Gnecchi: «Alle materne più maestre tedesche»

La deputata del Pd: «Dobbiamo investire di più sull’apprendimento precoce della seconda lingua e sulle attività extrascolastiche con i due gruppi assieme»


di Antonella Mattioli


BOLZANO. «Nell’apprendimento delle lingue straniere tutto si gioca in quell’arco di tempo che va dai due-tre anni fino ai sei: è in questa fase che il bambino è maggiormente ricettivo e impara in modo del tutto naturale una o più lingue. Per questo, alla luce di quanto emerso dallo studio dell’Eurac, propongo di ripartire da dove abbiamo iniziato 20 anni fa, ovvero dalla scuola materna. È qui che bisogna concentrare sforzi ed investimenti». Luisa Gnecchi, prima di essere eletta deputata del Pd è stata per dieci anni (dal 1998 al 2008) assessora provinciale con competenza sulla scuola: tra le priorità del suo mandato c’era appunto il miglioramento dell’apprendimento del tedesco. Lo stesso obiettivo perseguito poi dal suo successore Christian Tommasini. Ma lo studio effettuato dalle due ricercatrici dell’Eurac Chiara Vettori ed Andrea Abel, dice che negli ultimi anni, nelle quarte superiori altoatesine, le competenze di seconda lingua sono in generale notevolmente peggiorate. Solo il 20% degli studenti tedeschi, contro il 40% di 7 anni fa, ha una buona conoscenza dell'italiano, ma altrettanti riescono a farsi capire con gran difficoltà, mentre prima erano solo il 3%. Fra gli italiani il peggioramento non è stato così marcato, le competenze in tedesco però si attestano in prevalenza a un livello elementare. Per la maggior parte degli studenti delle scuole italiane non è possibile partecipare attivamente a una discussione in tedesco su temi quotidiani. I risultati non sono entusiasmanti nemmeno per quanto riguarda il Clil, l'immersione linguistica su cui tanto ha puntato la scuola italiana negli ultimi 20 anni.

Onorevole Gnecchi si aspettava questi risultati?

«Sinceramente no, anche perché il livello di conoscenza del tedesco tra i giovani di lingua italiana è indubbiamente migliorato. E questo spiega anche perché i genitori sono meno assillati dalla paura che i figli non imparino la seconda lingua».

Sarà come dice lei, ma la ricerca - effettuata su basi scientifiche e non su impressioni soggettive - giunge a conclusioni diverse: cosa si può fare?

«Partire dallo studio per correggere la rotta. Bisogna aumentare la presenza di insegnanti di madrelingua tedesca nelle scuole materne italiane, perché in questo modo i bambini si abituano alla pronuncia, assimilano in modo discorsivo la seconda lingua, imparano giocando».

Ottima ricetta se non fosse che se si aumenta la presenza di insegnanti di madrelingua tedesca, si perdono posti riservati alle insegnanti di lingua italiana.

«Pericolo evitabile se almeno in una parte delle scuole materne tedesche si farà altrettanto».

Nulla fa pensare che sarà così.

«Lo studio dell’Eurac dice che il peggioramento nelle competenze linguistiche riguarda più gli studenti tedeschi che gli italiani. Questo dovrebbe indurli a potenziare l’italiano negli asili tedeschi».

Non sembra che quest’esigenza sia particolarmente sentita, tanto che non c’è la corsa delle famiglie tedesche ad iscrivere i figli nelle scuole italiane.

«Perché non vogliono passare per traditori dell’identità sudtirolese. Ma l’esigenza l’avvertono anche loro tanto che più d’uno sceglie la baby sitter italiana. Non solo, quando a suo tempo l’allora assessora Sabina Kasslatter Mur decise di anticipare l’introduzione dell’italiano già in prima elementare, temeva di perdere metà dei voti, si sbagliava: da un sondaggio risultò che il 93% delle famiglie condivideva la scelta».

Secondo la ricerca non è stata riscontrata alcuna differenza tra gli studenti che hanno avuto esperienze di insegnamento Clil e chi non ne ha avute: una delusione per chi come lei 10 anni fa ha voluto l’introduzione del bilinguismo (parte delle lezioni in italiano e parte in tedesco) alle elementari Manzoni.

«Non si può pensare di fare tutto in classe. Per questo io e l’allora assessore Saurer avevamo scelto di utilizzare le risorse del "pacchetto famiglia" per potenziare le attività extrascolastiche insieme, italiani e tedeschi, proprio per aumentare le possibilità ludiche e extrascolastiche con i due gruppi linguistici insieme. Pur essendo noi la scuola pubblica, avevamo pensato che per il bene dei bambini fosse meglio potenziare l'extrascolastico rispetto ad un potenziamento del tempo pieno all'interno delle scuole separate. Poi però le scuole hanno scelto di utilizzare quelle risorse nelle scuole e quindi separatamente. Bisogna che le scuole utilizzino l'autonomia delle istituzioni scolastiche, la legge provinciale del 2000, al massimo delle potenzialità del territorio su cui agiscono, con un grande coinvolgimento dei genitori. Solo questo potrà neutralizzare le tendenze che abbiamo visto trovare spazio nella Convenzione troppo frequentata dalle destre nazionaliste tedesche».

E disertata dagli italiani.

«Ha sbagliato il Pd a non spingere di più per coinvolgere il gruppo italiano. Su certi temi non si può mai abbassare la guardia».

Il suo partito dice però che i problemi etnici sono superati.

«Non si può far finta che non esistano. E la Convenzione ha dimostrato che ci sono eccome».













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