Gli autisti Sasa: noi, malpagati e stressati 

«Incassiamo poco più di 1.300 euro al mese per stare tutto il giorno nel traffico alle prese con un’utenza maleducata»


di Valeria Frangipane


BOLZANO. La Sasa cerca autisti ma non li trova. E il sindacato Fit-Cisl-Sgb con Maurizio Albrigo, Christian Tschigg, Mirco Costantini - mette il dito nella piaga: «Per forza non li trova... ricordate che passano 7 ore al giorno alla guida, sono malpagati, stressati, troppe volte costretti a difendersi dalla maleducazione e dalla violenza altrui». La rivoluzione dei percorsi - che ha portato alla soppressione di molte fermate - ha surriscaldato un clima già teso col personale Sasa costretto a fronteggiare le proteste dei passeggeri.

Al di là delle parole sono i numeri a parlare. «Entro la fine del 2019 Sasa (325 collaboratori di cui 240 autisti) vedrà andare in pensione una ventina di dipendenti. E proprio per non trovarsi in difficoltà l’azienda ha aperto un concorso per nuove assunzioni. Cento le domande presentate, tredici coloro che si sono faatti vedere ed alla fine solo sette gli idonei». Una miseria. «Chiaro che i numeri non tornano. Sasa ha reagito puntando sull’”apprendistato professionalizzato” per assumere nove autisti che all’inizio si faranno le ossa iniziando a lavorare in officina. E ne sta cercando altri dieci attraverso un’agenzia interinale. Ma noi abbiamo detto e ripetuto che per uscirne servirebbe che la Provincia organizzasse corsi di apprendistato di 7/8 mesi». Ma il problema centrale per i sindacalisti è un altro. «Questo lavoro è poco ambito perchè per vivere qui servono troppi soldi e con uno stipendio massimo che supera di poco i 1.300 euro al mese chi ha famiglia va poco lontano. E non è tutto. Con un tasso di disoccupazione sotto il 3% è chiaro che per trovare lavoratori bisogna aumentare lo stipendio a più di 1.800 euro al mese. Almeno». Ricordiamo che l’Unione nazionale dei consumatori a proposito di Bolzano ci dice che una maggior spesa annua (rispetto al resto d’Italia) pari a 1.622 euro (per quattro persone) determina un grave impoverimento delle famiglie. E i sindacalisti rincarano la dose. «Ovvio che con 1.300 euro al mese non si campa». Ma ci sono altre questioni che frenano l’accesso alla professione. «Tutti i giorni ne capita una nuova. Purtroppo gli episodi di maleducazione, violenza verbale e non solo... si ripetono in continuazione. Abbiamo a che fare con utenti alterati, ubriachi, in stato confusionale dovuto all’assunzione di sostanze di vario tipo, e con persone troppo spesso incivili ecc.». Gli autisti temono anche le aggressioni. «La cosiddetta “porta alta” che ci divide dal resto del mezzo è stata montata solo sul 70% dei bus e così spesso chi lavora lo fa, in certe situazioni, a nervi scoperti».

Come se non bastasse a peggiorare una situazione già tesa si sono aggiunte le infinite e spesso accese proteste dei passeggeri soprattutto per i nuovi percorsi dei bus della linea 1, 12 e 15. «Effettivamente la rivoluzione scattata lo scorso dicembre (con l’inizio dell’orario invernale) continua a creare pesanti disagi. E noi siamo il front office, la prima linea delle lamentele, degli sfoghi ed a volte degli insulti ma dobbiamo dire che a volte le proteste - quelle garbate - sono sacrosante». Basti pensare a viale Principe Eugenio, a Sant’Antonio ecc. Anche al giornale per settimane è arrivato un fiume di lettere, di mail, una montagna di segnalazioni, di richieste, di suggerimenti e, appunto, di lamentele, col presidente - Stefano Pagani - che ha promesso soluzioni, correttivi e cambiamenti di percorso.

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