questione califfato

I fedeli musulmani: "No alla barbarie"

La comunità islamica bolzanina condanna le decapitazioni del Califfato: «Una banda di criminali senza umanità»


Riccardo Valletti


BOLZANO. Il momento della preghiera non è ancora iniziato, ma i primi fedeli sono già arrivati e si preparano a prendere parte alla cerimonia con le dovute abluzioni. Subito dietro la porta d’entrata infatti, sulla destra, ci sono le vasche nelle quali lavare le mani secondo l’insegnamento islamico, fino al gomito, prima di poter sfogliare il Corano. Piano la coda si allunga, e fuori dall’ingresso si aggiungono nuove paia di scarpe accatastate, ché dentro si entra solo a piedi scalzi, come vuole la tradizione.

La scena non avviene in un luogo lontano, col deserto all’orizzonte, ma in viale Trento, a poche centinaia di metri da piazza Walther. È la comunità islamica bolzanina che si riunisce per la preghiera del venerdì, quella solitamente più affollata, che raccoglie diverse nazionalità tra mediorientali e africane, inginocchiate insieme per invocare la misericordia di Dio.

E tutta schierata, afferma Shahid Anwar, presidente dell’associazione Jinnah Pakistan, per condannare compatta quello che sta avvenendo in Iraq e che da settimane rimbalza su televisioni e siti internet. Le decapitazioni e i “messaggi” all’America e all’Occidente dell’Is, la formazione integralista e terrorista che inneggia alla formazione di un unico stato islamico da oriente ad occidente sotto il dominio di un solo Califfo. «È pura follia - commenta Anwar - quello che sta succedendo in quella parte del Mondo non ha niente a che vedere con l’Islam, è solo barbarie; quelli non sono nemmeno umani, sono bestie».

Shahid parla a titolo personale, ma è anche uno dei portavoce non ufficiali della moschea. «Tra di noi se ne parla spesso - racconta - e con preoccupazione, perché le decapitazioni deformano l’idea dei musulmani nel mondo; di tutti quelli con cui ho parlato in questi giorni, non solo non ho trovato nessuno d’accordo con questa violenza, ma nemmeno persone indecise». «Per altre questioni è capitato che si creassero diversi punti di vista - racconta - come per la guerra tra Israele e Palestina, o per la rivoluzione in Siria; ma sull’Is siamo tutti convinti che i Governi debbano intervenire per fermare questa barbarie».

Dal punto di vista religioso, spiega Anwar: «Per noi musulmani, anche in guerra, uccidere un innocente è come uccidere tutta l’umanità, quei terroristi per l’Islam sono tra i peggiori peccatori». Il timore, spiegano, è che per colpa di qualche centinaio di criminali in Iraq, aumenti la diffidenza e l’ostilità verso i musulmani che vivono nelle città e si sono integrati. «Noi a Bolzano non abbiamo avuto problemi, la gente qui ha capito che non abbiamo nulla a che vedere con quella gente, e anche nelle chiacchiere con gli altri, questo problema per fortuna non si è presentato».

Ma potrebbe succedere, ecco perché è importante per la comunità islamica trasmettere questo messaggio di pace. «Molti di noi, qui, vengono da Paesi retti da governi democratici, noi crediamo nella democrazia e pensiamo che anche solo l’idea di creare un Califfato mondiale sia assurda». I tempi sono cambiati, esiste un ordinamento internazionale, «Noi vorremmo che tutto questo finisse, che le Nazioni Unite intervenissero per bloccare quei terroristi, che stanno rovinando la faccia dell’Islam dopo tanti anni di sforzi di dialogo, di pace e di integrazione».

 

L’Imam: l’Is va contro la legge del Corano

Bolzano: l'imam di viale Trento: "L'Is è fuori dalle leggi dell'Islam"

L'Imam di viale Trento, insieme a tutta la comunità islamica bolzanina, si schiera contro le violenze e il terrorismo dell'Is, che in Iraq ha già decapitato due progionieri innnocenti. "L'Islam è una religione di convivenza e pace - afferma - queste azioni stanno allontanando la gente dalla nostra religione originaria". (Video Groppo) L'ARTICOLO

Se dal punto di vista civico e sociale, la comunità islamica bolzanina è compatta nel condannare gli atti di violenza dell’Is in Iraq, dal punto di vista religioso trova una sponda importante nell’Imam della moschea di viale Trento, Mohammad Ali Ashraf, che definisce l’Is come «Fuori dall’Islam, e da tutti gli insegnamenti e le leggi del Corano».

Nel testo sacro, spiega la guida religiosa, il Profeta Maometto insegnava a non combattere, «Gli esempi li troviamo nella sua stessa vita - spiega - quando arrivò a Medina, iniziò a predicare l’Islam in un luogo dove già convivevano cristiani ed ebrei, nelle sue parole c’era sempre l’insegnamento della convivenza; in nessun passo del Corano c’è scritto che le altre religioni vanno distrutte; né tantomeno che le chiese e le sinagoghe debbano essere abbattute; anzi, in Pakistan le chiese e le sinagoghe sono edifici sacri tanto quanto le moschee». Come tutte le religioni, compreso il cristianesimo, l’Islam ammette l’esistenza delle guerre.

«Nel Corano però c’è scritto - spiega l’Imam - che si deve fare tutto il possibile per evitarle, e se costretti, vanno risparmiate le vite degli innocenti, di vecchi donne e bambini; e non solo, si deve preservare la natura e non produrre distruzione, si parla perfino di salvare gli alberi».

Quello che avviene in Iraq quindi, afferma Ashraf, «è completamente fuori dall’Islam, il loro comportamento allontana la gente dal vero insegnamento, e allontana dall’Islam anche gli altri popoli, che credono che la nostra sia una religione violenta; in realtà per tanta parte della sua vita, il profeta ha soltanto perdicato la pace, la parola “pace” è sempre presente nel Corano». E anche il saluto dei musulmani, il “Salam-alekum” significa “la pace sia con te”. Il novanta percento dei musulmani, afferma l’Imam, «segue il vero insegnamento di Maometto: il Profeta non ha mai detto di fare nessuna guerra; lui stesso ha combattuto in 23 guerre, delle quali 22 erano per difendersi».













Altre notizie

Attualità