Huber trova l’appoggio degli orlandiani 

De Pascalis: «Questo congresso sarà uno spartiacque: più giovani e più donne». Le casse piangono: 32 mila euro di rosso



BOLZANO. Un primo alleato, Alessandro Huber lo ha trovato, in questa sua corsa verso le primarie in nome della «inclusione e della condivisione». E pure del «fare squadra» come ha sillabato ieri alla presentazione dei suoi sostenitori bolzanini, in 16 accanto a lui in firme e volti, dei 60 che invece faranno lo stesso sul territorio. Perché è stata resa plastica la saldatura tra le mozione Renzi e quella Orlando, avversarie in campagna elettorale per le primarie nazionali e protagoniste di duri faccia a faccia sul modo di sentirsi dem oggi.

«Abbiamo fatto un percorso progettuale comune - ha spiegato Mauro De Pascalis, leader degli orlandiani - perché questo congresso deve, nelle nostre intenzioni, essere uno spartiacque, marcare una differenza col passato. Più giovani, più donne e la volontà di fare cose nuove». Ma le differenze? «Un conto è lo scenario nazionale, un altro quello altoatesino. Abbiamo una realtà, qui a Bolzano, in cui tante cose sono già divise per conto loro e dunque mettiamo insieme le tante che ci uniscono».

Sorridente Huber che insiste sui temi che gli sono cari e che prova a mettere in campo nella sfida con Uwe Staffler, da qui al 12 novembre giorno delle primarie aperte. «Tante volte ci si dimentica - ha detto ieri nella sede di piazza Domenicani - che il Pd è l’unico partito ad aprirsi, a scegliere sempre di contarsi, a fare le primarie e a far parlare concretamente la propria base e gli iscritti. Altri partiti fanno quello che dice il capo o guardano il computer e i like».

Accanto a lui tanti giovani ma anche la tradizione maggioritaria e di esperienza, da Bassetti a Cirimbelli, da Renate Prader a Christian Tommasini, Stefano Pagani, Peter Calò, passando per Roberta Mattei, Mauro Marchi. Il passato e il presente. Ma soprattutto il territorio. Che è il nuovo scenario intorno al quale Tommasini e Costa hanno scelto di lanciare il Pd. «Bilinguismo e territorio sono infatti le nostre sfide - dice Renate Prader, consigliera comunale a Bressanone - e lo afferma una donna di lingua tedesca che si confronta tutti i giorni con la Svp e con i bisogni di una comunità lontana dal centro». E sul bilinguismo, la convivenza e l’inclusione insiste Alessandro Huber che dice di essere stato frainteso sulla questione del dialetto tedesco da imparare. «Il senso della frase era la necessità di trovare comunque un terreno comune di dialogo tra italiani e tedeschi, basato anche sull’uso, sulla parola di tutti i giorni», chiariscono i suoi all’unisono. E poi i rapporti con la Stella alpina, l’eccessiva ridondanza di un alleato molto forte. «Il senso del recupero dei territori, dei bisogni della comunità italiana della periferia va proprio nel senso - spiega - di una maggiore forza contrattuale che il Pd potrà mettere sul tavolo nel lavoro di governo con la Volkspartei». Che resta centrale.

Come pure decisiva, per Huber e De Pascalis, è la sfida interna da vincere con Staffler e i suoi sostenitori, da Luisa Gnecchi a Roberto Bizzo. E al confronto con la ( fino ad ora) minoranza dem, si è aggiunto un foglio, che girava ieri tra i presenti, che illustrava il bilancio. A firma del tesoriere Alessandro Azzarita, mostrava i numeri, in sofferenza, come quello di quasi tutti i partiti, del Pd locale: di oltre 32 mila euro il rosso. Con inevitabili conseguenze sui dipendenti. E, in calce, anche la cifra che Roberto Bizzo, frutto delle tante cariche istituzionali ricoperte, dovrebbe versare: 35.584 euro. Questo il nudo testo. Ma si attendono repliche. (p.ca)

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