie non hanno recepito nessun miglioramento, sono rimaste un inferno nascosto».  Al tavolo dei relatori, moderati dal caporedattore dell'Alto Adige Paolo Mantovan, sedevano due luminari del campo, il dottor Ernesto Venturini, prima allievo e poi collaboratore di Franco Basaglia, padre della moderna psichiatria e della legge che nel 1978 decretò la fine dei manicomi in Italia, accompagnato dal giudice e presidente della corte d'Assise di Bologna, Leonardo Grassi. «L'Ospedale Psichiatrico Giudiziario - ha spiegato Venturini - è solo l'ultimo anello di una catena di processo basata sulla costrizione, è un fenomeno diffuso in Italia anche nelle case di cura per anziani affetti da malattie psichiche, in giro c'è ancora chi usa la camicia di forza nonostante sia vietata da anni». Questi procedimenti, in palese violazione col codice deontologico dei medici spiega Grassi, sono anche configurabili come reati gravi, «purtroppo emergono solo in casi eccezionali, dopo cioè l'intervento di altre istituzioni come in questo caso». (ri.va)













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