I candidati di Forza Italia portano l’Artioli in aula

Finisce davanti al giudice la campagna elettorale per le elezioni provinciali Lillo, Borin, Caser e Janes chiedono il rimborso del budget di 40 mila euro



BOLZANO. Alla fine sono finiti anche in tribunale. È terminata nel modo peggiore l’alleanza elettorale, dissolta il giorno dopo le elezioni, di Forza Italia, Lega e Team A per le elezioni provinciali. Martedì si è tenuta davanti al Tribunale civile l’udienza della causa promossa contro Elena Artioli (difesa dal’avvocato Gianlorenzo Pedron) da parte di Enrico Lillo, Bruno Borin, Alex Janes e Walter Caser. La lite giudiziaria riguarda il budget versato per la campagna elettorale dai cinque, Artioli e gli altri quattro, che figuravano come capolista. I non eletti chiedono il rispetto di un accordo elettorale firmato prima del voto. Lillo, Borin, Janes e Caser, rappresentati dallo stesso Janes (interpellato, l’avvocato ha preferito non commentare la vicenda), chiedono il rimborso di 40 mila euro da loro versati. Inutile il tentativo di transazione a 20 mila euro proposto dal giudice. Il braccio di ferro proseguirà in tribunale nell’udienza del 29 marzo. Questa la storia. Prima del deposito delle candidature, ai cinque capolista è stato chiesto di firmare un accordo che li impegnava a versare 10 mila euro a testa per creare un budget per la campagna elettorale, coordinata da Michaela Biancofiore. I cinque hanno firmato e versato i 50 mila euro. L’accordo prevedeva che in caso di mancata elezione, i candidati sarebbero stati rimborsati da chi fosse stato eletto. La lista è andata peggio delle attese ed è stata eletta solo Elena Artioli, che ha subito interrotto i rapporti con Forza Italia. È iniziato a quel punto il pressing dei quattro candidati perché venisse onorato il contratto. Elena Artioli si è rifiutata di pagare e due mesi fa è stata avviata la causa civile. La consigliera contesta la validità dell’accordo. Il budget sarebbe stato speso per una campagna elettorale a favore solo dei quattro esponenti del Pdl, è la sua tesi. La legge elettorale provinciale fissa poi un tetto di 40 mila euro di spese per candidato, quindi i 50 mila euro del budget sarebbero al di fuori dei perimetri della legge. I consiglieri mancati si appellano al rispetto di un patto firmato. (fr.g.)

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