Hotel di lusso, proteste a Carezza

Cento proprietari di seconde case: no al teleriscaldamento, grimaldello per le speculazioni edilizie


di Davide Pasquali


CAREZZA. All’altezza del fatiscente ex Lucy Sport si sposterà la Strada delle Dolomiti più a destra, contro il bosco del Latemar. Si sposterà pure l’imbocco di via Re Laurino, portandolo un centinaio di metri più a valle dell’attuale. Si amplierà ancora il parcheggio di fronte al Paolina. E su un’area oggi di proprietà pubblica, grazie a una permuta con i privati, si costruiranno nuovi alberghi di lusso per sciatori, il cui afflusso è conditio sine qua non per la redditività futura dei pesanti investimenti effettuati di recente sugli impianti di risalita. Si utilizzerà in parte un terreno comunale dove si sarebbe dovuto realizzare un impianto di teleriscaldamento a biomassa, che invece verrà spostato a valle e costruito nel tratto di bosco subito a est del Grand Hotel. Così si abbatterà un discreto numero di abeti rossi secolari per fare spazio ad una costruzione moderna, in netto contrasto estetico con lo storico albergo.L’ennesimo progetto di valorizzazione proposto da un ristretto gruppo di facoltosi operatori turistici locali, appoggiato non solo palesemente, ma in maniera attiva, dal Comune di Nova Levante, sindaco e assessori in testa. Un progetto legittimo, ma incomprensibile e osteggiato da diversi proprietari di seconde case, quasi tutti altoatesini. Anni fa si era tentata la carta di un mega campeggio. Poi si era cercato di realizzare una nuova pista da sci in piena zona di tutela Unesco, ai piedi del Catinaccio. In entrambi i casi non ci si era riusciti, causa la sollevazione di scudi di tanti, troppi turisti, alpinisti, ambientalisti. Ora si ritenta, con una operazione altamente complessa, ma al momento piuttosto nebulosa e non particolarmente trasparente. Questo, almeno, è quanto ritengono un centinaio di proprietari di seconde case del condominio Grand Hotel, che nei giorni scorsi hanno deciso di non aderire al teleriscaldamento, considerato poco conveniente, inutile, soprattutto dannoso all’ambiente e al paesaggio.

La vicenda è ingarbugliata e in divenire. Progetti veri e propri non ne esistono o se ci sono stanno chiusi nei cassetti di chi costruisce o prende le decisioni. Si è fermi alla variante al Piano urbanistico comunale, più un rendering non ben ambientato di come diventerà la nuova centrale di teleriscaldamento.

A spingere si è iniziato due anni fa, raccontano i condòmini del Grand Hotel. Il teleriscaldamento si sarebbe dovuto realizzare all’imbocco di via re Laurino, dove oggi sta un parcheggio improvvisato per camper, davanti a quella che all’unanimità è considerata una vera e propria bruttura: il centro di riciclaggio. Sarebbe dovuto essere il Comune, a costruire. Poi l’ente pubblico si è ritirato ed è subentrata una piccola ditta locale di idraulica domestica, una società uninominale con soli diecimila euro di capitale sociale, che dovrebbe realizzare un progetto da sei milioni di euro, sul cui finanziamento i condòmini nutrono seri dubbi.

Un progetto che, in base a consulenze di parte richieste dagli stessi condòmini del Grand Hotel, risulterebbe poco redditizio. Al massimo, si arriverebbe a risparmiare il 10-15% rispetto al gasolio domestico. Molti dubbi rimangono inoltre sulla efficienza di un tale sistema di teleriscaldamento a 1.600 metri, che servirebbe poche decine di residenti in loco tutto l’anno, un paio di alberghi aperti solo alcuni mesi l’anno e poco più. Il resto delle centinaia di villette, vuote per 10-11 mesi l’anno, non otterrebbero vantaggi concreti. Un costosissimo allacciamento per scaldare casa una settimana a Natale e quattro o cinque weekend? Ma i condòmini criticano apertamente - sono pronti a ricorrere al Tar - anche la nuova location dell’impianto, appiccicata al Grand Hotel, simbolo architettonico del turismo dolomitico. Per non parlare dello scambio pubblico-privato di terreni, lo spostamento della statale e l’implementazione dei posti letto, non si sa bene se con due, tre o quattro nuovi alberghi. E con nuovi parcheggi. Nel presentare il progetto, magnificandolo, la giunta comunale non ha detto molto altro. Ma i timori sono fondati: a Nova Levante il piano di sviluppo turistico prevede la realizzazione di ulteriori 500 posti letto alberghieri.

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