Heller e l’attualità di una rilettura del pensiero marxista

L’interpretazione umanistica della filosofa erede di Lukacs Un tour in regione: oggi sarà a Trento e lunedì a Merano


di Luca Sticcotti


di Luca Sticcotti

Proprio in queste ore Agnes Heller sta raggiungendo la nostra regione, dove inizierà stasera il tour di presentazione di un nuovo libro scritto a 6 mani con Francesco Comina e Luca Bizzarri per la casa editrice trentina “Il Margine”.

La “prima” del tour verrà ospitata oggi alle ore 18 dalla Sala Madruzzo del Grand Hotel Trento nel capoluogo trentino, mentre dopodomani lunedì 3 settembre la filosofa ungherese sarà a Merano (ore 20, Museo della donna). Il 4 settembre la filosofa proseguirà il suo itinerario raggiungendo Verona e quindi Lucca, Quarrata (Pistoia), Firenze, Città di Castello, Fano e Bologna.

L’idea di scrivere il libro, intitolato “I miei occhi hanno visto”, è nata nell’ottobre scorso quando la Heller fu ospite per la prima volta di Bolzano su invito del Centro per la Pace. Fu allora che Francesco Comina propose alla filosofa di realizzare un libro sul suo itinerario di vita. Di carne al fuoco ce n’era molta, vista la storia personale della Heller, transitata tra i totalitarismi del ’900 e forte di un’originale interpretazione del marxismo.

La filosofa ha subito accettato e dopo una serie di contatti epistolari Francesco Comina, Luca Bizzarri e Agnes Heller hanno deciso di darsi appuntamento nei giorni di Pasqua sulle colline veronesi. La cornice prescelta è stato un convento dei padri stimmatini dal nome che è tutto un programma: “Monastero del bene comune”. Nelle antiche sale sono risuonati i ricordi dell’infanzia infanzia che la Heller visse nel ghetto di Budapest, la nascita e gli sviluppi della grande amicizia con György Lukács di cui divenne l’erede, i frutti aggiornati della “teoria dei bisogni” e cioè la rilettura umanistica del marxismo che procurò alla filosofa persecuzioni in patria ma diede nell’occidente fiato a rinnovate speranze.

Il principale nucleo prospettico del libro è in realtà rappresentato dalla narrazione degli ultimi 30 anni di vita della filosofa, quelli che sono seguiti all’esilio a New York e all’inizio di una peregrinazione nei quattro angoli della terra che l’hanno resa celebre come intellettuale e insegnante, finalmente libera di incrociare il suo pensiero con i destini della società contemporanea.

Il primo capitolo del libro la Heller l’ha voluto però riservare proprio all’Italia, luogo simbolo, nel 1960, del suo primo viaggio all’estero alla ricerca di una nuova idea di società che le permettesse di guardare con fiducia al futuro. Fu dopo la visita nel nostro Paese che la filosofa scrisse “L’uomo del rinascimento”, un libro di 700 pagine che divenne la premessa per il grande successo che ebbe 10 anni dopo in Italia con la successiva “La teoria dei bisogni”, testo chiave della “scuola di Budapest”. In esso si ipotizzava una terza via rispetto al capitalismo ed al comunismo sovietico, attraverso un’interpretazione assolutamente nuova del marxismo. Un’interpretazione che suscitò entusiasmo all’estero ma che venne considerata eretica in Ungheria; il regime rovesciò la sua ira contro la filosofa e le persone che le erano vicine, costringendola alla fine ad abiurare.

Nel libro un’ampia sezione è dedicata ad Auschwitz dove morì il padre della Heller, ebreo anarchico e boemienne, mentre la figlia rimase nel ghetto di Budapest con la mamma fino alla liberazione. Auschwitz viene definito dalla filosofa un evento sovrastorico, quasi religioso, che si rispecchia in Hiroshima definito evento “solo” bellico.

Nel libro trovano spazio anche molti aneddoti relativi ai contatti della Heller con il suo maestro György Lukács e con i molti grandi pensatori da lei incontrati, tra cui Adorno, Fromm e Levinas. Nel finale la Heller esprime poi una serie di considerazioni sul futuro della filosofia, sostenendo che esistono tre tipi di filosofia: quella che si pone le domande “vere”, quella “da museo” che si occupa soprattutto della vita dei filosofi e poi filosofia analitica che si occupa di temi marginali e che si sta sviluppando molto, oggi, soprattutto nel mondo anglosassone.

Nel libro non mancano riferimenti all’attuale situazione politico culturale dell’Ungheria dove la filosofa ha fatto ritorno da alcuni anni, e che risulta essere caratterizzata da un regime bonapartista camuffato da democrazia. Il libro è un interessante contributo per gettare nuova luce sulla biografia di un’intellettuale che ha combattuto diverse battaglie cruciali nella sua vita, sempre tenacemente alla ricerca di un modello di uomo e di società che permettesse di risorgere dalle macerie della guerra e della Shoah prima, ma che consentisse anche di sfuggire allo sterile dualismo tra capitalismo e comunismo.

In definitiva la rilettura di Marx a partire dai bisogni reali delle persone, che sono poi i bisogni del ’68, risulta essere oggi di estrema attualità, vista la progressiva eclisse della categoria del proletariato.

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