I cittadini e il duello sindaco-Pd

di Sergio Baraldi


Sergio Baraldi


Se deve entrare in campo un mediatore, e un mediatore di rango come il deputato Gianclaudio Bressa, vuol dire che la tensione al Comune di Bolzano è alta e le difficoltà tra il sindaco Spagnolli e il Pd restano profonde. Ma è un bene che questa divaricazione sia emersa, che i protagonisti discutano apertamente dei problemi che hanno nel governare insieme. Non è un affare che interessa solo gli attori della commedia, ma anche e soprattutto il pubblico che segue in platea: i cittadini. Ed è proprio questo il pericolo che Spagnolli e il Pd corrono: quello di dimenticare il ruolo dei cittadini che li guardano e li giudicano. Già il fatto che sia scattata la solita liturgia fa capire che tutto potrebbe continuare come prima. Sarebbe solo un modo per prendere tempo, per far finta che il matrimonio possa tirare avanti, che lo impongono i figli-cittadini, che non si può disunire ciò che l’elettorato ha unito. Sono cose di buon senso, non c’è che dire. Ma si tratta sempre di liturgia. Sappiamo bene come finiscono questi matrimoni: crescono il rancore e la distanza tra i coniugi, i figli soffrono e accusano i genitori. Allora, meglio una discussione trasparente sulle ragioni delle divergenze e una pubblica soluzione che ritrovi, se possibile, le ragioni per andare avanti insieme. Altrimenti, Spagnolli può sempre fare il suo partitino, e vedremo quanto vale fuori del Pd.
E senza il sostegno involontario di un centrodestra che lo ha colmato di regali politici. Ridotta all’essenziale, la questione sembra di poterla riassumere così: il sindaco deve rassegnarsi all’idea che il Pd non può diventare il suo prolungamento passivo, con un segretario che sarebbe un suo dipendente; il Pd deve capire che la logica dell’elezione diretta non solo altera gli equilibri psicologici degli eletti, ma cambia il ruolo del primo cittadino, che deve muoversi con una sua autonomia.
Certo quell’autonomia il sindaco la deve meritare, utilizzandola nell’interesse generale: se la invoca per nominare la sorella di un assessore, per quanto persona stimabile, fa un pessimo servizio alla città, alle sorelle, a se stesso. I protagonisti devono essere all’altezza della sfida e porre al centro di ogni considerazione non le proprie ambizioni personali o le negoziazioni interne, ma la missione di cui sono investiti. E qual è la missione? Immaginare un futuro per Bolzano che risponda alle attese, ai bisogni, alle domande dei cittadini. Occorre un piano per il futuro: idee coraggiose per cambiare in meglio la vita della gente, per rilanciare la modernizzazione e lo sviluppo della città. Se Spagnolli e i leader del Pd abbassano il ponte levatoio del castello del Comune e escono per strada incontreranno delle persone: sono i cittadini che li hanno eletti con i loro problemi e le loro speranze quotidiane. Se Spagnolli e il Pd non compiono questa operazione di riorientamento, mettendo Bolzano al centro della discussione, allora si capisce che è il tempo dei mediatori, che provano a ricucire gli strappi fino alla prossima lacerazione. L’elezione diretta ha modificato l’assetto politico: quasi ovunque tra presidenti, sindaci e rispettivi partiti di riferimento sono iniziati duelli per stabilire la supremazia. Gli amministratori vogliono il partito al loro servizio; il partito vuole gli amministratori al proprio servizio. Sbagliano entrambi. Ce lo dice la storia politica di questi ultimi tempi: quando c’è stato un appiattimento del partito sugli eletti, le elezioni sono state perse, gli eletti sono finiti rovinosamente, il partito è stato punito duramente. Casi di scuola nel centrosinistra sono quello di Illy in Friuli Venezia Giulia e di Soru in Sardegna. Invece, occorre che nasca una sana dialettica tra amministratori eletti e partito di maggioranza relativa. Una dialettica in cui vi sia cooperazione e competizione, nella quale ciascuno deve fare il proprio mestiere per poi trovare hegelianamente una sintesi che faccia segnare un passaggio qualitativo alla discussione e alla decisione. Ma entrambi devono essere consapevoli dei propri limiti e della necessità di un lavoro di squadra. Frena, a mio avviso, ha fatto bene a dare voce a una questione ormai posta dai cittadini: la città è ferma, non si capisce che cosa voglia il sindaco, assente dai dibattiti importanti. Invece, il sindaco ha ragione a difendere la sua autonomia. Purché dimostri che se ne serve bene. E lui questa prova non l’ha data. Anzi, la sua risposta alla critica ha rafforzato il sospetto che non sappia quale direzione prendere, né sappia e voglia assumere una funzione di leadership. D’altra parte, il Pd può svolgere un ruolo di sollecitazione (fino alla critica) e di regia, ma deve anche avanzare proposte serie, rispettando l’autonomia del sindaco e assumendola come un valore. Il possibile terreno d’incontro può essere una nuova politica. Una politica che ponga al centro della sua azione i cittadini, i loro diritti individuali, ma, come sostiene Michael Sandel, filosofo politico di Harvard, riconoscendo qualcosa di più che diritti e scelte individuali e sostenendo una politica del bene comune basata su saldi convincimenti morali. Occorre delineare un nuovo modello di cittadinanza per Bolzano, accompagnata a una identità della città come capitale costruita con i cittadini e per loro. Visione, cambiamento, cittadinanza, bene comune dovrebbero essere i pilastri di una politica al servizio degli elettori. Vorrei fare un piccolo esempio: il sindaco Spagnolli ha lo stesso stipendio del governatore Formigoni, che amministra 10 milioni di persone e la più ricca regione italiana. Nel momento in cui l’amministrazione deve chiedere sacrifici e compiere scelte difficili, sindaco e giunta dovrebbero ridursi lo stipendio come segno di rispetto verso le persone che li hanno votati e che, talvolta, fanno fatica ad arrivare a fine mese.
Il nostro giornale ha già posto questo problema, lo rilanciamo perché il sindaco di Trento questa sensibilità l’ha avuta. Non è solo una questione morale, è una questione di responsabilità. Ecco un esempio di nuova politica, nella quale non si va a cena con i mediatori, ma si parla ogni giorno con la coscienza della città. Spagnolli ha già governato per cinque anni e credo che chiunque faticherebbe a indicare una sua importante realizzazione.
Dopo pochi mesi, la legislatura sembra incardinata sulla stessa linea d’inconcludenza. Spagnolli non se n’è accorto, ma sta diventando un’anatra zoppa. Il Pd, e con lui il centrosinistra, rischia di fallire nel compito di difendere e rappresentare la città che vuole crescere, diventare più moderna, più efficiente, più vivibile.
E fallirebbe nel suo compito di modificare l’assetto politico di Bolzano con il buon governo, conquistando consensi al di fuori del suo bacino tradizionale, offrendo una prospettiva a ceti sociali che finora hanno preferito il centrodestra. La partita si giocherà sulla capacità di rappresentare la Bolzano vera, non quella dei ceti politici, e di progettare il futuro. Non ci sono cene che mimetizzano la posta in gioco.
Non regge l’alibi della Svp che frena su tutto: la Svp, in effetti, frena, ma non sono così convinto che di fronte a un progetto per Bolzano difeso con convinzione, e a una discussione pubblica, si tirerebbe indietro. Se lo facesse, ne pagherebbe le conseguenze, perché i cittadini non sono solo di lingua italiana, ma anche di lingua tedesca e sono esigenti.
Il gioco del lamento non impressiona, quello delle chiacchere è finito. L’unica cosa che conta sono i fatti.

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