Gli 85 anni in parete di Lino Marasca,  il “ragno” di Oltrisarco 

Il personaggio. «Mi sento in forma, ma non se so quest’anno farò il presepe sulla roccia»



Bolzano. Lino Marasca ha compiuto 85 anni. Di questi, ne ha passati una ventina a portare un presepio in cima alla falesia di Aslago. A dicembre lo ha issato su per i gradoni e i sentieri che sovrastano la città e il quartiere e a dicembre lo ha tirato giù. E adesso? Lino, tazzina del caffè in mano, guarda di sottecchi la moglie che se lo sta versando. Abbassa la voce: «Renate non vuole...», sussurra.

Poi, quando esce dalla stanza aggiunge: «Dice che basta. E anche in famiglia me l'hanno fatto capire». E lei? «Ci ho pensato per un po’, poi mi sono detto che a 85 anni potrei ancora salirci lassù ma meglio non rischiare. Altrimenti chi la sente Renate se mi faccio qualcosa...».

Lino Marasca è una istituzione a Oltrisarco. Il Comune gli ha fatto anche un post sul suo sito. Del tipo: visitate il presepe di polistirolo issato sopra il Virgolo. Come fosse un luogo notabile. Lui, d'altro canto, ha passato una vita senza mai star fermo un istante. Sembra che le gambe gli si muovano anche a letto, quando dorme. Testimoni confermano. Oddio, dorme: a letto quando serve e sveglia all'alba. E poi atletica, corsa, pesi. E ancora canoa. Uno che il triathlon o le gare da “iron man” le ha inventate prima che le inventassero. Un fisico d'acciaio senza esibizioni.

E poi la montagna. Il vero amore?

In realtà ho amato tutto quello che facevo. Ma sì, la montagna è stato amore. Quasi a prima vista. Anche perché me l'ha fatta capire e insegnata l'amore della mia vita.

Cioè?

Prima di conoscere Renate non ci ero mai salito, lassù. Poi l'ho conosciuta e mi ha detto : o vieni con me o addio.

E lei, Lino?

Beh, non potevo lasciarmela scappare. Perché Renate sarebbe scappata, lo so... E abbiamo iniziato.

Quando vi siete sposati?

Era il 1966.

E Lino era a Bolzano dal?

Sono arrivato qui nel '38. Avevo poco più di due anni. I miei erano di Ala. E io da quando ho potuto, ho sempre lavorato. Ho fatto il piastrellista, sono stato in polizia. Passando da Moena a Padova, nei centri sportivi.

Perché lei ha sempre fatto sport, no?

Sempre. Mai interrotto. Anni e anni. Passando dall'atletica leggera al lancio del peso. Poi ho scoperto la canoa. Quella che si fa sui fiumi, canoa fluviale. Mi divertivo come un matto. Lo avrei fatto tutta la vita. Ma...

Ma?

A Renate non piaceva l'acqua. A lei piaceva camminare in montagna. Così mi ci sono messo anch'io.

Naturalmente non poteva accontentarsi di passeggiare sui sentieri...

Mai. Insieme le abbiamo fatte tutte. Intendo le montagne più alte d'Europa. Dal monte Bianco al monte Rosa, all'Ortles alla Marmolada. Ho imparato a usare le attrezzature, a conoscere il mio corpo in quota, a rischiare il giusto.

E da quella passione è nata l'idea della roccia di Aslago...

E certo. Era qui vicino. Era lì che mi sfidava.

Ma siccome non poteva solo salirla, ha pensato di farci salire anche un presepio su quella falesia urbana.

Sono rocce inconfondibili. Molto divertenti. L'ho fatto da solo perché certe cose è bello farle così. Primo mi sono inerpicato lungo una delle ferrate che sono lì da un po' di anni, ho raggiunto un punto a picco sul luogo scelto per il presepe e da lì mi calavo per una decina di metri.

Nel dente della falesia?

Appunto. Sgancio il presepe e poi di solito mi lascio andare in corda per altri venti metri. E quindi atterro.

E come stava?

Fresco e felice.

Come ci si sente a 85 anni?

Allora, mettiamola così: mi sento bene. Ma inizio anche a sentire che qualche volta mi pesano sulla schiena, questi anni. Per fortuna ho le ossa buone. Quelle che mi hanno tenuto sempre in piedi anche nelle situazioni più complicate.

Però ha detto basta.

No io. È stata lei. Almeno al principio. Perché della questione del presepe ho iniziato a parlarne qualche mese fa, in famiglia. Ho detto: bene, allora inizio a prepararmi, vado a vedere come sta la falesia, mi rifaccio gli occhi...».

E poi?

Ho capito che non era aria. Prima tutti zitti, a lasciarmi parlare, poi la Renate mi ha detto che questa volta non era più il caso. Io ci sono rimasto ancora qualche giorno sul pensiero ma poi ho realizzato che andava bene così. Prima o poi si doveva smettere. Meglio adesso che, ma questo non ditelo, potrei ancora salirci».













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