La storia

Gries, i sei fratellini morti di morbillo nel 1909 perché non c’era vaccino 

Una lapide in ricordo: avevano da 2 a 8 anni. La guida turistica Oswald Stimpfl ha verificato i registri parrocchiali


Davide Pasquali


BOLZANO. «In questi tempi di pandemia, durante i quali qualcuno si domanda se sia il caso o meno di vaccinarsi e qualcuno addirittura pensa che non serva, a Gries ho riscoperto nei dettagli una storia assai istruttiva: sei fratelli, fra i 2 e gli 8 anni, morti di morbillo nel giro di soli dieci giorni, fra il gennaio e il febbraio del 1909, quando il vaccino ancora non esisteva». A raccontarlo è Oswald Stimpfl, una delle sessanta guide turistiche certificate dell’Alto Adige, molto noto in regione per aver pubblicato numerosi libri e altrettanti articoli sia sulla carta che sul web. La vicenda a Gries era nota, ma Stimpfl ha voluto approfondire, scoprendo i motivi di questa tragedia famigliare.

La lapide

La può vedere chiunque entri nel cimitero dell’antica parrocchiale di Gries, molto interessante da visitare per le tante sepolture dei tempi che furono, circa dal 1700 in poi. Se si giunge da piazza Gries, prima dell’asilo, girati in su a sinistra, appena saliti i primi scalini ed entrati nel cimitero, sulla destra si nota il muro di cinta, che poco oltre fa un angolo, in corrispondenza del quale sta una lapide di inizio Novecento che fa accapponare la pelle: «Qui riposano in Dio i nostri indimenticati bambini». La dedica è dei genitori, Valentin e Anna Peer. La figlia Anna, 5 anni, è la prima ad andarsene, il 26 gennaio 1909. Il giorno dopo è la volta di Lorenz, 3 anni. Passano due giorni e a salire in cielo è Elisabeth, 2 anni e mezzo. Poi una settimana di tregua, ma il 5 febbraio perdono la vita altri due dei fratelli Peer, Valentin, 8 anni, e Johann, di 5 anni. Infine, il giorno dopo, se ne va per sempre anche Josef, 4 anni.

Il registro parrocchiale

Stimpfl nelle settimane scorse stava preparando una visita guidata a Gries per rilanciare la sua professione dopo lo stop da pandemia, in vista della giornata mondiale delle guide turistiche del 21 maggio: parrocchiale, cimitero, passeggiate del Guncina eccetera. Durante un sopralluogo, vista la lapide ha deciso di informarsi sui dettagli. «Allora ho chiesto al nuovo giovane parroco, padre Ulrich. Lui ha consultato il registro della parrocchia dove erano annotate le sepolture. Accanto a nome data ed età, ci si premurava di scrivere sempre anche la causa della morte. Per questi bimbi, deceduti nel giro di dieci giorni, c’è scritto Masern, ossia morbillo. In un paio di casi c’è scritto scarlattina, ma pare improbabile: non si moriva così facilmente di scarlattina, e se gli altri fratelli avevano tutti perso la vita per via del morbillo...» Un’imprecisione di annotazione da parte dei frati, forse. Fatto sta che se non tutti almeno gran parte dei fratelli Peer non sarebbero periti, se ai tempi fosse esistito il vaccino contro il morbillo, messo a punto a metà anni Sessanta e diffusosi a livello planetario attorno al 1980. Prima, ogni anno si stima che nel mondo almeno un paio di milioni di bimbi morissero di quella che oggi è una malattia che non fa più paura. «Ci pensi, chi dice che vaccinarsi non serve», ammonisce Stimpfl.

