I poliziotti palestinesi a lezione dai nostri carabinieri

Posti di blocco, antisommossa, incursioni: in una caserma di Gerico, la nostra élite sale in cattedra


di Paolo Cagnan


GERICO (CISGIORDANIA). Nella piazza d’armi della caserma di Gerico, 19 mila abitanti sotto controllo dell’Autorità palestinese a una ventina di chilometri da Gerusalemme, alcuni poliziotti provano l’assetto anti-sommossa sotto lo sguardo vigile dei carabinieri parà del Tuscania. Poche decine di metri più in là, in un vecchio edificio del complesso rimesso a nuovo con fondi americani, sono in corso prove pratiche d’incursione e arresto. Nelle aule, un ufficiale dell’Arma tiene una lezione alla CSI sulla scena del delitto. Scuola di polizia, verrebbe da dire. E in effetti, è proprio così.

Si chiama “Miadit Palestine”, non è una missione ONU ma il frutto di un accordo bilaterale tra il nostro Governo e l’Autorità palestinese, per formare circa 200 tra ufficiali e poliziotti delle forze dell’ordine locali. Esistono solo dal 2006, grazie agli accordi di pace di Oslo. La Palestina non può avere un suo esercito (è solo “Stato osservatore”), ma le forze di polizia sì. Israele, ed è la prima volta che accade, ha dato il suo placet all’operazione: perché si fida dei carabinieri e perché spera che la polizia palestinese impari, per così dire, a tenere ordine a casa sua.

Capomissione è il colonnello Massimo Mennitti, altoatesino di Silandro. Ai suoi ordini, una trentina di carabinieri specializzati provenienti dai tre reggimenti: il Tuscania, il Settimo di Laives (come ufficiale di collegamento c’è il capitano bolzanino Raffaele Naccarato) e il Tredicesimo di Gorizia.

«Addestriamo la polizia civile - spiega Mennitti - la forza nazionale e la guardia presidenziale. Più la polizia turistica, con il nostro Nucleo dei beni culturali, per prevenire i furti sui siti archeologici».

Gli ufficiali formati dai nostri carabinieri dovranno garantire la sicurezza sui cosiddetti territori in fascia A, l’embrione di un eventuale stato palestinese: Gerico, Ramallah, Nablus - ovviamente non la striscia di Gaza). L’impegno della missione dura dodici settimane. A luglio, questo diventerà un catino bollente (dai 50 gradi in su) e nessuno più striscerà per terra per puro training. «Insegnamo loro che un intervento efficace è più produttivo di uno violento», dice Mennitti. A queste latitudini, non è affatto cosa scontata.













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