I medici coinvolti: «È stata una morte improvvisa»

Parlano due degli specialisti che hanno avuto in cura la paziente indiana «Non è stata provata la correlazione tra lo scambio delle provette e il decesso»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Tra i diciassette indagati - fra medici e operatori sanitari - dell’inchiesta aperta dalla Procura per la morte della donna indiana di 62 anni c’è grande prudenza. Nessuno vuole parlare, se non (comprensibilmente) dietro la garanzia dell’anonimato. Che, in questa fase dell’indagine, va rispettata.

Dalle parole dei diretti interessati emergono almeno tre aspetti: con ogni probabilità c’è stato, effettivamente, uno scambio di provette tra due pazienti sottoposte ad esami di laboratorio; non è ancora stato provato che l’errore commesso possa aver portato alla morte della donna; non si può escludere che l’errore possa essere dovuto (in tutto o in parte) ai problemi creati dalla complessa vicenda legata alla privacy. «Per quanto mi riguarda - spiega uno dei medici coinvolti, che presta servizio da anni all’ospedale San Maurizio - posso dire che si è trattato di una morte improvvisa. E nemmeno l’esame autoptico ha chiarito con esattezza le cause».

Le condizioni della paziente, anche durante i pochi giorni di degenza ospedaliera, non sarebbero state, dunque, talmente gravi da far ipotizzare un decesso così rapido.

Un secondo medico, che ha avuto a che fare con la donna indiana, dà per certo lo scambio di provette: «Sappiamo tutti che c’è stato, subito dopo gli esami effettuati al pronto soccorso. Ma da qui da affermare che la morte possa essere legata a questo errore ce ne passa».

Lo scambio di referti, sempre in base alla prima ricostruzione dei fatti, sarebbe stato scoperto poche ore dopo. «La paziente è stata contattata e ricoverata nelle ore immediatamente successive». Anche la querelle sulla privacy potrebbe aver avuto il suo peso. «Non ci è stato possibile fare i raffronti del caso con le analisi precedenti».

Ieri il direttore del Comprensorio sanitario di Bolzano Umberto Tait ha voluto dire il minimo indispensabile.

«Chiediamo - ha dichiarato con una breve nota - di non avvalorare e divulgare in alcun modo illazioni e supposizioni infondate. Il Comprensorio sanitario è a completa disposizione delle autorità inquirenti per fare piena luce sul caso in questione».

La tensione, ieri, era evidente anche tra i rappresentanti sindacali dei medici, come confermano le parole di Paolo Bernardi e Claudio Volanti dell’Anaao. «Prima di fare qualsiasi valutazione vogliamo capire esattamente come sono andati i fatti. Ne parleremo martedì all’interno del direttivo». I diretti interessati sono stati sentiti informalmente anche perché hanno dovuto nominare i rispettivi consulenti in vista dell’incidente probabtorio dei prossimi giorni.

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