Una lezione dalla storia

Oswald Stimpfl una lezione la dà di sicuro: conoscere i luoghi dove si abita o si capita anche solo per turismo, ha una valenza notevole, pure in tempi di pandemia. Pandemia che, fra le tante vittime, ha colpito pure le guide turistiche patentate, in Alto Adige circa una sessantina. «Molti di noi non vivono di questo lavoro, per la maggior parte lo facciamo part time, per passione della cultura, dell’arte, della storia. Non è un professione che dà proprio da vivere, ma ti permette di arrotondare, per qualcuno anche in maniera significativa, magari chi ha una pensione non altissima. Una grossa fetta del lavoro ce lo portavano i gruppi che arrivavano con i bus, che ora mancano completamente. Questi gruppi programmano con largo anticipo, di fatto da molti mesi non se ne vedono». Insomma, niente clienti.

La giornata mondiale

Stimpfl va oltre: «“L'Alto Adige che ti sorprende”. È questo il motto che noi guide turistiche ci siamo dati. A dir il vero l'annuale giornata della guida turistica si celebra da più di trent'anni in tutto il mondo il 21 febbraio, ma vista la pandemia Covid che non permetteva escursioni in gruppi, l'Associazione Guide e Accompagnatori Turistici dell'Alto Adige ha spostato questo evento ad un weekend di fine maggio». Così venerdì 21, sabato 22 e domenica 23, «tutte le persone interessate sono invitate alla scoperta dei tesori che ci circondano, scegliendo da una nutrita gamma di luoghi e itinerari dislocati in tutta la provincia, accompagnati da una guida professionista». La giornata ha lo scopo di far conoscere al grande pubblico, oltre le bellezze e unicità artistiche e culturali dell'Alto Adige, la guida e accompagnatore turistico, figura professionalmente, socialmente e culturalmente molto utile in un territorio a vocazione turistica. Stimpfl spiega: «Ha un ruolo di mediazione prezioso e delicatissimo, è ambasciatore della nostra terra per la sua opera di divulgazione del sapere». Questa giornata «è anche un invito a diffidare delle guide abusive non abilitate alla professione, per tutelare tra l'altro i diritti del consumatore stesso. Ricordo che in Alto Adige la professione è regolata da apposita legge provinciale, la 21/2012, e che tutte le guide sono munite di fototessera e iscritte nell'albo ufficiale». L'elenco completo delle oltre 20 visite guidate si trova alla pagina www.reiseleiter-suedtirol.it sotto la voce "Giornata delle Guide Turistiche". La partecipazione agli itinerari è gratuita. Il tutto avviene nel rispetto delle misure anti-Covid in piccoli gruppi e previa prenotazione online o telefonicamente con almeno un giorno di anticipo presso la guida indicata.

Le visite guidate in città

Si svolgeranno in tre giornate (in questa sede citiamo solo le visite in lingua italiana). Partiamo da venerdì 21 maggio. Oswald Stimpfl, “Quando Gries era una città autonoma”, ritrovo alle ore 11 in piazza Gries, collegiata, durata 90 minuti, tel. 348 5122660 oppure oswald.stimpfl@gmail.com. Sabato 22 maggio sarà la volta di Marina Mascher, “Il quartiere Don Bosco a Bolzano”, ritrovo alle ore 10 davanti all’ingresso del Parco Semirurali in via Alessandria, durata un’ora, tel. 347 0173171. Ma ci sarà anche Elisabetta Zerbetti, “Gli straordinari affreschi di scuola giottesca nella chiesetta di Santa Maddalena”, ritrovo alle ore 15 davanti all’ingresso della chiesa, durata circa un’ora, tel. 345 4600618 (inviare WhatsApp). E poi anche Lorenzo Ferrarese, “Tra ponte Talvera e piazza Mazzini, una passeggiata in vent’anni di storia architettonica, e non solo, di Bolzano”, ritrovo alle ore 15 a ponte Talvera lato Monumento (edicola), durata circa un’ora, tel. 324 5847618. Infine, domenica 23 maggio: Marina Mascher si ripete a don Bosco alle 10. In più, Donatella Di Stasio e Lorenzo Ferrarese, “Piazza Tribunale”, ritrovo alle ore 10:30 davanti al Tribunale, durata circa un’ ora, tel. 324 5847618.













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