Gli astronauti nella gola del Bletterbach

Tra loro anche Parmitano, membro della stazione spaziale nel 2013. Lo scrittore D’Andrea: «Quello è un luogo magico»


di Antonella Mattioli


ALDINO. La gola del Bletterbach? Come Marte. Almeno secondo l’Esa (Agenzia spaziale europea) e l’Università di Padova, che nell’ambito del programma del corso di geologia “Pangea” per astronauti, hanno inserito una giornata di visita e studio nel famoso canyon ai piedi del Corno Bianco, nel comune di Aldino.

Mercoledì un gruppo di una quindicina tra astronauti e aspiranti cosmonauti era nella gola del Bletterbach, tra loro anche Luca Parmitano, che è stato sulla Stazione spaziale internazionale dal 28 maggio all’11 novembre 2013 e lo spagnolo Pedro Duque, nello spazio dal 29 ottobre al 7 novembre 1998 per la missione STS-95 con lo space shuttle Discovery e sulla Iss dal 18 al 28 ottobre 2003.

Francesco Sauro, speleologo e geologo padovano ideatore del progetto, spiega così il corso e la giornata passata nella gola del rio: «Abbiamo creato un corso che permetta agli astronauti, nelle future missioni su altri corpi planetari, di individuare le zone migliori per l’esplorazione e le rocce più interessanti dal punto di vista scientifico dove prelevare campioni per ulteriori analisi da parte degli scienziati sulla Terra».

«Noi - dice orgoglioso il presidente del Geoparc Bletterbach, Peter Daldos - l’abbiamo scoperto per caso. Sapevamo che mercoledì un gruppo formato da una quindicina di persone aveva prenotato una visita attraverso l’Università di Padova, ma questo è normale. Perché abbiamo ormai da anni rapporti di collaborazione con diverse facoltà di Geologia, italiane e straniere. Che fossero astronauti l’abbiamo intuito quando, a fine giornata, è iniziato a piovere e si sono fermati un po’nel Centro visitatori: è lì che abbiamo capito che erano “visitatori” speciali. La conferma l’abbiamo avuta andando sul sito dell’Esa, dove nel frattempo avevano pubblicato le foto scattate in mezzo alla gola».

Il viaggio-studio degli astronauti conferma l’interesse per il Bletterbach, sito che appassiona sempre più scienziati, come normali escursionisti, e poi famiglie con bambini, perché “racconta” 40 milioni di anni di storia della terra. I visitatori sono circa 60 mila all’anno: «Il numero è aumentato notevolmente da quando è diventato Patrimonio dell’Unesco: arrivano qui da tutto il mondo. Tra pochi giorni verrà anche una scolaresca di Mestre, interessata a vedere dove è ambientato il libro “La sostanza del male”».

L’autore è Luca D’Andrea, insegnante bolzanino: questo è il suo primo libro che sta riscuotendo un grandissimo successo anche all’estero.

«Per me il Bletterbach - dice -è un luogo magico, dove come in pochi altri posti al mondo, senti il peso del tempo».

In realtà, ai protagonisti del suo romanzo noir il canyon non ha portato fortuna, ma a D’Andrea sta dando grandi soddisfazioni: «Mi sono preso un anno sabbatico: in fondo tra precario della scuola e precario dell’editoria non cambia molto. Battute a parte, sto seguendo la traduzione del libro in 31 lingue. Inoltre ho diverse proposte per farne un film o una serie tv».













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