I 5 stelle riempiono la piazza: tocca a noi

Di Maio e Di Battista: «Cambiamo Bolzano». E spunta la Biancofiore


di Paolo Campostrini


BOLZANO. La marcia su Roma grillina conquista anche la piazza delle ultime ridotte operaie di quartiere ormai in disarmo: «Bolzano è una tappa. Renzi attento, stiamo arrivando», dice Alessandro Di Battista che stava alla sinistra di Casaleggio e adesso sta in Piazza Matteotti come se ci fosse sempre stato. E Luigi Di Maio che siede alla destra di Grillo: «Noi non ci alleiamo per andare al governo con qualcuno, noi ci andiamo da soli». Il popolo pentastellato sventola bandiere ancora intonse. Ma quello che rende imperscrutabile il cammino prossimo venturo dei grillini, è il popolo che c'è in piazza e non s'era mai visto, volti che non arrivano da nessuna parte, intesa come partiti. E che ai nativi digitali aggiunge vecchi arrabbiati senza più bandiere, che si scaldano quando Caterina Pifano urla: «Se divento sindaco mi taglio lo stipendio». Questa dei soldi è un mantra. L'immaginario dei 5Stelle si popola di lobby e lobbisti, di fondazioni che maneggiano denaro nostro più che loro, di corrotti e corruttori. Per capire dove si va a parare basta sentire le prima parole di Di Battista che saluta i carabinieri, pochi, nell'angolo vicino al Romagnolo: «Grazie a voi per essere qui ma state tranquilli, perché i ladri sono altrove...». E Fraccaro, salito da Trento a dirci che "si vergogna che i bolzanini siano costretti a respirare i nostri rifiuti dall'inceneritore", pronuncia una frase che taglia la testa al toro, inteso come politica tradizionale, quella dei tavoli: «O noi o loro», sillaba il parlamentare. Insomma i 5Stelle non considerano Bolzano una marca di frontiera fuori dalla rete delle municipali che dovrebbero fare sentire il fiato sul collo ai dem. E per dimostrarlo hanno portato ieri "nei quartieri", nel luogo simbolo della città popolare e popolana, due pezzi da novanta. Non uno solo. Di Maio-Di Battista è la coppia dell'anno, i primi candidati alla successione, quelli in prima fila al funerale di Casaleggio, i più cliccati in rete. «Mica scherziamo» sorridono Caterina Pifano e Koellensperger, vicino alla Fortini e agli altri dello stato maggiore bolzanino. Scusi Di Battista ma, visto che i programmi dei vostri concorrenti sono abbastanza simili, non è che sarà possibile trovare alleanze? «Niente in contrario a confluire su temi specifici, mica ci diamo la zappa sui piedi. Ma diremo sì o no di volta in volta. Scordatevi coalizioni. Noi puntiamo a governare da soli». E ricorda i suoi esordi: «Io nel 2008 a Roma sono partito con zero voti. Ora Roma siamo pronti a conquistarla». E anche Di Maio, il vicepresidente della Camera, getta acqua fredda su possibili collaborazioni organiche: «La Lega senza gli immigrati sparirebbe. Gli altri sono partiti. E noi coi partiti non ci azzecchiamo. Noi siamo fatti di cittadini, loro pensano solo a conservare le poltrone». E giù coi soldi della gente gettati in pasto alle segreterie: «A Bolzano siete abituati a politici che guadagnano più di Obama, noi doniamo alle piccole imprese anche i nostri rimborsi». Insomma lo scontro è elementare. Un braccio di ferro senza mediazioni. In questa piazza è infine apparsa, magari proprio per quest'ultimo elemento, anche Michaela Biancofiore. Con cagnolino d'ordinanza. L'aveva preannunciato, smentendo in ogni caso un suo avvicinamento ai grillini anche dopo gli scontri coi suoi. E sembrava proprio a suo agio la pasionaria. Scusi onorevole ma non doveva essere da Toti, il vostro presidente della Liguria? «Lui non mi ha invitato, quindi... E poi quei due ragazzi li stimo, mi piacciono, sono freschi... Mi ricordano me e FI quando iniziavamo a far politica. Stesso entusiasmo». E adesso non c'è più? «Non me ne parli. Aspetto lunedì poi dirò tutto quello che devo dire». Intanto, sul palco, il duo parlamentare picchia duro su Soru e , naturalmente, Verdini, Banca Etruria che finanzia le Leopolde e le Lepoldine, Boschi, mafia capitale e l'universo dei partiti di governo e no. Poi birra per tutti. «Se volete fare un'offerta, noi ci finanziamo così...». Piazza Matteotti ne ha vista un'altra.













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