Guerriglia al Brennero, 63 a processo 

Depositata la citazione diretta con accuse di «radunata sediziosa, interruzione di pubblico servizio, travisamento»


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Per la manifestazione del maggio di due anni fa al Brennero (in opposizione agli annunciati controlli antimigranti da parte austriaca), la Procura della Repubblica ha disposto la citazione diretta di 63 esponenti dell’area anarchica che si resero protagonisti - secondo l’accusa - di condotte violente ed illegittime. Si tratta della conclusione di una sola parte dell’inchiesta che dev’essere ancora completata. A carico di un’altra settantina di estremisti si annuncia infatti un procedimento a parte con accuse più pesanti in relazione a danneggiamenti e lesioni. Per il momento, però, la pubblica accusa ha presentato il conto a carico dei primi 63 attivisti individuati e identificati nel pomeriggio di guerriglia organizzato al valico del Brennero il 7 maggio di due anni fa. La prima udienza dovrebbe svolgersi tra quattro mesi davanti al giudice Michele Paparella. Nel gruppo degli inquisiti vi sono anche una decina di anarchici altoatesini e trentini oltre a chi rispose alla mobilitazione da diverse altre zone d’Italia. Pur nel rispetto delle singole posizioni, sono tre i reati maggiormente contestati: radunata sediziosa (art. 655 codice penale), interruzione di pubblico servizio (per aver invaso il sedime ferroviario ed il tracciato autostradale bloccando il traffico di treni e auto), porto abusivo di oggetti atti ad offendere e travisamento.

Diversi inquisiti sono difesi dall’avvocato Giampiero Mattei di Trento che per il momento non si è assolutamente sbilanciato sulle possibile strategie difensive, soprattutto in relazione alla possibilità di chiudere il procedimento con una richiesta di patteggiamento. Tra i reati contestati vi è la “radunata sediziosa” , un reato che fa diretto riferimento alla guerriglia urbana organizzata in occasione della manifestazione di protesta. Il reato, introdotto nel 1930, punisce chi organizza iniziative che mirano espressamente a mettere in pericolo l’ordine pubblico e l’incolumità dei cittadini. Nel caso della manifestazione indetta dai movimenti anarchici al Brennero, contro i provvedimenti anti migranti annunciati dall’Austria, gli inquirenti ritengono di poter provare che i disordini e le azioni violente non furono una conseguenza non voluta, ma - al contrario - furono deliberatamente organizzati e provocati proprio al fine di mettere a repentaglio l’ordine pubblico. In effetti in quella occasione non furono pochi gli estremisti che raggiunsero il valico del Brennero preparandosi deliberatamente ad alimentare un pomeriggio di violenza. La Procura ritiene di avere le ,prove per dimostrarlo. E’ questo sostanzialmente il cuore del processo.

Ricordiamo che il giorno della manifestazione furono sei gli anarchici arrestati che finirono davanti al giudice con rito direttissimo. Tutti furono rimessi in libertà dopo poche ore di detenzione ma a due degli arrestati il giudice Ivo Perathoner negò la sospensione condizionale con il risultato che in caso di conferma definitiva la pena dovrà essere espiata e gli imputati potranno al massimo chiedere di essere ammessi ai servizi sociali in prova. Le condanne più severe erano state riservate alla roveretana Sabrina Napoli e al croato Nemanja Durdevic. Ad entrambi il tribunale inflisse un anno e quattro mesi di reclusione senza sospensione condizionale della pena e con la misura cautelare del divieto di dimora in Alto Adige. Le altre quattro condanne furono inflitte, invece, con il beneficio della condizionale. A Luca Fogli di Ravenna furono riservati un anno e quattro mesi, a Stefano Marri di Venezia e Cristian Siciliano di Vimercate un anno e due mesi a testa, a Miriam Martini di Verona un anno. Entro maggio prossimo compariranno davanti al giudice Michele Paparella anche coloro che ebbero un comportamento meno pesante ma comunque considerato penalmente rilevante.

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