Giovane in coma a Bolzano: indagati due operatori del 118

Incidente probatorio per il caso di Mattia Fiori. Il perito del giudice: c'è stata negligenza


Mario Bertoldi


BOLZANO. Le conclusioni del perito hanno riaperto il caso di Mattia Fiori, il giovane bolzanino in stato di coma irreversibile da tre anni e mezzo a seguito di uno shock anafilattico che lo colpì mentre si trovava a casa da solo. L'intervento dei soccorritori del 118 sarebbe stato coordinato male dalla centrale operativa. E' quanto ha fatto intendere il perito che davanti al giudice ha parlato di lieve negligenza. La valutazione è stata espressa dal medico legale di Varese Antonio Osculati scelto dalla giudice Isabella Martin per l'incidente probatorio disposto dopo il rigetto della richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura. La negligenza di cui ha parlato il perito è lieve ma potrebbe aver favorito il dramma. Il dottor Osculati ha fatto riferimento in particolare alla registrazione della drammatica telefonata che Mattia Fiori riuscì a fare al 118 per chiedere aiuto dopo essersi sentito male a seguito dell'ingerimento di un farmaco (che aveva assunto anche altre volte). Sono due gli operatori del 118 iscritti a registro dalla Procura della Repubblica con l'ipotesi di accusa di lesioni colpose. La nuova richiesta di archiviazione avanzata dal pubblico ministero Donatella Marchesini non è stata per il momento ancora accolta anche perchè gli avvocati Alberto ed Elena Valenti hanno espresso opposizione chiedendo di discutere il caso in camera di consiglio. Cosa sostiene la parte lesa? Molto semplicemente che dalla registrazione della drammatica telefonata emergerebbero precise responsabilità da parte di coloro che gestirono la richiesta di aiuto. Dalla registrazione, infatti, emergerebbe chiaramente che Mattia Fiori fece presente di essere solo in casa. Sempre al telefono gli operatori del 118 si sarebbero resi conto che il giovane aveva perso i sensi. Proprio per questo i soccorsi avrebbero dovuto essere gestiti in maniera diversa, prevedendo cioè che il ragazzo non avrebbe potuto aprire la porta ai soccorritori, mobilitando dunque subito oltre all'ambulanza (con rianimatore a bordo) anche polizia e vigili del fuoco per l'apertura forzata della porta. In realtà si persero diversi minuti preziosi. Davanti al giudice Isabella Martin il dottor Osculati ha fatto riferimento a forme di presunta negligenza da parte degli operatori del 118 che inviarono i soccorritori sul posto. Questa valutazione, però, non può portare alla certezza che un intervento più rapido avrebbe permesso di salvare Mattia Fiori dalla morte cerebrale. In altre parole non c'è certezza scientifica che l'attuale stato vegetativo di Mattia Fiori (da oltre tre anni in coma irreversibile) sia conseguenza del ritardo dei soccorsi. La mancanza di certezza su questo fronte rende molto improbabile la prosecuzione dell'inchiesta penale (comunque ancora aperta) ma spalanca le porte a nuove azioni legali dei genitori del ragazzo in sede civile. Con possibile coinvolgimento delle compagnie di assicurazione del 118.

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