I cinesi: «Ristoranti vuoti? Abbassate i prezzi»

«Non è colpa nostra se rischiano di chiudere e non è vero che in giro ci sono troppe licenze»


Valeria Frangipane


BOLZANO. «Se ristoranti e pizzerie sono in difficoltà non è colpa nostra, che abbassino i prezzi!». I cinesi titolari del "Duca" di via Buozzi - a pranzo mangi quel che vuoi e paghi sempre 10,90 euro - ribattono alle accuse di Unione e Confesercenti. Cosa rispondete ad Unione e Confesercenti che vi accusano di fare una concorrenza arrabbiata ai locali di Bolzano sud a rischio chiusura? «Che abbiamo aperto a giugno e la clientela ha risposto subito. Ogni giorno, solo a pranzo, accogliamo su per giù trecento clienti». Il vostro segreto? «È doppio, prezzo e qualità. I nostri colleghi devono smetterla di lamentarsi ed iniziare a capire che in un periodo di crisi come questo se vuoi riempire i tavoli devi abbassare i prezzi e puntare sulla qualità altrimenti non ne esci». C'è dell'altro? «Certo, facciamo il nostro lavoro e lo facciamo bene. Prima di aprire questi 400 posti abbiamo fatto una precisa indagine di mercato per andare incontro alla clientela ed abbiamo fatto centrato il bersaglio». Il ristorante ieri all'una era un viavai continuo di gente. Operai, liberi professionisti degli uffici vicini ed anche qualche signora anziana che da via Resia arriva in via Buozzi in bus «perché il biglietto tanto non lo pago e qui con 10,90 mangio di tutto e mi sento una regina». Non c'è un posto libero e quando varchi la porta "Gigi" in giacchetta di pelle rossa e nera ti cerca il posto, in genere aspetti pochissimo. Tutt'attorno un vorticare contino di avventori che girano con aria soddisfatta e piatti strapieni. Talmente strapieni che i cinesi hanno appeso qua e là cartelli che invitano alla moderazione "per piacere non eccedete con la quantità di cibo nel piatto perché tutto quel che avanza va buttato via!". Insomma i cinesi non vogliono sentire ragioni e spediscono al mittente gli attacchi di Unione e Confesercenti che chiedono una stretta sulle licenze. «Ma cos'è sta storia? La liberalizzazione è sacrosanta e certo, stimola la concorrenza perché quando la concorrenza si fa reale e serrata puoi vedere chi sa fare bene il suo lavoro e sa aggredire il mercato». Ma i rappresentanti di categoria non mollano. Luciano Defant, Dado Duzzi (Unione) e Mirco Benetello (Confesercenti) non hanno voglia di lezioni: «Lavorano tanto e nessuno dice il contrario ma vorremmo sapere in che condizioni lavora il personale, se sono rispettati gli orari o se fanno quel che vogliono. Altra cosa, la qualità del cibo». «Ci piacerebbe - spiegano i rappresentanti dell'Unione - che i loro locali venissero controllati come capita a tutti gli altri. Abbiamo la sensazione che le verifiche non siano uguali per tutti». Ma i cinesi che hanno già preparato il pranzo di Natale a 29,90 euro ed in cenone di San Silvestro a 28,90 euro sono caustici: «Lavoriamo tanto e rispettiamo leggi e dipendenti ed offriamo cibo di assoluta qualità. Tutta carne e pesce freschissimo che cuociamo al momento. Certo, lavoriamo sulle grandi quantità perché abbiamo uno smercio continuo ed importante e riusciamo ad abbattere i costi per noi e ad abbatterli anche per i nostri ospiti ai quali riusciamo a fare un prezzo stracciato. Avete visto con che aria soddisfatta e satolla escono da qui?».

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