Grando torna all'Ipes: i colleghi l’abbracciano

Ha passato la mattinata in via Milano. Ha offerto brioches e cappuccini. Ma gli abitanti di piazza Matteotti non gradiscono: "Dovrebbe vergognarsi a presentarsi qui tra pacche e sorrisi"


Antonella Mattioli


BOLZANO. Completo grigio, camicia bianca, viso disteso, occhiali da sole. Sono appena passate le 9 quando Stefano Grando, ex direttore del centro servizi inquilinato dell’Ipes, esce di casa per il suo primo giorno di libertà, dopo 68 giorni passati nel carcere di via Dante con l’accusa di corruzione.

Arriva in Vespa fino in piazza Walther, fa due passi in centro, si concede un caffè. Qualcuno lo riconosce. E, contrariamente a quanto accade spesso in questi casi, non fa finta di nulla. Anzi. Si avvicina: strette di mano, pacche sulle spalle, sorrisi. Imbarazzo da parte sua? Assolutamente no. «Perché dovrei? Non ho nulla da nascondere. La Procura farà la sua parte, io la mia».

Poi, il ritorno in quello che per 30 anni è stato il suo regno. Via Milano, uffici dell’Ipes. Lui era il potente direttore del centro servizi all’inquilinato, affiancato da Peter Kritzinger, che uscirà dal carcere di Trento domani. Trattava direttamente con piccoli imprenditori e artigiani per i lavori di manutenzione di 12 mila alloggi Ipes. Che significa un bugdet di oltre quattro milioni di euro l’anno.

Gestiva i rapporti con gli inquilini. E quando c’era qualche sfratto delicato da eseguire, toccava a lui parlare con le famiglie che si rifiutavano di andarsene. Ed era lui in prima linea anche quando c’era qualche assemblea infuocata di inquilini arrabbiati con l’Istituto.
Da via Milano i carabinieri lo hanno portato via la mattina del 10 giugno, quando sull’Istituto si è abbattuta la bufera giudiziaria. Allora i dipendenti Ipes indagati erano 8, oggi sono 11 e 16 imprenditori.

Prima di concedersi alcuni giorni di relax al mare, Grando passa a salutare i colleghi. In piazza Matteotti fa due chiacchiere con l’edicolante, che conosce da sempre. Gli lascia il casco e sale velocemente le scale della sede Ipes. Esce poco dopo. Ma stavolta non è solo: assieme a lui ci sono almeno una decina di colleghe e colleghi. Si va a festeggiare al bar Cubana sotto il portico di piazza Matteotti: caffè, cappuccini, brioches per tutti. Grando ride, scherza, racconta: in cambio riceve strette di mano e pacche sulle spalle di solidarietà.

Un’accoglienza quasi da eroe. La scena è surreale. Ma dagli uffici di via Milano, gli impiegati spiegano: «Stefano lavora qui da 30 anni. È amato e benvoluto, anche perché è molto capace. L’inchiesta? Aspettiamo l’esito del processo. Se ha sbagliato pagherà. Fino a prova contraria, vige la presunzione di innocenza. Oggi siamo felici per lui, perché è la fine di un incubo».

La sensazione è che gli impiegati onesti di via Milano vivano una sorta di sindrome da accerchiamento. «Sono mesi che siamo sempre sui giornali. Il fango è caduto anche su di noi. E adesso la Provincia utilizza questa storia per mettere le mani sull’Istituto. Ma vogliamo rimanere indipendenti».

La rimpatriata di Grando, ovviamente, non passa inosservata.
In piazza Matteotti, ci sono gli inquilini Ipes che hanno il dente avvelenato e guardano indignati la scena. I commenti, mai a voce alta, sono più o meno di questo tenore: che faccia tosta, non si vergogna a venire qui? E poi ancora: in carcere a quanto pare si sta benone.

È ormai mezzogiorno quando Grando si avvia a prendere la Vespa. Ma non può andarsene perché, ad ogni passo, c’è qualcuno che lo ferma per esprimergli solidarietà.
C’è un signore, forse un ex dipendente Ipes, che appena lo vede, gli si avvicina e gli dice: «Io sto dalla tua parte». Si salutano con la promessa di rivedersi appena rientrerà dalle ferie «forzate» fino al 3 settembre.

Sta per inforcare la Vespa quando gli arriva l’abbraccio di un altro conoscente. È Pietro Bonadio, un imprenditore bolzanino che lavora con l’Ipes. Anche da lui Grando riceve parole di stima e solidarietà. «Mai pagato - assicura Bonadio - per lavorare con l’Istituto. A meno che non si consideri tangente un caffè offerto a Grando».

L’ex direttore del centro servizi inquilinato tornerà a lavorare lunedì 6 settembre, ma non più in via Milano. Dove verrà spostato?
«Non si sa - spiega Grando - l’Ipes non ha ancora deciso». Per il momento si concede qualche giorno di vacanza assieme alla sua compagna a Ronchis, un paese in Friuli a pochi chilometri da Lignano, dove ha una casa.

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