Gli studenti: alla Lub poca democrazia

Scintille all’inaugurazione dell’anno accademico: «Non c’è libertà di critica». Pochi giovani in aula magna


di Riccardo Valletti


Mentre le piazze di mezza penisola bruciano della protesta degli studenti universitari, il dissenso studentesco nostrano si fa battere le mani da un’aula magna non affollata da ragazzi, ma piena delle personalità illustri della politica, dell’economia e della cultura altoatesine.

Con voci pacate e un’oratoria densa e concentrata sui contenuti, Philipp Nabholz, rappresentante per gli studenti nel consiglio di università, e Laura Costantini, del consiglio di facoltà di Bressanone, hanno condotto a due voci e in tre lingue fluenti, una lectio ineccepibile sulle disfunzioni della Libera Università di Bolzano, che è quello che spicca della tradizionale cerimonia d’inaugurazione di questo anno accademico, il quindicesimo, dell’ateneo altoatesino.

Per misurarne le contraddizioni basta partire dal suo nome, attacca Laura, «Libera: come sono liberi i docenti di precludere ogni possibilità di critica, liberi anche di impedire una già difficile armonizzazione tra vita privata, lavoro e studio imponendo la frequenza obbligatoria, ma anche liberi di chiudere ogni canale di comunicazione diverso dalla lezione frontale, per evitare il “contraddittorio”».

E ancora attacca Philipp, «Università: ma che si comporta come una scuola che tratta i suoi studenti da ragazzini, che non possono gestire in autonomia i loro studi; università senza campus, dove gli studenti sono pendolari che tornano a casa la sera, che hanno enormi difficoltà a socializzare, nonostante la ricchezza culturale delle diverse lingue e delle molte nazionalità presenti, e che continua intanto a vantarsi di essere interculturale». E ancora, il colpo di grazia a due voci, «di Bolzano: quando in realtà le sedi sono tre contando anche quella di Brunico, ma trattate da figli indesiderati, dove le pareti sono grigie e uno scaffale viene spacciato per biblioteca». Eppure, la conclusione, «siamo ancora qui, non andiamo da nessuna parte, ne parliamo e vogliamo cambiamenti». Scroscio di applausi, più di quelli riservati ai big della cerimonia, che pure si sono fatti sentire, in una sala dove a mancare erano proprio o giovani.













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