Gheser: il fuoripista? Un campo minato

L’esperto della Provincia invita a diffidare dalla neve: «É poca e tende a creare strati poco omogenei tra loro»


di Alan Conti


BOLZANO. E' un campo minato e non è affatto un gioco. Questo inverno regala un profilo sinistro ai manti nevosi in quota e le valanghe, oltre a essere più numerose, sono mediamente più ampie e pericolose. A spiegarlo è l'analisi del geometra Fabio Gheser del servizio prevenzione valanghe inquadrato nell'ufficio idrografico della Provincia.

Il vento, le poche precipitazioni e le temperature sono gli elementi di un cocktail da prendere con le molle. «Esatto, l'accumulo eolico è certamente l'elemento più preoccupante della situazione in questo momento. Si stanno formando degli strati molto diversificati di neve che sono coesi in lastroni, ma non in modo uniforme e compatto tra loro». In termini concreti significa che basta sbagliare un calcolo per innescare il drammatico distacco di una parete piuttosto ampia. «Fuori pista è un campo minato dove l'innesco di una frattura porta a valanghe con fronti molto ampi». Le grandi dimensioni sono state tragicamente decisive nella slavina che il giorno dell'Epifania in valle Aurina ha ucciso Hartmann Stifter.

Questa la situazione empirica, ma può essere interessante scoprire come questa si determini. «Il vento – spiega Gheser – è stato forte nei giorni scorsi sollevando e trasportando interi strati di neve da una parte all'altra del territorio. Nello spostamento, però, i cristalli perdono la loro conformazione classicamente a stella. Diventano irregolari, talvolta più tondi con meno ramificazioni, senza perciò avere la stessa presa sul manto già depositato. Tra di loro, però, tendono a compattarsi in lastroni. Risultato? Interi strati slegati tra loro che hanno una scarsissima tenuta data la diversa composizione fisica e meccanica».

Una situazione particolarmente preoccupante. «In realtà è la classica situazione di un inverno subalpino come dovrebbe essere il nostro. L'evento eccezionale, semmai, è stato l'anno scorso quando la neve è caduta in grande quantità. E' stata la dimostrazione che tante precipitazioni non determinano un pericolo maggiore di valanghe, anzi». Una riflessione che sembra essere confermata dalle statistiche. «Gli incidenti registrati in tutto lo scorso inverno sono stati 20, quest'anno siamo già a 10. Attenzione, parliamo di eventi naturali e non di conseguenze sulle persone. Quelle possono dipendere anche dalla fortuna. In ogni caso l'anno scorso abbiamo avuto un morto sotto la valanga e quest'anno, purtroppo, abbiamo già raggiunto quel numero». Quali sono, dunque, le contromisure da mettere in gioco? «Direi massima attenzione giorno per giorno alle condizioni della neve. Il bollettino valanghe va consultato costantemente così come non ci si può fidare delle sensazioni avute ieri o l’anno scorso. Purtroppo si tende a cadere spesso in questo errore». Poprio il bollettino provinciale, dunque, metteva in guardia da una neve giudicata vecchia e con strati deboli. Sulla cresta di confine, comunque, il pericolo viene classificato di grado 3 marcato, mentre sul resto del territorio si staziona al livello 2 moderato. «La soluzione valanghiva in Alto Adige - si legge nel documento - rimane particolarmente critica.I passaggi da poca a molta neve su pendii ripidi di tutte le esposizioni oltre i 2100 metri vanno ancora valutati. I punti pericolosi aumentano con la quota. Per escursioni è necessaria una buona capacità di valutazione del pericolo».

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