I genitori di Marcella: non perdoniamo

In trecento alla fiaccolata contro la violenza sulle donne. «Marco Bergamo deve restare in carcere, non si è mai pentito»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Nel nome di Marcella Casagrande e di tutte le donne uccise o vittime di violenza. Trecento persone si sono incontrate ieri pomeriggio in piazza Marcella Casagrande, a pochi passi dalla casa in cui viveva la giovane vittima di Marco Bergamo. Lì il quartiere Europa-Novacella ha organizzato con diverse associazioni una fiaccolata contro la violenza sulle donne, che dalla piazza ha attraversato il quartiere. Il corteo silenzioso è stato aperto dai genitori di Marcella, Maurizia Mazzotta e Luciano Casagrande. Marco Bergamo ha chiesto la revisione del processo. Attraverso il rito abbreviato il serial killer spera di ottenere uno sconto di pena, che gli permetta di uscire dal carcere, di liberarsi dalle quattro condanne all’ergastolo più trent’anni che gli sono state inflitte per l’uccisione di Marcella Casagrande, Renate Rauch, Marika Zorzi, Annamaria Cipolletti e Renate Troger. A 48 anni Bergamo ha scontato 27 anni di carcere. «Siamo qui anche per questo», ha sottolineato Carlo Visigalli, presidente della circoscrizione, alludendo alla nuova strategia processuale di Marco Bergamo, che vedrà una udienza in Assise il 18 novembre. I genitori di Marcella Casagrande sono provati. «Bergamo non può uscire, non deve uscire», dice pacatamente Luciano Casagrande, «il processo ha dimostrato che provava piacere nella violenza che scatenava sulle donne. È importante essere qui oggi, è un segnale di tante persone che hanno conosciuto noi e Marcella». Bergamo non ha mai cercato il perdono dei genitori di Marcella. «Non ha mai avuto il coraggio di farlo», racconta Maurizia Mazzotta, «molti anni fa solo la madre aveva cercato di avvicinarsi a me, attraverso un sacerdote, ma non ho voluto. Marco Bergamo non è pentito. Chiede un nuovo processo, significa che il carcere non gli ha insegnato nulla».

La fiaccolata ha riunito gli amici dei genitori di Marcella Casagrande, abitanti del quartiere, persone la cui vita è stata influenzata da quella violenza, come è successo al sostituto procuratore Donatella Marchesini, coordinatrice in Procura del nucleo «fasce deboli». Marchesini ha sfilato vicino ai genitori di Marcella, poi è salita sul palco: «Questo è il mio quartiere, qui sono cresciuta. Non sono mai passata da questi luoghi senza pensare alla tragedia di Marcella. È stata la prima volta che la violenza mi ha toccato da vicino e questo ha segnato il mio percorso professionale». Dal magistrato un appello: chi vive violenza, chi assiste a violenza, chi ha un sospetto, parli senza timore: «Abbiamo salvato tanti bambini così». Un appello alle donne vittime di violenza domestica: «Fatevi rispettare, non subite. La violenza genera violenza. Le vostre figlie penseranno che le donne devono subire, i figli imiteranno i padri». Parole delicate dal sindaco Spagnolli: «Marcella oggi avrebbe 44 anni. Magari sarebbe una madre, magari no. Magari sarebbe una donna realizzata, magari no. Ma Marcella non c’è, come tante altre donne uccise». Gabriella Kustatscher, presidente del centro anti violenza Gea, ricorda che in via del Ronco 21 c’è un luogo cui rivolgersi «per mettersi in salvo e avere una nuova possibilità». Negli stand in piazza le associazioni, i carabinieri e la polizia. Anche Giansante Tognarelli, dirigente della divisione Anticrimine si rivolge alle donne: «Chiedete aiuto».

GUARDA LA FOTOGALLERY

E IL VIDEO

WWW.ALTOADIGE.IT













Altre notizie

Attualità