Guerra di veleni nel Pd «Stranieri pagati ai seggi»

I sostenitori di Di Fede: «Gruppi organizzati». Randi replica: voti andati a tutti I tre candidati segretari provano comunque a ricucire: oggi si incontreranno



BOLZANO. Il Pd sprofonda in una guerra del fango sul voto agli stranieri. La polemica sull’affluenza massiccia di stranieri alle primarie di domenica per l’elezione del segretario provinciale, iniziata il giorno stesso, ieri è esplosa in tutta la sua violenza. Girano accuse incrociate di avere mobilitato decine di stranieri, qualcuno parla di «voti comprati». Si promette l’esibizione di fotografie e documentazioni. «Pd: Pakistani democratici», attacca con un tweet l’ex segretario Antonio Frena.

Una guerra velenosa tra gruppi, forse irrecuperabile. In tutto questo c’è ancora chi prova a portare avanti uno straccio di trattativa tra Liliana Di Fede, Mauro Randi e Luisa Gnecchi. La prima ha conquistato il 51% dei voti, ma non ha ottenuto la maggioranza nella assemblea provinciale, cioè 18 componenti su 35. Mauro Randi si è fermato al 41% e Luisa Gnecchi al 7%. Senza i 18 delegati, sarà l’assemblea a votare il nuovo segretario, scegliendo tra Di Fede e Randi.

La diplomazia. Liliana Di Fede ieri ha invitato Randi e Luisa Gnecchi (non prevista inizialmente, poi inclusa su insistenza di Randi)a un incontro per questa mattina. Il tentativo è vedere se esiste la possibilità di trovare un accordo, prima che la situazioni degeneri ancora. «La nostra credibilità è tutto e non possiamo continuare a finire sui giornali per i litigi e non per il nostro lavoro», sottolinea Liliana Di Fede, «in queste giornate pesanti sto cercando di non gettare olio sul fuoco. Credo ancora che sia possibile trovare un punto di incontro, a partire da regole base come il rispetto». I favorevoli alla pace propongono Di Fede segretario, Randi tra i vice, e una segreteria equilibrata tra le diverse anime.

Nel pomeriggio di oggi si riunirà invece la commissione provinciale per il congresso, che dovrebbe convalidare gli eletti, per arrivare la settimana prossima a convocare l’assemblea. Lo schema base, con la ripartizione dei resti, assegnerebbe a Di Fede 17 delegati dell’assemblea, 15 a Randi e 3 a Gnecchi. Ma qui si inserisce il caso degli stranieri. Se venissero accertate irregolarità, cambierebbe la conta dei voti e magari Liliana Di Fede potrebbe ottenere il diciottesimo delegato.

La guerra. Nella commissione di oggi si apriranno i verbali dei seggi ed esploderà il caso di Bolzano centro, con le code degli stranieri. La sede del Pd in piazza Domenicani era il seggio del capoluogo in cui potevano votare. Qui hanno votato 470 persone, di cui 24 per Gnecchi, 193 per Di Fede e 250 per Randi. L’afflusso di stranieri è stato imponente, si parla del 65% . Da alcuni sostenitori di Liliana Di Fede parte l’attacco contro Randi, anche se non viene citato espressamente. Il sospetto è che i gruppi di stranieri siano stati organizzati. In commissione siede Franca Berti, presidente del seggio del centro, che accusa: «Gli stranieri sono arrivati in quantità industriale. Alle primarie sul segretario nazionale erano molti di meno». Franca Berti annuncia: «Il verbale per ora è segreto, ma in commissione verrà letto. Ho scritto cose precise e allora si capirà. C’erano stranieri che a malapena sapevano parlare l’italiano, nessuno di loro aveva mai votato alle nostre primarie. Faceva male vederli usati così». Facebook ieri sembrava un campo di battaglia. Maurizia Mazzotta, candidata di Liliana Di Fede e presente al seggio, va oltre: «I voti sono stati comprati e c'è ampia documentazione, qualcuno dovrebbe dimettersi, non solo ammettere la propria sconfitta».

Randi contrattacca. Chiamato in causa, Randi contrattacca così: «Cosa dovremmo dire allora delle decine e decine di stranieri che hanno votato a Bressanone? In quel seggio ho avuto 106 voti e Liliana Di Fede 400». Randi, oltre vent’anni di lavoro alla Caritas, non nega certo di avere ricevuto voti dagli stranieri: «Mi sono occupato di loro per una vita, è la mia storia. Ma gli stranieri hanno votato tutti noi, non certo solo me. Parlano i numeri. In centro ho avuto 57 voti più di Liliana Di Fede, evidentemente non c’è uno sbilanciamento nel voto degli stranieri. La controprova? Sono stato il più votato anche a Gries, 294 voti io e Liliana 219. E lì non votavano gli stranieri. Questa polemica rischia di farci male». (fr.g.)

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

Attualità