I cento anni di Amenduni: un premio a tutti gli operai 

In via Volta la festa per il patron della Valbruna, gruppo da 2.500 dipendenti Il segreto di «don» Nicola per vivere a lungo: «Non smettere mai di lavorare»



BOLZANO. Cento anni e non sentirli, tanto da aver deciso di salire in Alto Adige per festeggiare assieme ai suoi 450 dipendenti bolzanini il proprio compleanno. Stiamo parlando di Nicola Amenduni, il patron delle Acciaierie Valbruna, accolto lunedì in via Volta. Un signore d’altri tempi, raccontano i lavoratori dello stabilimento bolzanino del gruppo. Nessuno gliel’ha chiesto, nessuno l’ha preteso, non occorreva, ma il patron ha deciso: a seconda dell’anzianità di servizio, fino a mille euro di bonus una tantum a ciascuno dei dipendenti. «Grazie di essere qui con me a festeggiare il traguardo dei miei cento anni», ha esordito durante il breve discorso di saluti Nicola Amenduni. Che ha proseguito: «Ho sempre pensato di avere due famiglie: la mia e quella della Valbruna. Ed è per questo che ho scelto di trascorrere il mio compleanno qui con voi».

Il patron ha raccontato: «Lavoro da quando avevo quindici anni. E vi posso dire che non mi sono ancora stancato di pensare a nuovi investimenti e a nuove iniziative che rendano questa azienda più competitiva e possano assicurare il futuro a tutta la nostra famiglia». A chi gli chiede come ha fatto ad arrivare ai cento anni, Amenduni consiglia di «non smettere mai di lavorare».

Quando Nicola nacque, in Puglia, la Grande guerra non era ancora finita. Affermatosi al Sud, ha passato il resto della sua vita al Nord. Da Bari a Vicenza, dalle macchine per la raccolta delle olive all’acciaio. La vita di Amenduni è una rappresentazione dell’Italia migliore, quella che di giorno lavorava e di notte studiava. Che progettava e inventava. E che è cresciuta con il boom economico. Ma anche eliminando gli sprechi, come quando Amenduni sostituiva la matita usata dai suoi dipendenti solo dopo essersi accertato che quella precedente fosse diventata un mozzicone. Oggi Amenduni, alla sua veneranda età, continua a occuparsi del gruppo, dopo essere stato socio di Ilva, Mediobanca, Generali. Il padre aveva fondato, nel 1905, la Michele Amenduni & C., azienda specializzata nella fabbricazione di macchine per la raccolta delle olive e la lavorazione dell’olio. L’ingresso in azienda di Nicola è molto precoce, a 11 anni. Nel 1933, a 15 anni, inizia a lavorare in pianta stabile in azienda (mentre frequenta la scuola) a causa di una malattia del padre. Il giovane Nicola inizia a progettare e realizzare macchine olearie innovative, come le superpresse in blocchi di acciaio inossidabile. Un materiale galeotto nella sua storia d’amore con Maria Gresele: per la fornitura dei blocchi, nel 1952 Amenduni si rivolge alle Acciaierie Valbruna di Vicenza di Ernesto Gresele. Che nel 1956 ricambia le frequenti visite di Amenduni con un viaggio a Bari, con famiglia al seguito. Sotto la Basilica di San Nicola Amenduni conosce Maria, di 7 anni più giovane, che nel 1957 diventerà sua moglie. La coppia si stabilisce a Bari, ma per poco: nel 1958 il suocero chiama Nicola a Vicenza per fargli guidare le Acciaierie allora da un miliardo di lire di fatturato e 244 occupati. Oggi la Valbruna ha tre stabilimenti (fra cui Bolzano), 40 filiali, 2.500 dipendenti. E un fatturato di quasi un miliardo di euro.

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