I malati: «Liberalizzate la cannabis» 

Il farmacista Cimatti: «Situazione drammatica per i pazienti: aiuta a contrastare il dolore, ma arriva col contagocce»


di Antonella Mattioli


BOLZANO. «I farmaci non riuscivano più a togliermi il dolore. Impossibile muovere braccia e gambe rigide come pezzi di legno». La vita di Eleonora Pericolosi, 43 anni bolzanina, era diventata un incubo: dopo il lavoro, le malattie gravi che l’hanno colpita e la costringono a muoversi su una sedia a rotelle, le stavano togliendo anche la voglia di vivere. Quella che, nonostante la sfortuna si sia accanita contro di lei, fino a quel momento non l’aveva mai abbandonata.

Poi un mese fa, ha cominciato a vedere una luce in fondo ad un tunnel fatto ormai solo di sofferenza e paura: «Ho ricominciato a vivere da quando ho iniziato ad usare la cannabis terapeutica prescritta dal medico. I dolori si sono fortemente attenuati e riesco nuovamente a muovere le braccia. Che significa aver riconquistato almeno in parte l’autonomia perduta».

Eleonora non crede ai miracoli e infatti non si fa illusioni sul fatto che la cannabis abbia il potere di guarirla, ma è già un grandissimo risultato che le abbia tolto il dolore.

«A nome di chi si trova nella mia stessa situazione chiedo che la cannabis venga liberalizzata: non possiamo vivere con il terrore che i dolori ritornino, perché il prodotto, venduto sotto forma di olio, capsule, bustine con cui fare il tè, non si trova in farmacia»

Il dolore. Ieri c’era anche lei alla floricultura Schullian di via Merano per la seconda festa della canapa. Malati, medici come Roberto Pittini, specializzato nella terapia del dolore, soci del Cannabis Social Club, fondato da Peter Grünfelder che ha la sede in via Dante 2 (orari di apertura dalle 10 alle 19, dal lunedì al venerdì), hanno offerto consulenze e dato consigli ad un pubblico fatto di persone di ogni età arrivate per saperne di più.

Parlando direttamente con chi come Stefano Balbo, 53 anni, di cui una buona parte passati a combattere contro sclerosi multipla, diabete, sindrome di Stiff Man, al di là degli studi scientifici, vive sulla propria pelle gli effetti benefici: «La cannabis non mi guarisce, mi aiuta però a vivere meglio, perché mi allevia il dolore, le convulsioni si placano, i muscoli e le articolazioni sono meno rigide».

Cura antica. La cannabis è una delle più antiche piante coltivate al mondo ed è stata usata come medicina per millenni; ma successivamente è stata messa al bando, in quanto contiene il Thc, un principio attivo a cui sono associati gli effetti psicoattivi. Dal 2007 in Italia l'utilizzo è stata approvato come medicinale. Da allora i medici sono legalmente autorizzati a prescriverla ai pazienti per qualsiasi patologia per la quale esista un minimo di letteratura scientifica accreditata: dagli spasmi della sclerosi multipla al dolore provocato da patologie oncologiche, agli effetti collaterali della chemioterapia.

L’incubo di chi come Stefano ed Eleonora è costretto a vivere con patologie dolorose e degenerative, è rappresentato dalla difficoltà di reperire la cannabis. Hanno in mano la prescrizione del medico ma i quantitativi che arrivano in farmacia sono insufficienti.

«Si calcola che in Alto Adige - spiega Balbo, vicepresidente del Cannabis Social Club - ne facciano uso per ragioni terapeutiche circa 1500 persone, ma il prodotto non si trova. Lo scorso anno il Ministero della salute ha autorizzato la commercializzazione di 350 chili, 100 prodotti in Italia, il resto arriva dall’ Olanda. Un quantitativo ridicolo se si pensa che il consumo mensile in Germania è di 100 chili; in Israele addirittura di 500».

I malati. A pagarne il prezzo sono i malati. «La situazione è drammatica -dice il farmacista meranese Uberto Cimatti - perché aumenta il numero dei pazienti ai quali i medici prescrivono la cannabis, ma il prodotto in farmacia arriva con il contagocce. La cosa peggiore è che non siamo in grado di dire quando e quale quantitativo arriverà. Ho fatto un ordine nel novembre dello scorso anno e la cannabis mi è stata consegnata una settimana fa. Dei tre tipi ordinati, uno, quello più richiesto, me ne hanno portato un quinto. Questo mi costringe a fare una scelta: do la precedenza a chi soffre di patologie molto dolorose e per le quali i farmaci fanno poco o nulla. Agli altri chiedo di lasciarmi il numero di telefono: quando arriverà un nuovo rifornimento, li chiamerò. Non so però dire quando. Una risposta che getta nel panico chi vive con il terrore di essere catapultato di nuovo nel buco nero del dolore».

Ma possibile che non ci siano farmaci che riescano a dare il sollievo garantito dalla cannabis? «Sono un laico - assicura Cimatti - credo solo a quello che vedo. E quello che vedo nel contatto quotidiano con i malati è che a chi soffre di certe patologie la cannabis, pur non guarendo, garantisce qualità della vita, togliendo dolori, spasmi, paura».















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