I negozianti di Bolzano: troppi permessi ai cinesi

Preoccupano il ristorante in Zona ed il market di via Torino: «Ci schiacciano»


Valeria Frangipane


BOLZANO. I cinesi avanzano e sbaragliano la concorrenza a suon di prezzi stracciati e orario continuato. I negozianti, che in tempi di crisi faticano a far quadrare i conti, chiedono più controlli sui permessi: «Se continuano ad aprire loro, chiuderemo noi». I cinesi stanno diversificando le attività. Hanno iniziato comprando bar (adesso ne hanno in mano circa 150), sono passati ai parrucchieri e sono tornati alla carica la settimana scorsa aprendo in via Torino il primo megastore con 35 mila prodotti a prezzi cinesi, che il giorno dell'inaugurazione alle ore 16 aveva già battuto 500 scontrini. E sabato 18 giugno sempre i cinesi aprono a Bolzano Sud, di fronte alla Fiera, il "Duca" il primo ristorante da 400 posti che non riposa mai (orario 10-15, 17.30-24). Facile pensare che il locale renderà la vita impossibile alla concorrenza a suon di «mangia finché vuoi... da lunedì al venerdì si pranza a 10.90 euro acqua e caffè inclusi». Antonio Vinante, presidente dei pubblici esercizi di Confesercenti è amareggiato: «Una volta quando esisteva la commissione comunale licenze che si riuniva una volta al mese riuscivamo a sapere qualcosa e magari a protestare. Adesso nessuno sente più il nostro pianto. La realtà è che la torta è la stessa e gli invitati continuano ad aumentare. A Bolzano Sud i quattro ristoranti che hanno aperto al "Twenty" ed il cinese che inizia a lavorare sabato, satureranno il mercato. Gli altri dovranno chiudere o ridimensionarsi pesantemente. Sono anni che mi batto per una corretta regolamentazione delle licenze che non ho mai visto e adesso sono sfiduciato, penso che potrei anche lasciare». Dado Duzzi, vicepresidente dell'Unione, non ha dubbi: «Sarà un massacro per i bar, le pizzerie e la ristorazione in generale di tutta la zona. Del resto l'Alto Adige non ha regole, i pubblici esercenti soffrono la liberalizzazione a cui non è mai seguita una norma di attuazione che regolamentasse il settore». Duzzi è convinto che sarà un massacro anche per via Torino: «Il nuovo megastore sta andando alla grande e visto che vende di tutto, a prezzi stracciatissimi, prevedo che per la concorrenza finirà molto male». Domenico Sacco, presidente di Confesercenti, spiega che l'unica risposta alla corazzata con gli occhi a mandorla sta in due parole «qualità e serietà». «I cinesi si stanno evolvendo, dovremmo imparare da loro. Il megastore di via Torino unisce, per esempio, prezzo cinese a logistica europea». Sarebbe? «Il negozio è grande, ordinato, diviso per settori. Un passo avanti importante rispetto alla confusione dei primi market e, per quel che ne so, sta andando bene. Il primo giorno le casse hanno battuto circa 500 scontrini». A lei i cinesi fanno paura? «Diciamo che possono essere un'opportunità per tutti, perché ravvivano la zona, ricordiamo - infatti - che per esempio in via Torino hanno affittato un negozio chiuso da tempo». Possono però trasformarsi in un'autentica mazzata nel caso in cui si tenti di fare loro concorrenza sul prezzo «ho sentito dire che vendono detersivi di marche note al 50% di quel che riesce a fare un supermercato» o sugli orari «noi lavoriamo 8 ore, loro in media 15, se smettono dopo 12 hanno la sensazione di non aver fatto abbastanza. Staremo a vedere». Claudio Corrarati, presidente degli artigiani della Cna, è preoccupato invece per l'apertura di sempre nuovi parrucchieri cinesi: «Io dico che se rispettano le regole c'è spazio per tutti ma credo che sia necessario monitorare se tutto fila liscio. Vorrei vedere i contratti che fanno ai dipendenti, se vengono rispettate le norme di sicurezza e se possiamo fidarci dei loro prodotti. Poi dico che sta anche al consumatore decidere che fare. Se comprare in negozi che fanno da volano all'economia e fanno girare soldi o in negozi che sono, per così dire, autoreferenziali».













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