«I comitati spontanei sono importanti e noi li ascoltiamo»

Il vicesindaco Rossi interviene sulla partecipazione popolare «Sui temi specifici la gente si lascia coinvolgere e decide»


di Simone Facchini


MERANO. Soprattutto su temi e interessi precisi, i meranesi partecipano alle decisioni della politica. E l'amministrazione li ascolta. I comitati di quartiere pur con tutti i loro limiti sono un importante strumento di mediazione fra base e vertice. Mentre con le circoscrizioni si corre il rischio di interferenze partitiche.

Sono i punti cardinali del ragionamento ad ampio spettro del vicesindaco Andrea Rossi, assessore alla partecipazione popolare e ai rapporti con i quartieri, sullo stato di salute del coinvolgimento dei cittadini nella vita politica e del ruolo degli organismi di rappresentanza decentrati. Una riflessione che prende spunto dalla critica di Valentino Brocca, presidente del comitato Maia/Mais, che all'indomani dell'ultima assemblea aveva lamentato scarsa attenzione da parte dei partiti, tanto di maggioranza quanto di opposizione, e poca accortezza nel comprendere quali siano le priorità dei meranesi. "Brocca affronta un tema sensibile e complesso. Per inquadrarlo ritengo sia necessario definire la cornice" commenta Rossi.

E qual è questa cornice, vicesindaco?

«In primo luogo, è in difficoltà il modello tradizionale di rappresentatività. Anche a livello locale. Le ultime due elezioni comunali hanno accumulato, rispetto a quella precedente, un calo di affluenza di dodici punti percentuali. Sia Januth nel secondo mandato sia Rösch sono diventati sindaco dopo un ballottaggio in cui ha votato meno di un meranese su due. E i dati delle elezioni politiche nazionali hanno tendenze di disaffezione analoghe. Un secondo tema è quello del volontariato, della volontà di mettere a disposizione del tempo per la comunità: anche qui si segna il passo e mi rifaccio all'esempio dell'Avulss, associazione attiva da più di trent'anni che chiude per mancanza di ricambio. Eppure a Merano, e non solo, la voglia di partecipazione c'è».

Perché ne è convinto? Dopo queste premesse i dubbi sono legittimi.

«Perché quando vi sono interessi specifici la gente si mobilita. E riesce a fare sentire la propria voce. Penso ai tanti comitati spontanei, come quello di via Matteotti che ha portato, nei limiti del possibile, a modificare il progetto di rifacimento della strada, o a quello che a Maia Alta sta operando con energia per la scuola elementare. O ancora alle oltre 700 firme raccolte dai giovani per chiedere il ritocco degli orari serali per la musica in estate. Per l'amministrazione a quel punto sorge un dubbio: chi ascoltare? Questi gruppi o i comitati di quartiere?»

Già, chi ascolta l'amministrazione?

«Tutti. La garanzia di essere compresi nei processi decisionali sta nella volontà politica di ascoltare e coinvolgere. Certo chi fa politica deve volerlo e trovare il tempo di farlo. Credo che stiamo cercando di mettere in pratica queste intenzioni. Penso, oltre alla già citata via Matteotti, al coinvolgimento dei residenti per il rifacimento di via Vogelweide, ai sopralluoghi con il comitato Wolkenstein per la nuova viabilità della zona, al mini-referendum svolto per la questione parcheggi in via Marlengo, esperimento quest'ultimo che verrà riproposto per l'isola ecologica di Sinigo».

Dunque lei difende il valore dei comitati di quartiere benché spesso considerati poco legittimati dalle basse affluenze alle loro elezioni, attorno al 10%?

«Bisogna intanto sgombrare il campo da qualche eccessiva aspettativa nei confronti dei comitati, così come delle consulte. Il loro significato è quello della mediazione fra residenti e amministrazione. Che ha il dovere di ascoltarli perché sono loro a vivere quotidianamente il quartiere e a conoscere bene la loro zona. Anche se sono stati votati da pochi: altrimenti si mina un nodo centrale della democrazia».

Però all'assemblea del comitato Maia/Mais, contestava Brocca, lei è stato l'unico presente e comunque per breve tempo. Nessun altro rappresentante della maggioranza, tanto meno delle minoranze.

«Rispondo per me stesso: lo ammetto, nell'occasione l'agenda di impegni ha limitato la mia presenza».

Come fare per avvicinare le persone ai loro comitati di quartiere?

«Confrontarsi con i comitati spontanei è un esempio. Può passare il messaggio che i comitati di quartiere possono avere un ruolo importante».

E le circoscrizioni ipotizzate da Brocca?

«Rischia di tornare in campo la politica, con tutte le conseguenze e le frizioni del caso. Vero è che Brocca parla di circoscrizioni composti da persone slegate alla politica, ma è già difficile trovare la disponibilità per candidarsi ai comitati».

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